Terzo ciclo
Anno liturgico C (2009-2010)
Tempo Ordinario
31a Domenica
(31 ottobre 2010)
_________________________________________________
Sap
11,22-12,2; Sal 144; 2Ts 1,11-2,2;
Lc 19, 1-10
_________________________________________________
Nella narrazione di Luca, l’ultimo
incontro di Gesù, prima di arrivare a Gerusalemme, è quello con Zaccheo,
l’esattore delle tasse di Gerico. La gente, che fa ala al passaggio di Gesù,
non gli lascia nemmeno un varco per sbirciare tanto che, se vorrà vedere che
faccia abbia quel famoso maestro, dovrà correre avanti e salire su un sicomoro,
un albero che può diventare molto grande ma i cui primi rami sono poco elevati.
Non poteva certo prevedere l’esito dell’incontro, ma sicuramente il suo cuore
era già mosso da un’aspettativa misteriosa, che l’antifona di ingresso
interpreta: “Non abbandonarmi, Signore
mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia
salvezza” (Sal 37,22-23). Un uomo della sua importanza non poteva certo
esporsi al ridicolo per un motivo futile. Gesù, che guarda ai cuori, sente il
suo desiderio e gli si fa incontro.
Il racconto gioca appunto sulle
attese dei cuori. Tutti, per motivi diversi, non riescono ancora a cogliere
Gesù nella sua realtà di Salvatore. Zaccheo però vuole vedere Gesù (motivo, questo, che ricompare diverse volte nei
vangeli). Anche la folla, curiosi e simpatizzanti, vuole vedere il Maestro ma –
i loro pensieri lo rivelano - non sa capacitarsi del mistero di Dio che
incontra l'uomo.
Quando diciamo nella colletta:
"... porta a compimento ogni nostra volontà di bene..." è come se
domandassimo: fa' che il bene che operiamo si risolva nella visione di te.
Desiderare il bene non comporta solo il fatto di muoversi a farlo, ma di farlo
in modo tale che si riveli al nostro cuore il Volto di Dio. Fare il bene
comporta sempre un incontrare il nostro Dio, che vuole la salvezza di tutti.
Così, quando Gesù arriva sotto l'albero dove è salito Zaccheo e lo invita a
riceverlo nella sua casa, in realtà non è Gesù che va nella casa di Zaccheo, ma
Zaccheo che viene nella casa di Gesù. La decisione di Zaccheo di dare la metà
dei suoi beni ai poveri e di restituire quattro volte tanto il maltolto,
esprime la gioia di trovarsi ormai nella casa di Gesù, nel mistero cioè di
quella fraternità che svela il Volto di Dio agli uomini. Si realizza per
Zaccheo la preghiera dell’apostolo per i Tessalonicesi: “preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni
della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di
bene e l’opera della vostra fede”. Il bene che così si compie non ha più
nulla di esibito, di rivendicatorio, ma procede e si risolve interamente in
quella intimità ritrovata con il proprio Dio. La folla invece non è ancora entrata
nella casa di Gesù, anche se lo accompagna.
Se suona vera l’espressione del
libro della Sapienza: “tutto il mondo
davanti a te è come polvere sulla bilancia”, allora possiamo pregare: di
fronte alla visione di Te, tutto è come polvere. Se davvero “Hai compassione di tutti ... chiudi gli
occhi sui peccati degli uomini”, allora i nostri cuori sono così desiderosi
di Te da poterci riferire a tutti in modo da non separarci dal tuo amore, da
non guardare al peccato di nessuno per non essere separati dai nostri fratelli,
da amare chiunque perché tutti facciano esperienza di quanto sia buono il tuo
amore.
Se Gesù dice a Zaccheo: “oggi devo fermarmi a casa tua”, vuol
dire che ogni momento della nostra storia è il momento adatto per farla
diventare storia sacra, e lo diventa appena si fa strada nel cuore il desiderio
di vedere Gesù. Vuol dire anche che in ogni situazione, in ogni circostanza, in
ogni peccato, possiamo risentire l’eco delle parole di Gesù: “scendi subito, perché devo fermarmi a casa
tua”. Nulla impedisce al Signore di invitarci nella sua casa e di
sciogliere i nostri lacci per vivere finalmente una fraternità che riveli il
gusto di aver incontrato il Signore.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima
Lettura Sap 11,22-12,2
Dal libro della Sapienza
Signore, tutto il mondo davanti a te
è come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina
caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché
tutto puoi,
chiudi gli occhi sui peccati degli
uomini,
aspettando il loro pentimento.
Tu infatti ami tutte le cose che
esistono
e non provi disgusto per nessuna
delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non
l’avresti neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa,
se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te
non fu chiamato all’esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose,
perché sono tue,
Signore, amante della vita.
Poiché il tuo spirito incorruttibile
è in tutte le cose.
Per questo tu correggi a poco a poco
quelli che sbagliano
e li ammonisci ricordando loro in
che cosa hanno peccato,
perché, messa da parte ogni malizia,
credano in te, Signore.
Salmo
Responsoriale Dal Salmo 144
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e
per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per
sempre.
Misericordioso e pietoso è il
Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte
le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue
opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Fedele è il Signore in tutte le sue
parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che
vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Seconda
Lettura 2Ts 1,11-2,2
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai
Tessalonicesi
Fratelli, preghiamo continuamente
per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua
potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede,
perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui,
secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Riguardo alla venuta del Signore
nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di
non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni
né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il
giorno del Signore sia già presente.
Vangelo Lc 19, 1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella
città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo,
capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli
riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse
avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di
là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò
lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a
casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti
mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al
Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho
rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa
casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio
dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».