Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
di Natale
Maria ss. Madre di
Dio
(1 gennaio
2011)
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Nm
6,22-27; Sal
66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
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Il nuovo
anno inizia con la celebrazione dell’ottava del Natale, festa della divina
maternità di Maria. È come un’invocazione di benedizione su tutto l’anno. Dal
Padre, che ha benedetto la Vergine Maria, la quale porta ed ha dato alla luce
il Benedetto, discende per noi ogni benedizione. Se la formula di benedizione
riportata nel libro dei Numeri concerne Israele, il salmo 66 la estende a tutta
l’umanità perché ormai Colui, che del Padre è lo splendore, è nato per noi. In
Lui si concentra la pienezza di benedizione, in Lui che è nato nella pienezza
dei tempi, come dice l’apostolo. Ciò significa che la Sua benedizione copre
tutti i tempi e contemporaneamente ogni genere di tempo, tutto il tempo della
vita in tutte le situazioni possibili.
Quando il
canto al vangelo proclama: “Dio ha
parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha
parlato a noi per mezzo del Figlio” allude non semplicemente al fatto che
Colui che era stato annunciato dai profeti è venuto, ma che in Lui si compiono
tutte le possibilità dei tempi.
Nessuno
meglio della Vergine Maria ha visto l’estensione e la profondità della
benedizione di Dio sull’umanità : “Ti
benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il
suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda
pace” (Num 6, 24-26). La benedizione può essere
così intesa:
- che tu
possa sentirti dentro confini di benevolenza, possa sentire alleata la vita e
Padre tuo il tuo Dio
- che il
volto del Signore si riveli al tuo cuore e faccia brillare il tuo volto del suo
splendore
- possa fare
esperienza del Suo perdono, del Suo farsi grazia a te e sentirti fortificato,
imprendibile, per il legame di intimità che ti nasconde nella Sua pace.
E così
apparterrai al Suo amore, non desiderando altro se non di attrarre a questo
amore tutto e tutti finché ci si possa riposare insieme nella Sua benedizione.
“Così porranno il mio nome e io li benedirò”
continua il testo dei Numeri, come a dire: poni su di te una Sua parola, la sua
Parola e lei sarà la tua benedizione, ti custodirà e ti terrà compatta, dentro
un’intimità, alle radici del cuore.
La colletta,
quando prega: “Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte
le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi…”, riprende la dichiarazione di Giovanni: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi” (Gv 1,14). Ma anche la promessa
di Gesù ai discepoli: “Se uno mi ama,
osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). La
benedizione di Dio per l’uomo consiste proprio nel suo dimorare fra noi, in
noi. L’aspetto straordinario, sconvolgente, dell’amore di Dio per l’uomo, che
però spesso nemmeno siamo più capaci di percepire, è dato dal fatto che
possiamo essere accolti in quella stessa intimità di vita e di relazione che
esiste tra il Padre e il Figlio e che ci è fatto dono di quella stessa
intimità. Sembra strano, ma soltanto da dentro quella intimità possiamo sperare
di compiere la volontà del Padre nella nostra vita e sentirci avvolti dalla sua
benedizione. Se prima non si gusta la volontà di benevolenza di Dio nei nostri
confronti, che si esprime nella benedizione che è il Cristo per noi, come poter
arrivare alla gioia dell’osservanza dei comandamenti? Se non capiamo come
Cristo non antepose nulla all’amore per noi, come possiamo noi non anteporre
nulla all’amore per Cristo e ritrovarci amati dal Padre, che nel suo Figlio ha
posto tutta la sua compiacenza? Il mistero della benedizione di Dio sull’uomo
sta tutto qui e tutta la vita della Vergine, come il suo parto prodigioso, è lì
a dimostrarlo.
Gli angeli,
apparendo ai pastori, annunciano “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in
terra agli uomini di buona volontà” (tradotto anche: ‘agli uomini che egli
ama’). Il significato più veritiero di questa lode sta nell’affermare che, se
gli uomini vogliono vedere il volto sorridente di Dio nei loro confronti,
vogliono essere accolti dallo splendore del suo sguardo benevolo e compiaciuto,
come descrive il libro dei Numeri, devono compiacersi di quel Figlio, in quel
Figlio, sul quale si concentra tutta la benevolenza assoluta di Dio. E non in
quel Figlio eterno, ma in quel Figlio fatto uomo, che ha preso carne, che
conosce il nostro patire, che condivide le nostre aspirazioni, i nostri
sentimenti. Quel Figlio è il Volto sorridente del Padre, quel Figlio è la
benedizione invocata sull’umanità, quel Figlio è il nome pronunciato e posto
sull’umanità perché l’uomo e Dio riconoscano la mutua appartenenza. È quello
che la Vergine Maria proclama nella sua divina maternità, come le icone del
Natale sottolineano. La Vergine non è rappresentata china sul proprio bambino,
ma rivolta ai pastori e al mondo a proclamare che quel ‘figlio’ è la benedizione
per loro.
La realtà
dell’incarnazione comporta anche la variabile tempo. Ogni cosa ha il suo tempo,
ogni cosa ha bisogno del suo tempo. Anche la Vergine Maria ha avuto bisogno di
tempo per ‘assuefarsi’ all’agire di Dio. Il brano evangelico la descrive come
colei che “custodiva tutte queste cose
meditandole nel suo cuore”. Evidentemente perché anche per lei la realtà
non svelava il suo mistero di colpo. I due verbi significano più direttamente:
teneva se stessa e queste cose insieme in cuore, facendole rimbalzare l’una
sull’altra in modo da ottenerne una visione d’insieme. Sono termini che
illustrano il metodo di lettura delle Scritture: una parola si illumina con un’altra
parola ed il senso che ne scaturisce si riverbera nel cuore aprendo la parola
al cuore ed il cuore alla parola. E non se ne tralascia nessuna: 'tutte queste
cose' del testo sono sia le parole udite (dall'angelo, dai profeti, dai
pastori) sia gli eventi successi; non si cerca solo quella 'adatta' a me, ma ci
si 'adatta' a loro tutte, insieme. Non si preferisce un tempo (il tempo della
gioia, del godimento), ma si tengono insieme tutti i tempi (anche il tempo del
dubbio, dell’afflizione). Allora, poco a poco, anche al nostro cuore si svelerà
quella ‘benedizione’ che Dio ha posto sull’umanità e la vita torna a
risplendere della presenza del nostro Dio.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Nm 6,22-27
Dal libro dei Numeri
Il Signore
parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così
benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica
il Signore
e ti
custodisca.
Il Signore
faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia
grazia.
Il Signore
rivolga a te il suo volto
e ti conceda
pace”.
Così
porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 66
Dio abbia pietà di noi e ci
benedica.
Dio abbia
pietà di noi e ci benedica,
su di noi
faccia splendere il suo volto;
perché si
conosca sulla terra la tua via,
la tua
salvezza fra tutte le genti.
Gioiscano le
nazioni e si rallegrino,
perché tu
giudichi i popoli con rettitudine,
governi le
nazioni sulla terra.
Ti lodino i
popoli, o Dio,
ti lodino i
popoli tutti.
Ci benedica
Dio e lo temano
tutti i
confini della terra.
Seconda Lettura
Gal 4,4-7
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Gàlati
Fratelli,
quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna,
nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché
ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi
siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo
Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei
più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Vangelo Lc 2,16-21
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il
bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del
bambino era stato detto loro.
Tutti quelli
che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte
sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se
ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e
visto, com’era stato detto loro.
Quando
furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo
nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel
grembo.