Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
Ordinario
18a Domenica
(31 luglio
2011)
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Is
55,1-3; Sal
144; Rm
8,33.37-39; Mt 14,13-21
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Il brano
evangelico incastona l’episodio della moltiplicazione dei pani nel movimento di
compassione di Dio per l’uomo: “e sentì
compassione per loro”.
Dietro ogni
parola di Gesù, dietro ogni gesto sta la sua ‘compassione’, che rimanda
direttamente all’amore sconfinato di Dio per i suoi figli, per i quali non ha
esitato a mandare il suo Figlio. Proprio come annotava Origene
in un suo commento a Ezechiele: “Egli è disceso sulla terra mosso a pietà del
genere umano, ha sofferto i nostri dolori prima ancora di patire la croce e
degnarsi di assumere la nostra carne; se egli non avesse patito, non sarebbe
venuto a trovarsi nella condizione della nostra vita di uomini. Prima ha
patito, poi è disceso e si è mostrato. Qual è questa passione che per noi ha
sofferto? È la passione dell’amore”. È a partire da quella ‘passione’ che Gesù
si ‘muove nelle viscere’ davanti allo smarrimento, alla sofferenza, alla fatica
degli uomini. Ed è per aver percepito quella ‘passione’ che san Paolo dirà con
la convinzione dell’esperienza di una vita: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione,
l’angoscia, la persecuzione ...? … Io sono infatti persuaso che né morte né
vita … né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in
Cristo Gesù, nostro Signore”.
Quando il
profeta Isaia, sempre percependo quella ‘passione’ di Dio per il suo popolo,
riassumerà l’invito di Dio per gli uomini alla comunione con Lui, dirà: “Ascoltate e vivrete”. L’eco di
quell’invito risuona ancora nelle parole di Gesù: “Venite … e io vi ristorerò”. Ed è proprio quell’invito che fa da
porta di accesso all’intelligenza del brano evangelico di oggi.
“Ascoltate”
significa: abbandonate la calca e il rumore, venite in disparte, godetevi la
mia pace. “Vivrete”: tornerete all’essenziale, gusterete di nuovo intimità e
avrete riposo perché pienezza. La parola del Signore, ascoltata nel cuore,
porta a gustare l’alleanza di Dio e l’alleanza di Dio è compiutamente rivelata
nel Signore Gesù Cristo. E proprio Gesù torna a dire: se venite a me, troverete
riposo. Il riposo che dà Gesù non si riferisce al riposo dopo una fatica, dopo
un lavoro. Si riferisce a quel ‘riposo’ che Dio ha voluto per il settimo giorno
dopo aver creato in sei giorni tutte le cose. Ha il sapore di un compimento, di
una pienezza e di una pace che attraversa tutte le cose e ne rivela il senso
ultimo, lo splendore nascosto. Rivela la ‘passione’ di Dio che ha toccato i
cuori degli uomini e li ha convertiti al suo splendore.
Così, quando
Gesù, dopo aver guarito molti, si accinge a dar loro da mangiare moltiplicando
le poche cose di cui disponevano i discepoli (solo il pane distribuito è un
pane goduto e moltiplicato), a quel mistero si allude. Dando loro da mangiare
li fa ‘riposare’, li introduce nel mistero del suo ‘riposo’.
Tutto il
brano evangelico è attraversato da un movimento di contrapposizioni e di
rimandi. È stabilita distanza tra il palazzo di Erode dove si consuma il
martirio del testimone dell’Agnello e il luogo deserto dove si ritira Gesù; c’è
contrapposizione tra le città dove abita la gente e il deserto dove la gente si
reca per incontrare Gesù; come il popolo nel deserto aveva ricevuto da Dio la
manna per poterlo attraversare, così Gesù dà il pane alla gente nel deserto.
Ancora non è detto chiaramente, ma l’allusione è potente: il pane dato da Gesù
è l’eucaristia, il suo corpo ‘dato per noi’. E dall’eucaristia scaturisce la
responsabilità dell’amore, la condivisione con i fratelli, ma non semplicemente
la condivisione dei nostri beni, bensì la condivisione della fede in Lui, della
conoscenza di Lui, tanto che i beni scambiati non parleranno tanto del nostro
impegno di generosità, ma dello splendore dell’amore di Gesù che ha conquistato
i cuori. In quello splendore consiste il ‘riposo’, speranza vera per il mondo,
riposo che diventa rigeneratore di vita e lievito di umanità.
Come per il
mangiare, così per l’ascoltare. L’ascoltare riguarda sempre l’ascoltare una
‘parola viva’ per avere la vita. Ma che cosa fa vivere il cuore dell'uomo? Con
il salmo 144, apprendiamo che Dio è paziente e misericordioso con gli uomini,
mentre gli uomini, con se stessi e con i loro simili, non lo sono; Lui è buono
verso tutti, comunque, mentre gli uomini sono buoni solo ogni tanto e verso
qualcuno piuttosto che verso altri. Tenendo conto di come sono fatti i nostri
cuori, che si confondono con le loro azioni passate, proprie e altrui, incapaci
di aprirsi al futuro come allo spazio di verità e di bene offerto loro da Dio,
questa verità è estremamente vivificante per i cuori. Proprio come dice s.
Giovanni nella sua lettera: "Dio è
più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (1Gv 3,20).
Va notato
che il miracolo avviene nella sua materialità, vale a dire Gesù ha la capacità
di compierlo, l'effetto però non è ancora quello sperato da Gesù. La gente non
interpreta secondo i pensieri di Dio, ma secondo i propri e non s’avvede che
quel pane distribuito è segnale della consegna di Dio agli uomini perché gli
uomini vivano da figli di Dio. Gesù, dopo il miracolo, si ritrova solo. Quando
allora tale mistero diventerà accessibile? Lo riferisce s. Paolo: “Egli che non ha risparmiato il proprio
Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con
lui?”. Quando, nell’amore del Signore per noi, che ci ha rigenerati nel
perdono, sapremo accogliere con gratitudine la vita; quando non permetteremo a
nulla, nemmeno ai nostri ‘nobili’ sensi di colpa, di sopraffare il nostro cuore
al di sopra dell'amore del nostro amato Signore, che a noi si è consegnato.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 55, 1-3
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il
Signore:
«O voi tutti
assetati, venite all’acqua,
voi che non
avete denaro, venite;
comprate e
mangiate; venite, comprate
senza
denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché
spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro
guadagno per ciò che non sazia?
Su,
ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete
cibi succulenti.
Porgete
l’orecchio e venite a me,
ascoltate e
vivrete.
Io stabilirò
per voi un’alleanza eterna,
i favori
assicurati a Davide».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia
ogni vivente.
Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento
all’ira e grande nell’amore.
Buono è il
Signore verso tutti,
la sua
tenerezza si espande su tutte le creature.
Gli occhi di
tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai
loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la
tua mano
e sazi il
desiderio di ogni vivente.
Giusto è il
Signore in tutte le sue vie
e buono in
tutte le sue opere.
Il Signore è
vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo
invocano con sincerità.
Seconda Lettura
Rm 8, 35. 37-39
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte
queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono
infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né
avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà
mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Vangelo Mt 14, 13-21
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una
barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle,
avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide
una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far
della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto
ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da
mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da
mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver
ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci,
alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai
discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti
mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene.
Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le
donne e i bambini.