Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
Ordinario
26a Domenica
(25 settembre
2011)
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Ez 18,25-28; Sal
24; Fil
2,1-11; Mt 21,28-32
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Gesù è
appena entrato trionfalmente in Gerusalemme, ha scacciato i venditori dal
tempio, ha guarito ciechi e storpi e in seguito alla discussione sull’origine
della sua autorità (“Con quale autorità
fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?”) racconta la parabola dei due
figli, tipica del vangelo di Matteo. Chi compie la volontà del padre? Chi
acconsente ma poi non fa o chi alla fine fa anche senza aver acconsentito
prima? Non è un invito all’obbedienza in generale, ma una riflessione profetica
sulla storia che va dritta al cuore degli ascoltatori. Era morto da poco
Giovanni Battista e Gesù ne aveva raccolto l’eredità. Aveva predicato un
battesimo di penitenza e chi gli aveva creduto? I pubblicani e i peccatori,
coloro che di fronte alla sua predicazione si erano ricreduti quanto alla loro
vita. I capi e i farisei si sentono invece dire da Gesù: “Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno
pentiti così da credergli”. Da notare che in questo caso, il verbo
‘pentire’ è espresso con un termine che significa ‘ricredersi’, ‘cambiare
parere’, ‘rivedere le cose nella loro verità’. È come se Gesù dicesse: avviene
con me come per il Battista. Voi vedete le cose meravigliose che compio, ma non
volete vedere l’agire di Dio che compie la sua opera di salvezza. Voi
l’aspettate da un’altra parte e resterete sulla vostra fame.
Pentirsi
allora significa aprire il cuore al momento di Dio: riconoscere che attraverso
quella predicazione il Regno di Dio si approssimava, riconoscere che in
Giovanni Dio voleva parlare al suo popolo, riconoscere che Giovanni aveva
indicato Gesù come l'agnello di Dio, come colui che veniva da Dio per
riscattare l'uomo dal peccato e portargli la sua salvezza. Significa riconoscere
in quel Gesù colui che Dio aveva inviato per la salvezza, riconoscere in quel
Gesù la venuta del Regno di Dio. Dal punto di vista di Dio non ha alcuna
importanza che l'uomo riconosca questo partendo da una sua giustizia o da una
sua situazione di peccato: l'unica cosa importante è quel riconoscimento,
perché da lì scaturiscono i beni di Dio per l'uomo. E la 'giustizia' dell'uomo
per Dio non può provenire che da quel 'pentimento' che induce l'uomo ad
accogliere prima di tutto la volontà di Dio su di lui, volontà che esprime il
desiderio di Dio di stare con gli uomini, indipendentemente da come o dove si
trovano. Tutto ciò che si pone al di fuori o contro o a lato di questo
pentimento significa dare più importanza all'uomo che a Dio e in definitiva corrisponde
a costruirsi un'immagine di Dio che non è veritiera. E se ci si fida di
un'immagine di Dio non veritiera si finisce per costruire anche un'umanità che
non ha consistenza di verità e perciò fasulla, quando non distorta.
Ma per il
cuore dell'uomo non è così agevole 'conoscere le vie di Dio'. E la preghiera
del salmo ci invita: 'fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri',
come del resto la lettura della lettera ai Filippesi ci mostra tutta l'ampiezza
del mistero che esse rappresentano: “Abbiate
in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione
di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini”. Perché?
Perché sia fatta la sua volontà, compiutamente ed il suo amore si riveli al
cuore dell'uomo, inducendolo a pentirsi finalmente!
Dire ‘avere
gli stessi sentimenti di Cristo Gesù’ e dire ‘la volontà del Padre’ è dire la
stessa cosa. Se l’apostolo ci invita ad avere gli stessi sentimenti di Gesù è
perché solo in quel modo possiamo riconoscerci nella volontà del Padre,
possiamo acconsentire a quella volontà e goderne lo splendore di amore che ci
viene riversato e che ci spinge a riversarlo su tutti. Gesù costituisce quel
punto di incandescenza nella storia dove la volontà del Padre muove l’umanità e
questa risplende per l’amore che l’investe e di cui si capacita.
Le parabole
delle domeniche successive dicono fino a che punto l’umanità di Gesù vive la
volontà di salvezza per gli uomini da parte del Padre, allorquando il dramma si
consuma. L’accento però non è posto sulla sofferenza che dovrà subire, ma sullo
splendore di amore di cui si fa testimone. Avviene per i discepoli come per
Gesù: se il Figlio, secondo le parole di Paolo ai Filippesi, ‘svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo’, lo può fare perché gode di un amore. Quello
‘svuotamento’ è la condizione perché l’amore si compia e trascini tutti nello
stesso movimento. Ci si può svuotare dei propri peccati come delle proprie
sicurezze; ciò che conta è svuotarsi perché quell’amore torni a splendere,
perché Dio possa essere adorato come il Salvatore, ricco di misericordia per
noi. Quello che i capi del popolo e i farisei, interlocutori di Gesù, non
avevano potuto capire. E lo svuotarsi attira la grazia perché assimila al
movimento che Gesù ha vissuto e che Dio vive in se stesso. L’obbedienza ha a
che fare con la percezione di questo mistero di amore che porta vita, la vita
che viene da Dio e che attraversa la storia perché tutti ne possano gustare lo
splendore. Ed è per questo che la colletta prega: “ ... il tuo Spirito ci renda
docili alla tua parola e ci doni gli stessi sentimenti che sono in Cristo
Gesù”.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Ez 18, 25-28
Dal libro del profeta Ezechiele
Così dice il
Signore:
«Voi dite:
“Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non
è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto
si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli
muore appunto per il male che ha commesso.
E se il
malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è
retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da
tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 24
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.
Fammi
conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i
tuoi sentieri.
Guidami
nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei
tu il Dio della mia salvezza;
io spero in
te tutto il giorno.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo
amore, che è da sempre.
I peccati
della mia giovinezza
e le mie
ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua
bontà, Signore.
Buono e
retto è il Signore,
indica ai
peccatori la via giusta;
guida i
poveri secondo giustizia,
insegna ai
poveri la sua via.
Seconda Lettura
Fil 2, 1-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Filippési.
[ Fratelli,
se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della
carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e
di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la
stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate
nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà,
consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse
proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in
voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù ]:
egli, pur
essendo nella condizione di Dio,
non ritenne
un privilegio
l’essere
come Dio,
ma svuotò se
stesso
assumendo
una condizione di servo,
diventando
simile agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo,
umiliò se
stesso
facendosi
obbediente fino alla morte
e a una
morte di croce.
Per questo
Dio lo esaltò
e gli donò
il nome
che è al di
sopra di ogni nome,
perché nel
nome di Gesù
ogni
ginocchio si pieghi
nei cieli,
sulla terra e sotto terra,
e ogni
lingua proclami:
«Gesù Cristo
è Signore!»,
a gloria di
Dio Padre.
Vangelo Mt 21, 28-32
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve
ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a
lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al
secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi,
pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono:
«L'ultimo».
E Gesù disse
loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel
regno di Dio.
E` venuto a
voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e
le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto
queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».