Terzo ciclo
Anno liturgico C (2009-2010)
Tempo di Quaresima
1a Domenica
(21 febbraio 2010)
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Dt
26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13;
Lc 4,1-13
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Il tema portante del periodo
quaresimale nel ciclo C è la conversione, mentre nel ciclo A era il cammino
catecumenale e nel ciclo B era l’alleanza ricostituita.
Nella liturgia di oggi la resistenza di
Gesù al diavolo è considerato come un atto di fedeltà verso Dio suo Padre, così
come la lettura del Deuteronomio presenta il grido del popolo nell’afflizione
come la confessione della sua fiducia in Dio che lo salva.
Per cogliere il dramma dell’evento
delle tentazioni di Gesù nel deserto, possiamo farci questa domanda: quale
potere comporta la verità dell’essere ‘Figlio di Dio’? Il diavolo riconosce a
Gesù questa verità. Ne può però comprendere la reale portata? In effetti, le
tentazioni seguono l’esperienza di una pienezza, quella del battesimo, con la
manifestazione dello Spirito che riposa su Gesù, come se lo zelo per il Signore
che muove Gesù nel suo compito messianico potesse risultare equivoco. Il
diavolo lo tenta non nel senso di distoglierlo da Dio inducendolo al male, ma
nel senso di suggerirgli che c’è un modo molto più diretto ed efficace per
arrivare al suo scopo. L’inganno starebbe nel fatto di fargli fare qualcosa in
nome di Dio senza condividere il segreto di Dio, senza il compiacimento di Dio.
Il perno dell’equivoco tra Gesù e il
diavolo è proprio il ‘potere’. L’offerta del diavolo è un’offerta di potere:
conquistare gli uomini, ma assoggettandoli. Conquistarli facendoli strabiliare;
servirsi di Dio piuttosto che servire Dio. Il diavolo riconosce che Gesù è
Figlio di Dio. “Se tu sei Figlio di Dio”
significa: dato che tu sei Figlio di Dio, allora puoi … hai il potere di ....
Quando gli offre la gloria del mondo, è consapevole che Gesù è inviato al
mondo, ma il diavolo non conosce i segreti di Dio né desidera averne parte, per
cui tratta Gesù da par suo ed è disposto a passare in sordina davanti al mondo,
per bearsi del fatto che chi conquista il mondo riconosca che lo deve alla sua
nefasta liberalità.
Passiamo brevemente in rassegna le tre
tentazioni considerando le risposte di Gesù. “Non di solo pane vivrà l’uomo”: ecco la prima risposta. Riprende la
citazione di Dt 8,3: “Egli dunque ti ha
umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non
conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che
l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca
del Signore”. Gesù proclama la sua fiducia nel Dio che sempre soccorre
perché la sua parola è ‘potente’ nella sua fedeltà. Gli israeliti non avevano
nulla da mangiare e Dio dà loro la manna. Gesù si fida di Dio e non dei suoi
‘poteri’, come maliziosamente il diavolo gli riconosce.
Davanti all’offerta dello splendore dei
regni di questo mondo, Gesù risponde: “Il
Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”, riprende Dt 6,13: “Temerai il Signore, tuo Dio, lo servirai e
giurerai per il suo nome”. Dio si adora per nessun altro motivo che per lui
stesso, non in vista di qualcos’altro. Evidentemente, come fa supporre il
diavolo, chi cerca potere e gloria non adora Dio.
Dall’alto del pinnacolo del tempio,
ecco la terza risposta: “Non metterai
alla prova il Signore Dio tuo”, che riprende Dt 6,16: “Non tenterete il Signore, vostro Dio, come lo tentaste a Massa”. La
fiducia in Dio è proclamata senza bisogno alcuno di certificazione di nessun
genere. Non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno, se stesso compreso, chi
si fida del suo Dio.
La testimonianza suprema di questa
‘fiducia’ di Gesù risalterà nella sua passione quando tutti dovranno sapere
come lui ama il Padre e come sia grande l’amore del Padre per gli uomini.
Le risposte di Gesù frantumano
l'illusione con la quale il diavolo irretisce per impedirci di essere liberi e
veritieri. E lo scopo del vincere l'illusione lo rivela assai bene s. Francesco
nel commentare il Padre Nostro: “sia
fatta la tua volontà come in cielo così in terra: finché ti amiamo con
tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te;
con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa
cercando il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre
energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per
altro; e affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti
con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e
compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno”.
È davvero condotto dallo Spirito di Dio
chi prima, durante e dopo il suo agire sta sempre dalla parte di Dio. Per
vivere questo è necessario rinunciare ad ogni forma di esercizio di potere,
sotto qualsiasi forma esso si esprima. Il cammino penitenziale mira
precisamente a liberare gli spazi interiori all’agire dello Spirito che ci
guida alla e nella alleanza con il Dio che salva, senza aver bisogno di
dimostrare nulla a nessuno in nessun modo. E quando con la colletta preghiamo:
“O Dio, nostro Padre … concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza
del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita”, è
come domandassimo: concedici di entrare in quella intimità di sentire e volere
del tuo Figlio con il tuo amore per noi da trovarvi le radici del nostro
vivere.
Un’ultima annotazione. Il diavolo si
serve del salmo 91 per convincere Gesù. Nella tradizione ebraica il salmo 91 è
proclamato come chiusura del sabato allorquando, ritornando alla vita
quotidiana settimanale, si teme di perdere la santità di Dio goduta. Quel salmo
è proclamato proprio per essere difesi dalla santità di Dio contro gli assalti
del maligno.