Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Solennità
Assunzione della
Beata Vergine Maria
(15 agosto
2011)
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Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56
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In un inno
anonimo del VII secolo, la prima esclamazione degli angeli nei riguardi della
Vergine suona: “Ave, nutrimento della gioia degli uomini”, mentre gli antichi
testi agiografici parlano della Vergine in rapporto ai fedeli come della
Regina, della Madre del Signore, della loro sorella. La liturgia bizantina
sottolinea il parallelo tra il parto verginale e l’assunzione gloriosa in
questi termini: “Nel parto, hai conservato la verginità, con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre-di-Dio. Sei passata alla vita, tu che sei Madre della
vita e con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre”.
La festa di
oggi modula la devozione alla Vergine su due registri: la gioia come radice di
speranza per l’umanità e la sua intercessione universale. Nella sua lettera ai
Corinzi Paolo ricorda il dato della fede nella risurrezione. E tratteggia tutto
il corso della storia fino alla fine del mondo nel senso di una rivelazione
progressiva, anche se misteriosa e drammatica, della signoria di Cristo che
prevarrà su tutto. Noi siamo nel tempo della sottomissione a Cristo di tutti i
nemici di Dio, morte compresa. Il regno di Cristo coincide con la riduzione a
nulla di ogni potere della morte. La cosa va vista nel suo succedersi temporale
in ciascuno di noi oltre che nella storia. Tutta l'ascesi e la lotta interiore
non sono altro che l'espressione di questo potere di Cristo che riduce a nulla
il potere della morte che ci assilla e ci impasta. E man mano che questo potere
di Cristo prevale, la vita sgorga fluente e incontenibile.
Ora, nella
Vergine Maria, tutto questo non è più in fieri, non ha più spazi o dinamiche da
conquistare. È compiuto. E siccome è compiuto, può essere consegnata a Dio
Padre, fulgida di tutto lo splendore che la salvezza operata da Dio comporta.
Il disegno di Dio in tutto il suo amore per l'uomo, dalla creazione alla
glorificazione finale nel suo Regno, solo questa nostra sorella, la Vergine,
l'ha potuto godere compiutamente. Oggi, festa dell'assunzione, ella lo sa e può
dichiarare: ora so per esperienza tutto l'amore che Dio ha portato all'umanità,
che ha portato a me perché sia vivibile da tutti e quindi posso glorificarlo
compiutamente. E proprio perché la sua lode per Dio è piena, allora anche
l'esultanza del suo cuore è piena e la sua intercessione potente. Quando i
credenti guardano alla Vergine gloriosa, assunta in cielo, non possono non
considerarla, come canta il prefazio: "primizia e immagine della Chiesa …
un segno di consolazione e di sicura speranza". In lei possono magnificare
l'amore di Dio per l'uomo, la grandezza della salvezza operata da Dio che anche
in noi si dispiegherà a suo tempo, come in lei, che per noi intercede. E a lei
rivolti, fiduciosi possiamo pregarla, come le antiche comunità cristiane:
"Sotto la tua protezione troviamo rifugio, santa Madre di Dio: non
disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni
pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta".
Da dove
deriva alla Vergine tutta la sua gloria? L’elogio alla madre da parte della
donna che ascoltava affascinata Gesù: “Beato
il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!” è trasformato
da Gesù nell’elogio ai discepoli: “Beati
piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27-28). Gesù sembra spostare l'attenzione sui
discepoli, ma in realtà definisce esattamente in che cosa consiste la
beatitudine di sua madre. Come i Padri sottolineano spesso: prima di essere
madre fisicamente di Gesù, Maria lo è spiritualmente, perché il suo cuore
ascolta e osserva la Parola, l'ha sempre ascoltata e osservata. Se però
colleghiamo il commento di Gesù all’espressione pronunciata da Elisabetta nel
saluto alla Vergine: “Beata colei che ha
creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”, ci viene
svelato un altro aspetto fondamentale. Ascoltare e osservare la Parola non è
semplicemente un mettere in pratica quello che Dio dice. È assai di più.
