Terzo ciclo
Anno liturgico C (2009-2010)
Tempo di Natale
Maria ss. Madre di
Dio
(1 gennaio 2010)
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Nm
6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7;
Lc 2,16-21
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Con la riforma liturgica del 1969,
l’antica festività di “Maria Santissima Madre di Dio” venne ripristinata in
tutta la sua solennità il 1° gennaio. La chiesa, sottolineando la verità e la
veridicità dell’incarnazione del Figlio di Dio, celebra, da una parte, la
gloria della madre nella sua divina maternità, ‘madre del Cristo e di tutta la
chiesa’, come recita la preghiera dopo la comunione espressamente voluta da
papa Paolo VI e, dall’altra, il rito della circoncisione e dell’imposizione del
nome al bambino nell’ottavo giorno. Consacrando poi la giornata
all’intercessione per la pace, la chiesa annunzia al mondo che in Cristo è
fatta pace tra cielo e terra e che la pace tra gli uomini ne è come il
riverbero, lo splendore di benedizione.
Con lei, la Vergine Madre, che ha dato
alla luce il Salvatore, si è compiuta in tutta la sua estensione l’antica
benedizione di Israele: “Ti benedica il
Signore e ti custodisca …”. Dante, nell’ultimo canto del Paradiso, dopo
aver innalzato una lode sublime alla Regina del cielo, di lei dice: “Gli occhi
da Dio diletti e venerati …”. Chi ha provato l’estasi di uno sguardo amoroso sa
a quale intimità si allude, quale ‘benedizione’ si riceve e quale gioia ciò
procura. Il mistero grande è il fatto che anche Dio è rapito dallo splendore
dello sguardo della Vergine tanto è puro e sconfinato, specchio limpidissimo
dell’amore di Dio per lei e per tutta l’umanità. Sì, perché la bellezza della
Vergine allude alla bellezza, resa visibile, del Figlio Unigenito, nostro
Salvatore, il cui amore per noi lo renderà disposto a perdere ogni ‘bellezza
d’uomo’ per ridare a noi quella bellezza che attira il suo sguardo. In questo
sguardo di Dio su di lei si concentra tutto il senso della sua intercessione
allo scopo di ottenerci la suprema benedizione che si risolve nel voler vedere
Dio, vedere il volto di Dio che risplende su di noi.
‘Il nome di Dio è ormai posto su di
noi’: non c’è più motivo di paura e se la paura non fa più presa sui cuori,
allora vengono meno anche la violenza e l’ingiustizia che di quella paura sono
gli strumenti di offesa per autodifesa. Quel nome di Dio, pur nel suo mistero,
ha un volto, risponde a un nome che è stato scelto umanamente, anche se dietro
suggerimento angelico: Gesù. Quel ‘Gesù’, che ora adoriamo bambino nella stalla
di Betlemme – questa è la bella notizia
per il mondo intero! – è ormai la benedizione e la custodia di Dio per gli
uomini, è il volto di Dio che risplende benevolo e misericordioso, è il sigillo
della pace di Dio sugli uomini, come la solenne preghiera di benedizione
israelita profetizzava: “Ti benedica il
Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti
faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Ora
possiamo vedere che il Signore ha effettivamente benedetto, ha rivolto il suo
volto e ci ha concesso la sua pace. È un bambino ‘nato da donna’, a
sottolineare che è veramente figlio, contemporaneamente suo e del Padre, motivo
per cui coloro che come tale lo riconosceranno, a loro volta saranno chiamati
figli di Dio. Ma chi sono coloro che sono chiamati figli di Dio? Coloro che lo
Spirito Santo guida, coloro che lo Spirito Santo governa, coloro che in forza
di quello Spirito saranno operatori di pace (‘beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio’).
Nella lettera ai Galati s. Paolo
scrive: “… Dio mandò nei nostri cuori lo
Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più
schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio”. Non
schiavi di nessuno e di nessuna ideologia, non schiavi per comodo o per paura,
non schiavi di beni, esteriori o interiori, che non procedano da quell’unico
Bene, che è Cristo stesso, pace di Dio, il cui godimento sorpassa ogni
intelligenza e custodisce cuori e pensieri (cfr. Fil 4,7). La pace che viene da
Dio non tollera mascheramenti o ambiguità, perché porterà tutti a riconoscere
la stessa dignità condivisa che deriva dall’unico Padre, l’unico che è Giusto
perché Misericordioso. Il Figlio, Gesù, che fa risplendere il suo volto tra gli
uomini, ha fatto vedere come sia possibile declinare la pace di Dio nella
storia degli uomini. Coloro che vogliono vivere e gustare la sua eredità non
hanno che da seguirlo e, a loro volta, far risplendere il suo volto tra gli
uomini: è il dono più bello che possono regalare ai loro fratelli, come la
Vergine che, dandoci il Verbo di Dio, ha fatto il regalo più bello all’umanità.
Così la preghiera non può che essere
quella della colletta: “ Padre buono che in Maria, vergine e madre, benedetta
fra tutte le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi,
donaci il tuo Spirito, perché tutta la
nostra vita nel segno della tua benedizione si renda disponibile ad
accogliere il tuo dono”, cioè la pace del tuo Cristo e nulla resti fuori.