Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo Ordinario
17a Domenica
(24 luglio 2011)
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1Re
3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52
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La proclamazione del vangelo
contiene le ultime tre parabole del Regno, a completare il quadro delineato
nelle due domeniche precedenti. Consideriamo oggi in particolare quelle del
tesoro nascosto in un campo e della perla preziosa. La colletta ci apre direttamente
l'intelligenza: "O Padre, fonte di sapienza, che ci hai rivelato in Cristo
il tesoro nascosto e la perla preziosa ...". Il tesoro e la perla sono il
Cristo stesso. Le parabole rispondono alla domanda: potrà mai l'uomo aprirsi
per davvero alla rivelazione del Regno di Dio se è necessario attraversare
molte tribolazioni per accedervi? Potrà l'uomo portare il giogo del Regno dei
cieli? Non c'è contraddizione tra il suo istinto alla felicità e l’asprezza
dell'esigenza evangelica?
Non che il regno dei cieli siano
paragonati a un tesoro o a un mercante. Il paragone si gioca sulla situazione
che si è invitati a vivere, come a dire: il regno dei cieli è simile a ciò che
succede quando si scopre un tesoro o quando un mercante trova una perla di gran
valore. Il punto nevralgico per la comprensione è dato appunto dalla gioia
della scoperta. Tutta l'azione successiva scaturisce dalla gioia prorompente
della scoperta. Senza quella gioia non è possibile concepire nessuna azione
significativa a livello dell'orientamento della propria vita, sebbene le
parabole alludano anche ad altre dinamiche, più nascoste ma non meno vere.
Alla dinamica di ricerca, anzitutto.
Non si scopre a caso. Ci deve essere, di fondo, una passione per ciò che è
prezioso, una inquietudine che non ti lascia vaneggiare o istupidire. Non sono
sufficienti, al cuore dell'uomo, le cose che arriva a possedere; ha bisogno di
cogliere quello che dentro le cose vive e attira, quello che solo può colmare
il suo desiderio.
Alla dinamica di compravendita. Ciò
che è prezioso non sta insieme a ciò che è vile, ciò che è profondo a ciò che è
superficiale, ciò che ha sostanza con ciò che ha solo apparenza. Perlomeno,
insieme non possono stare tanto tempo e difatti viene il momento in cui ci si
deve disfare di una cosa per comprare l'altra. E' inevitabile.
Alla dinamica di rischio. Più grosso
è l'affare, più alto il rischio. E quando il tesoro o la perla trovata sono
incomparabilmente più preziosi di tutto quello che ci si sarebbe potuti
immaginare di trovare, allora ci si disfa di tutto. Il tutto di cui ci si disfa
è direttamente proporzionale alla preziosità del tesoro trovato. La molla che
permette, anzi che spinge al rischio della compravendita è appunto la gioia,
percepita così profonda e piena da cacciare ogni timore.
In queste parabole l'accento non è
posto sul fatto che l'uomo è chiamato a lasciare tutto per il Regno dei cieli,
ma che lascia tutto perché trasportato dalla gioia di una scoperta che gli
riempie il cuore. Non solo, ma che una realtà capace di riempire il cuore non
può essere che insieme esigente e gioiosa: esigente perché gioiosa e gioiosa
perché esigente. D’altra parte, il Regno non si contrappone a nulla di per sé.
Non è la perla più bella delle altre. È, più semplicemente ma più potentemente,
la perla di ‘gran valore’; è il tesoro tra i beni e non un bene più prezioso
degli altri beni. Saper cogliere questo è frutto di ‘sapienza’ e la colletta fa
pregare: “concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo
apprezzare fra le cose del mondo il valore inestimabile del tuo regno, pronti
ad ogni rinunzia per l’acquisto del tuo dono”.
È il tema della prima lettura, dove
il re Salomone chiede la sapienza del giudicare, con la conseguenza di avere
insieme anche quello che non ha chiesto: regno, vittoria e stabilità. Chiedere
sapienza per il cuore per ben discernere significa predisporsi a vivere la vita
per il verso giusto, per il verso santo, per il verso beato. E la sapienza va
impetrata dall'alto perché il tesoro e la perla di gran valore sono come
nascosti; realmente si possono trovare, ma solo dentro una rivelazione che fa
aprire gli occhi.
Ora, per quale via si accede alla
sapienza del discernimento? Lo indica il canto al vangelo: “Ti rendo lode, o
Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i
misteri del Regno” (cfr. Mt 11,25). Se colleghiamo questo versetto alla
suggestione del serpente nel giardino: “Dio
sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste
come Dio, conoscendo il bene e il male” (Gen 3,5)
insieme all’ingiunzione di Dio ai progenitori: “Il Signore Dio disse allora: Ecco l' uomo è diventato come uno di noi,
per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non
prenda anche dell' albero della vita, ne mangi e viva sempre!” (Gen 3,22), scopriamo che la sapienza che non porta alla
vita non è degna dell’uomo. Conoscere il bene e il male significa conoscere le
vie della vita. Ma chi può illudersi di conoscerle? Se l’uomo non si fa
piccolo, non si dispone cioè alla confidenza nel suo Dio, come potrà godere dei
segreti della vita per cui è fatto? Il dramma dell’uomo sta appunto nel volere
la vita senza fidarsi del suo Dio che gliel’ha preparata. Chi non vede in Gesù
la promessa di vita che si compie per l’uomo da parte di Dio, non sarà disposto
ad accoglierlo e non vedrà il tesoro che costituisce per la sua umanità.
Un’ultima annotazione. La scena
delle parabole è presentata come avvenisse in un momento determinato. Invece
interessa tutto il corso della vita. Sempre troviamo averi che occorrerà
vendere per godere appieno del nostro tesoro dove far riposare il cuore in
tutta pace. E sarà sempre la stessa dinamica in gioco: una nuova gioia ci farà
accettare il rischio, fino a che tutto di noi risplenderà della luce di quel
tesoro e via via scopriamo come il cuore si possa
costantemente rinnovare e aprire alla rivelazione del suo Signore, mai sazio di
Lui come mai sazio di vita e di amore.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura 1
Re 3, 5. 7-12
Dal primo libro dei Re
In quei
giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in
sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone
disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide,
mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo
è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità
non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché
sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male;
infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli
occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse:
«Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né
hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma
hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le
tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu
prima di te né sorgerà dopo di te».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 118
Quanto amo la tua legge, Signore!
La mia parte
è il Signore:
ho deciso di
osservare le tue parole.
Bene per me
è la legge della tua bocca,
più di mille
pezzi d’oro e d’argento.
Il tuo amore
sia la mia consolazione,
secondo la
promessa fatta al tuo servo.
Venga a me
la tua misericordia e io avrò vita,
perché la
tua legge è la mia delizia.
Perciò amo i
tuoi comandi,
più
dell’oro, dell’oro più fino.
Per questo
io considero retti tutti i tuoi precetti
e odio ogni
falso sentiero.
Meravigliosi
sono i tuoi insegnamenti:
per questo
li custodisco.
La
rivelazione delle tue parole illumina,
dona
intelligenza ai semplici.
Seconda Lettura
Rm 8, 28-30
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro
che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché
quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere
conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti
fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha
chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche
glorificati.
Vangelo Mt 13, 44-52
Dal vangelo secondo Matteo
[ In quel
tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno
dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo
nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei
cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata
una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. ]
Ancora, il
regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere
di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere,
raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla
fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li
getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete
compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per
questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».