Significa permettere alla promessa di Dio racchiusa nella sua parola di
compiersi, di rivelarsi finalmente al cuore e al mondo. Significa acconsentire
al desiderio di Dio di compiersi, significa fare in modo che il desiderio che
Dio ha di incontrare l'uomo finalmente trovi compimento. Ora, da dove deriva la
vita all'uomo se non da un incontro d'amore? Sia in senso fisico, un figlio,
sia nel senso di procurare vitalità, gioia di vivere, visione di speranza,
forza ed energia. Più questo consenso da parte dell'uomo è totale, più la vita
che deriva da Dio è fluente e incontenibile. Vince la morte. Per sempre.
In quel “ha creduto” è indicata tutta la
disponibilità della Vergine all’azione di Dio (“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”)
dove il proprio essere è vissuto come risposta al desiderio di Dio, come spazio
di compimento all’agire di Dio. Nell’“adempimento”
è adombrata la generazione del Verbo che in lei prende forma. Accogliere il
Verbo nella propria umanità significa ritrovarsi nel mistero di Dio Trinità,
che è amore comunicato; significa far risplendere l’amore di Dio nel mondo e
compiere la propria umanità permettendole di far trasparire la divina Presenza.
La grazia di questa 'maternità' spirituale è estesa a tutti i credenti: tutti
possono ereditare la beatitudine che deriva dall'ascoltare e osservare la
Parola. Nella dinamica dell’obbedienza della fede, l’ascolto della Parola
equivale alla fin fine ad accogliere e generare in noi il Verbo, di cui
risplendono tutte le parole della Scrittura.
Ora, la vera
meraviglia di Dio per gli uomini è proprio il dono del Figlio, che di
quell’umanità che ci costituisce svela i confini e le sorgenti divine. Chi, più
della Vergine, ha goduto tutta la potenza di splendore di questo dono per
l’umanità? Così l’intercessione della Vergine va nella direzione
dell’invocazione della preghiera ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così
in terra’, interpretata ‘si compia il tuo amore finché la terra diventi tutta cielo’: nulla
rimanga inaccessibile all’amore di Dio che si dispiega potente. Lei, la serva
del Signore, terra come noi, ma totalmente disponibile all’agire di Dio, è
diventata tutta cielo. Intercede perché anche la nostra umanità, in ciascuno e
in tutti, si allarghi agli spazi e alle profondità della sua stessa umanità,
nella comunione con il suo Dio.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Ap 11, 19a; 12, 1-6a.10ab
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Si aprì il
tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno
grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i
suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per
le doglie e il travaglio del parto.
Allora
apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e
dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle
stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si
pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il
bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì
un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro,
e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì
nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii
una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è
compiuta
la salvezza,
la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza
del suo Cristo».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 44
Risplende la Regina, Signore, alla
tua destra.
Figlie di re
fra le tue predilette;
alla tua
destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia,
guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il
tuo popolo e la casa di tuo padre.
Il re è
invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo
signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei
le vergini, sue compagne,
condotte in
gioia ed esultanza,
sono
presentate nel palazzo del re.
Seconda Lettura
1 Cor 15, 20-27a
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Corinzi
Fratelli,
Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per
mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione
dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti
riceveranno la vita.
Ognuno però
al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che
sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre,
dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario
infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi
piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha
posto sotto i suoi piedi.
Vangelo Lc 1, 39-56
Dal vangelo secondo Luca
In quei
giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città
di Giuda.
Entrata
nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta
fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne
e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio
Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto
nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria
disse:
«L’anima mia
magnifica il Signore
e il mio
spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha
guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi
tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose
ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il
suo nome;
di
generazione in generazione la sua misericordia
per quelli
che lo temono.
Ha spiegato
la potenza del suo braccio,
ha disperso
i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha
rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato
gli umili;
ha ricolmato
di beni gli affamati,
ha rimandato
i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso
Israele, suo servo,
ricordandosi
della sua misericordia,
come aveva
detto ai nostri padri,
per Abramo e
la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase
con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.