Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
Ordinario
23a Domenica
(4 settembre
2011)
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Ez 33,7-9; Sal 94; Rm 13,8-10; Mt 18,15-20
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La liturgia
celebra oggi la chiesa come mistero di riconciliazione. L’annuncio gioioso,
misterioso, significativo, per il mondo non è che questo: Dio ha tanto amato il
mondo da mandare il suo Figlio, testimone dell’amore che ridà dignità e fa
vivere il cuore dell’uomo!
Nell'inno di
Lodi del Comune degli Apostoli si canta: “Su voi, resi saldi in eterno,
s'edifica e innalza la Chiesa che eterna, riversa sul mondo da Dio, come un
fiume, la pace”. La storia della chiesa, la nostra piccola storia quotidiana
rivela questa verità: ‘che eterna, riversa sul mondo da Dio, come un fiume, la
pace’? Chi ci avvicina, chi vive con noi, sente anzitutto questo? Perché questo
è il segno dell’apertura di credito al vangelo nella nostra vita.
Il brano
evangelico di oggi segue la domanda degli apostoli: “Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?” (Mt 18,1) con la
risposta di Gesù a farsi (letteralmente: umiliarsi)
piccoli. Come dicesse: non sapete nemmeno se potete entrare e vi sognate di
essere grandi? La domanda vera suona: come si fa a entrare? Stando piccoli,
cioè godendo della benevolenza di Dio e fidandosi dei suoi segreti. Sarebbe il
senso della parabola del pastore che va in cerca della pecorella smarrita. Da
dentro l’esperienza vissuta di quella premura amorosa le parole di Gesù diventano
fonte di beatitudine e di moralità per i discepoli: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te …”. È l’invito
al perdono vicendevole, a vivere da riconciliati, a gustare il segreto di Dio
che in questo comandamento si nasconde. Tanto che il progresso nella fede è
concepito come un crescere nella condizione di vivere il perdono come segno di
quella vita immortale condivisa con il Cristo.
Così, al di
là del suo valore ecclesiale e sacramentale, l’espressione ‘Quello che legherete sulla terra sarà legato
in cielo’ assume il senso: se tu leghi, sarai legato; se tu sciogli, sarai
sciolto. Proprio come preghiamo nel Padre Nostro: ‘rimetti a noi i nostri
debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’. Dio si muove nei nostri
confronti secondo il potere che ci ha accordato: perdoniamo? Saremo perdonati.
Non tratteniamo un'ingiustizia? Anche Dio non la trattiene nei nostri
confronti. Siamo generosi con un fratello? Anche Dio lo sarà con noi. Da questo
punto di vista, non è importante preoccuparsi di fare bene, ma di non
trattenere, di non legare il male di nessuno.
E l’altra
espressione ‘dove sono due o tre riuniti
nel mio nome’ non allude principalmente alla preghiera, ma al perdono
scambievole, alla riconciliazione accolta che testimonia proprio la presenza di
Cristo non solo in noi, non solo in mezzo a noi, ma nel mondo, perché l'evento
della riconciliazione parla direttamente al mondo della presenza di Dio. La
pace fra fratelli, data e accolta, costituisce l'unica condizione di sincerità
della preghiera e quindi del suo esaudimento.
Il canto al
vangelo lo proclama solenne: “Dio ha
riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della
riconciliazione” (cfr. 2Cor 5,19). Se Dio affida all’uomo il ministero
della riconciliazione, vuol dire che ritiene l’uomo suo compagno. Con la
rivelazione di Gesù, che svela, mentre compie, questo supremo desiderio di Dio,
possiamo scorgere all'opera nel mondo le segrete intenzioni di Dio nei
confronti delle sue creature. Noi tutti siamo appunto chiamati a concorrere
alla realizzazione di questa 'opera'. In questo senso dobbiamo imparare a
giudicare ogni cosa in base alla convergenza verso questo supremo scopo divino.
Imparare a diventare coscienti di questa realtà significa passare dal livello
psicologico a quello spirituale, diventare compagni di Dio. Per questo ci è
affidata la parola della riconciliazione. Non però la parola da dire, ma la
parola come fondamento dell’essere, come le ragioni che convincono il cuore
della realtà di quella pace ottenuta da Dio che, per sua stessa dinamica
interna, tende a coinvolgere tutti e tutto. È la parola come forza
d’attrazione, come potenza d’irradiazione, come rivelazione del segreto di quel
‘far grazia di sé’ di Dio a noi, di noi a tutti. È il mistero della carità
condiviso.
Paolo lo
vive come l’unico debito di cui i fratelli portano credito sempre nei nostri
confronti. Assolto ogni altro dovere di lealtà, di onestà, di onore, verso
tutti, nella società e nella chiesa, per i discepoli di Gesù rimane insolvibile
sempre questo: la carità. Ma questo debito è percepito tale se la carità
riguarda la condivisione del segreto di Dio che vuole gli uomini suoi figli
alla tavola della vita. Se Paolo dice: “pienezza
della Legge infatti è la carità”, non allude alla punta di una virtù umana,
costituita dall’osservanza della legge, ma all’ispirazione divina, alla potenza
divina che opera in noi nell’obbedienza alla legge allargando i confini della
nostra umanità sulla misura divina che in Gesù diventa accessibile. Paolo dice
appunto: ‘chi ama l’altro’, dove altro sta per straniero e non semplicemente
‘chi ama il prossimo’ entro l’appartenenza ad uno stesso popolo.
Non che la
cosa sia così naturale per gli uomini. Lo dice il profeta Ezechiele riportando
la critica del popolo al suo Dio: “Non è retta la via del Signore”. L’uomo non
è garantito dal bene che ha compiuto come non è condannato dal male che ha
fatto. Quello che lo salva è la conversione al suo Dio: “convertitevi e
vivrete”. Al centro c’è sempre il mistero dell’amore perdonante di Dio, che
ridà gioia e dignità alla creatura liberandola dalle sue rivendicazioni. La
carità parla di quella gioia e di quella dignità custodita per sé come per
tutti.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Ez
33, 7-9
Dal libro del profeta Ezechiele
Mi fu
rivolta questa parola del Signore:
«O figlio
dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando
sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico
al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista
dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua
morte io domanderò conto a te.
Ma se tu
avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si
converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai
salvato».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 94
Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite,
cantiamo al Signore,
acclamiamo
la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci
a lui per rendergli grazie,
a lui
acclamiamo con canti di gioia.
Entrate:
prostràti, adoriamo,
in ginocchio
davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il
nostro Dio
e noi il
popolo del suo pascolo,
il gregge
che egli conduce.
Se
ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite
il cuore come a Merìba,
come nel
giorno di Massa nel deserto,
dove mi
tentarono i vostri padri:
mi misero
alla prova
pur avendo
visto le mie opere».
Seconda Lettura
Rm 13, 8-10
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché
chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti:
«Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e
qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo
prossimo come te stesso».
La carità
non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
Vangelo Mt 18, 15-20
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo
fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui
solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà,
prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla
parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla
comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e
il pubblicano.
In verità io
vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto
quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io
vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere
qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono
due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».