Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
di Avvento
1a Domenica
(28
novembre 2010)
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Is
2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14a;
Mt 24,37-44
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La liturgia,
in queste quattro settimane che precedono il Natale, ruota attorno all’attesa
del Salvatore nelle sue tre venute: la venuta nella carne del Figlio di Dio
fatto uomo a Betlemme, la venuta del Cristo alla fine dei tempi come giudice
glorioso e la venuta mistica del Signore nel cuore di ciascuno che lo accoglie.
La
costatazione che la liturgia sottolinea nella prima domenica di avvento è la
seguente: il Signore tarda. La vita allora come va giocata? Nella sua attesa.
Ecco il senso della vigilanza a cui il vangelo ci richiama fortemente. Si
tratta di cogliere la natura di detta vigilanza, di declinarla nella nostra
vita per non fallire lo scopo della vita.
L’avvertimento
di Gesù segue l’annuncio degli eventi drammatici della fine quando tornerà il
Figlio dell’uomo e giudicherà il mondo. L’evangelista Matteo ha già vissuto il
dramma della fine con l’assedio e la caduta di Gerusalemme del 70 d.C. e sa che
però non è ancora la fine. Il tempo della storia che continua, nel dramma, ha
per i credenti un unico scopo: dare testimonianza a Gesù, permettere alla
salvezza operata da Gesù, come dice il canto al vangelo: “Mostraci, Signore, la
tua misericordia e donaci la tua salvezza”, di manifestare la sua potenza nel
mondo fino a che tutti se ne lascino conquistare. È ciò che proclama la visione
escatologica del profeta Isaia con l’invito per tutti i popoli: “Venite, saliamo sul monte del Signore ...
venite, camminiamo nella luce del Signore”. Quella tensione escatologica
non costituisce tanto il finale della storia, ma la dinamica nascosta della
storia, quella che fornisce il criterio di discernimento del valore dell’agire
in questo mondo.
L’avvertimento
di Gesù ai suoi discepoli: “Vegliate
dunque” è in funzione di quella tensione escatologica, come se dicesse: non
fate come al tempo di Noè quando, nonostante fosse avvertita, la gente non si
avvide di nulla; scopritela, avvertitela, viveteci dentro, fatevene la ragione
del vivere. Tanto che il contenuto della vigilanza verrà espresso con le tre
parabole successive delle dieci vergini, dei talenti e del giudizio finale,
indicando così dove far convergere i propri desideri, come giocare la propria
responsabilità e in che cosa vivere il valore della vita. E quando aggiunge: ‘tenetevi pronti’, l’allusione evidente,
come del resto suggeriscono le parabole del padrone che torna dalle nozze, è al
servizio vicendevole perché tutti possano vedere lo splendore del regno.
In questo
modo il tempo della nostra vita, il tempo dell’attesa, si apre al sogno che la
colletta descrive: “O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel
tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di
riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo
sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria”.
Ecco il sogno, per noi stessi e per tutti: avere la possibilità concreta di
vivere nella benevolenza senza antagonisti né avversari né tanto meno nemici. È
la realizzazione della vocazione dell’uomo come essere per la comunione. Chi
può garantire tale possibilità è quel Gesù, di cui aspettiamo il Natale.
La vigilanza
a cui ci invita la liturgia è così finalizzata a uno scopo preciso: essere in
condizione di realizzare la vocazione all’umanità che il Signore Gesù vive nel
suo splendore originario. Per questo san Paolo dichiara: “Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo”, per vivere la storia
nella benevolenza, senza paure, tanto da essere addirittura custoditi da un’armatura
di luce (“indossiamo le armi della luce”).
Luce, che consiste nell’assumere il principio della riconciliazione come unico
fondamento dell’agire. Si esercita vigilanza nello spirito quando ci si sforza
di radicarci sempre più autenticamente, sempre più profondamente, sempre più
concretamente, in quella riconciliazione di cui Dio ci ha fatto dono, in
Cristo, in modo da estenderla a tutto in noi e a tutti dovunque. La vigilanza
ha senso nello stare fermi in quell’unico punto: se Dio ha fatto grazia di Sé a
noi, allora anche noi possiamo fare grazia di noi a tutti. E così il mondo
tornerà a risplendere, perché ognuno potrà sperimentare quello che dice il
salmo: “il Signore si confida con chi lo
teme: gli fa conoscere la sua alleanza” (Sal 24,14), da intendere, come del
resto suggerisce lo stesso testo ebraico del versetto: il segreto (o
l’intimità) del Signore, cioè la sua offerta di benevolenza nel dono di Sé che
ci fa, vale per chi ne fa il punto fermo della sua vita e ha posto tutta
l’attesa del suo cuore nel condividerne la gioia con tutti.
Posso ancora
aggiungere che nel mistero della fede, il rivestirsi di Cristo diventa
principio e radice di una nuova umanità, che porta, sì, le ferite del male, ma
che dal male risulta imprendibile, cioè che non si fa più portar via la libertà
e l'amore ottenuti. Allora diventa motivo di preghiera pressante, tipica
dell'Avvento, l'invocazione ‘sorga questo Giorno, finalmente’. Si possa
finalmente rivestire il nostro cuore di quest’armatura di luce, per camminare
stabilmente sulla via della libertà e dell'amore, di cui la venuta di Cristo nella
carne è il segno di speranza per l'umanità e la sua venuta gloriosa alla fine
dei tempi è il sigillo alla nostra storia trasformata ormai in regno di Dio.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is
2,1-5
Dal libro del profeta Isaia
Messaggio
che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine
dei giorni,
il monte del
tempio del Signore
sarà saldo
sulla cima dei monti
e
s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso
affluiranno tutte le genti.
Verranno
molti popoli e diranno:
«Venite,
saliamo sul monte del Signore,
al tempio
del Dio di Giacobbe,
perché ci
insegni le sue vie
e possiamo
camminare per i suoi sentieri».
Poiché da
Sion uscirà la legge
e da
Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà
giudice fra le genti
e arbitro
fra molti popoli.
Spezzeranno
le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro
lance faranno falci;
una nazione
non alzerà più la spada
contro
un’altra nazione,
non
impareranno più l’arte della guerra.
Casa di
Giacobbe, venite,
camminiamo
nella luce del Signore.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 121
Andremo con gioia alla casa del
Signore.
Quale gioia,
quando mi dissero:
«Andremo
alla casa del Signore!».
Già sono
fermi i nostri piedi
alle tue
porte, Gerusalemme!
È là che
salgono le tribù,
le tribù del
Signore,
secondo la
legge d’Israele,
per lodare
il nome del Signore.
Là sono
posti i troni del giudizio,
i troni
della casa di Davide.
Chiedete
pace per Gerusalemme:
vivano
sicuri quelli che ti amano;
sia pace
nelle tue mura,
sicurezza
nei tuoi palazzi.
Per i miei
fratelli e i miei amici
io dirò: «Su
di te sia pace!».
Per la casa
del Signore nostro Dio,
chiederò per
te il bene.
Seconda Lettura
Rm 13,11-14a
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal
sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo
credenti.
La notte è
avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e
indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci
onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra
lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore
Gesù Cristo.
Vangelo Mt
24,37-44
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono
i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei
giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e
prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero
di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta
del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato
via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via
e l’altra lasciata.
Vegliate
dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di
capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il
ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi
tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio
dell’uomo».