Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
di Avvento
2a
Domenica
(5 dicembre
2010)
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Is
11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9;
Mt 3,1-12
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Il grido del
Battista risuona forte lungo tutto l’Avvento: “Convertitevi ... Fate un frutto degno della conversione”. A
differenza di Luca, che colloca gli eventi nella storia pagana, il 15° anno del
regno di Tiberio, cioè l’anno 28/29 d.C., Matteo si premura invece di coglierne
il significato nella storia sacra e usa l’espressione ‘in quei giorni’, che nel linguaggio dell’Antico Testamento non si
riferisce al passato ma al futuro, vale a dire: siamo davanti agli ultimi
tempi! In effetti, il Battista è narrato in funzione di testimonianza per
‘colui che viene dopo’, ‘il più grande’ e il racconto punta su Gesù, il Messia,
di cui il Battista indicherà la presenza nel mondo. Il particolare che rivela
la visione dell’evangelista è dato dal fatto che qui Matteo presenta la predicazione
del Battista per il battesimo, semplicemente, senza aggiungere ‘per la
remissione dei peccati’, espressione che invece riporterà nelle parole di Gesù
all’istituzione dell’eucaristia in 26,28. Il Battista conferisce un battesimo
per la conversione, mentre Gesù solo realizzerà la promessa della remissione
dei peccati.
La liturgia
si premura di illustrare appunto il mistero della conversione, che si risolve
nel godere la grazia tipica del Messia, cioè quella di gustare il regno di Dio
ormai venuto. In questo caso, conversione non indica tanto cambiamento di
mentalità, ma ritorno incondizionato al Dio dell’alleanza, che cancella i
peccati e introduce nella comunione di vita con lui.
Lo annuncia
splendidamente il brano di Isaia con la visione di una pacificazione universale
e con la promessa: “Non agiranno più
iniquamente ... perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le
acque ricoprono il mare” (Is 11,9). Il salmo responsoriale 71 lo conferma e
descrive la giustizia di Dio operante tra gli uomini tanto che tutti
benediranno il Signore perché la sua gloria riempie la terra. Quando il profeta
Geremia descriverà il compimento della nuova alleanza, non farà che indicare la
stessa cosa: “Allora io sarò il loro Dio
ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro,
dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo
al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e
non ricorderò più il loro peccato” (Ger 31,33-34). Tutti mi conosceranno,
perché tutti potranno accogliere il perdono del Signore e si ritroveranno uniti
nella misericordia del Signore che tutti accomuna.
La promessa
di bene per gli uomini da parte di Dio si realizza così. La conversione procede
dal fatto che il nostro cuore custodisce, anche se come sepolta, la coscienza
di un’alleanza che gli è stata offerta da Dio e che Lui non si è mai
rimangiata, la coscienza di una felicità possibile, forse persa, ma sempre
desiderabile e, nella speranza, ancora vivibile. Non è però scontata e per
questo la chiesa fa pregare: “Dio grande e misericordioso, prepara con la tua
potenza il nostro cuore a incontrare il Cristo che viene” (colletta del
mercoledì della prima settimana di avvento). Ma fondamentalmente la conversione
è un credere ancora possibile per il nostro cuore la felicità promessa da Dio,
che in Gesù si fa accessibile e godibile.
E la
felicità, di cui il cuore custodisce l’anelito, non può provenire che da quella
nuova umanità fatta germogliare da Gesù in giustizia-mitezza-pace, di cui parla
la colletta di oggi: “Dio dei viventi, suscita in noi il desiderio di una vera
conversione, perché rinnovati dal tuo Santo Spirito sappiamo attuare in ogni
rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace, che l’incarnazione del tuo Verbo
ha fatto germogliare sulla nostra terra”. Giustizia
nel senso di tornare a sentirci non solo oggetto di amore, ma soggetti degni di
amore; mitezza nel senso di non
lasciarsi più deviare da nulla rispetto allo scopo da perseguire, che è la
fedeltà al bene comunque; pace nel
senso di quel regno di Dio giunto a noi, cercato sopra ogni cosa, che ci
ricolloca nella giustizia e ci induce alla mitezza.
Mi
raccontava una sorella in missione in Cameroun la meraviglia provata davanti
alle parole di un anziano abbandonato che era andata a visitare e curare nella
sua capanna: ‘oggi Dio è venuto a visitarmi’. È la sensazione della vicinanza
del regno di Dio a consolare i cuori. Così, l’invito di Giovanni Battista non
si limita a un sentimento interiore: ‘convertitevi’, ma allude al rinnovamento
dell’agire: ‘fate un frutto degno della conversione’. Come a dire: ritornate a
fidarvi del vostro Dio in modo da produrre un sentire e un agire che diano
testimonianza della verità della presenza di Dio in voi.
Il cammino
di conversione, che oscilla continuamente tra le due sponde della pazienza e
della consolazione, tende proprio a ridarci un nuovo modo di percepirci e di
percepire, come proclama Paolo nella lettera ai Romani: “...vi conceda di avere gli uni verso gli altri
gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù”. Sono i sentimenti
collegati a giustizia-mitezza-pace, che, se da una parte esprimono l’esperienza
dell’incontro col Signore, dall’altra, strutturano lo spazio interiore per l’incontro
con gli uomini. Sarà il dono per l’umanità del Natale di Gesù.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is
11,1-10
Dal libro del profeta Isaia
In quel
giorno,
un germoglio
spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto
germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si
poserà lo spirito del Signore,
spirito di
sapienza e d’intelligenza,
spirito di
consiglio e di fortezza,
spirito di
conoscenza e di timore del Signore.
Si
compiacerà del timore del Signore.
Non
giudicherà secondo le apparenze
e non
prenderà decisioni per sentito dire;
ma
giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà
decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà
il violento con la verga della sua bocca,
con il
soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
La giustizia
sarà fascia dei suoi lombi
e la fedeltà
cintura dei suoi fianchi.
Il lupo
dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo
si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e
il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo
fanciullo li guiderà.
La mucca e
l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli
si sdraieranno insieme.
Il leone si
ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante
si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino
metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno
più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il
mio santo monte,
perché la
conoscenza del Signore riempirà la terra
come le
acque ricoprono il mare.
In quel
giorno avverrà
che la
radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli.
Le nazioni
la cercheranno con ansia.
La sua
dimora sarà gloriosa.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 71
Vieni, Signore, re di giustizia e di
pace.
O Dio,
affida al re il tuo diritto,
al figlio di
re la tua giustizia;
egli
giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi
poveri secondo il diritto.
Nei suoi
giorni fiorisca il giusto
e abbondi la
pace,
finché non
si spenga la luna.
E dòmini da
mare a mare,
dal fiume
sino ai confini della terra.
Perché egli
libererà il misero che invoca
e il povero
che non trova aiuto.
Abbia pietà
del debole e del misero
e salvi la
vita dei miseri.
Il suo nome
duri in eterno,
davanti al
sole germogli il suo nome.
In lui siano
benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le
genti lo dicano beato.
Seconda Lettura
Rm 15,4-9
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra
istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che
provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.
E il Dio
della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli
altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo
animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo.
Accoglietevi
perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.
Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la
fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; le genti invece glorificano
Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
«Per questo
ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome».
Vangelo Mt 3,1-12
Dal vangelo secondo Matteo
In quei
giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea
dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è
colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che
grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui,
Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno
ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme,
tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si
facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo
molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere!
Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un
frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi:
“Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può
suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi;
perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.
Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è
più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà
in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e
raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco
inestinguibile».