Terzo
ciclo
Anno
liturgico C (2009-2010)
Solennità
Assunzione della
Beata Vergine Maria
(15 agosto
2010)
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Ap
12,1-10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56
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Nella festa
di oggi riguardo alla Madre di Dio proclamiamo che è stata assunta alla gloria
celeste nella sua persona, corpo e anima, e dal Signore esaltata come Regina
dell’universo, partecipando in modo singolare alla risurrezione del suo Figlio
e anticipando quella che sarà la risurrezione di noi tutti. Il nome antico
della festa è ‘Dormizione della Vergine’ con l’evidente allusione al mistero
del suo transito. Un bellissimo tropario della liturgia bizantina canta: “Nella
tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai
abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu
che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere liberi le nostre
anime dalla morte”. E un altro tropario canta: “Tomba e morte non hanno
trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione e immutabile
speranza con la sua protezione: quale Madre della vita, alla vita l’ha
trasferita colui che nel suo grembo semprevergine aveva preso dimora”.
Se cerchiamo
di cogliere il mistero della festa di oggi a partire dai brani proclamati,
possiamo intravedere in cosa consista la ‘beatitudine’ della Madre di Dio,
sempre vergine Maria, fonte di speranza per noi, come dice Dante: “Qui se' a
noi meridiana face di caritate, e giuso, intra' mortali, se' di speranza
fontana vivace” (Paradiso, canto XXXIII).
Il vangelo
della vigilia mette in scena la lode a Gesù di una mamma: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!»,
alla quale Gesù risponde:«Beati piuttosto
coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,27-28). Anche
quando, in un’altra circostanza, si avvicinano i suoi parenti e gli annunciano
la presenza di sua madre, Gesù esclama: «Mia
madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la
mettono in pratica» (Lc 8, 21).
Come a dire:
i nomi di cui rallegrarsi sono quelli scritti in cielo, quelli che rivelano il
segreto di Dio nel suo amore agli uomini. E quale persona, meglio della Vergine
Maria, ha potuto permettere al segreto di Dio di svelarsi in questo mondo dal
momento che lei ha accolto la sua parola di amore agli uomini in modo così
radicale da farne sostanza della sua vita, espressione della sua carne, così
che il mondo sapesse quanto fosse grande l’amore del suo Signore?
Comprendiamo
meglio la cosa se colleghiamo la lode di Gesù con quella di Elisabetta che
riceve la visita di sua cugina. Elisabetta proclama beata Maria perché ha creduto nell’adempimento di ciò
che il Signore le ha detto. Ascoltare e osservare la Parola non è
semplicemente un mettere in pratica quello che Dio dice. È assai di più.
Significa permettere alla promessa di Dio racchiusa nella sua parola di
compiersi, di rivelarsi finalmente al cuore e al mondo. Significa acconsentire
al desiderio di Dio di compiersi, significa fare in modo che il desiderio che
Dio ha di incontrare l'uomo finalmente trovi compimento. Ora, da dove deriva la
vita all'uomo se non da un incontro d'amore? Sia in senso fisico, un figlio,
sia nel senso di procurare vitalità, gioia di vivere, visione di speranza,
forza ed energia. Più questo consenso da parte dell'uomo è totale, più la vita
che deriva da Dio è fluente e incontenibile. Vince la morte. Per sempre. La
Vergine Maria ne è l’esempio luminoso.
Ma ancora un
aspetto va sottolineato. Se la lode alla Vergine deriva dalla sua radicalità
nell’obbedienza alla Parola, allora anche la sua ‘beatitudine’ ne sarà
connotata. Così valgono soprattutto per lei le parole di Gesù: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi
vedete” (Lc 10,23), “a voi è dato
conoscere i misteri del regno dei cieli” (Mt 13,11). E vale in special modo
per lei la beatitudine delle ‘beatitudini’ perché lei è come l’Unigenito, che è
beato perché ha tradotto il desiderio di comunione di Dio con gli uomini in tutta
la sua vita, completamente, sotto ogni aspetto. La preghiera del Magnificat
della Vergine ricalca, nei movimenti del cuore, la preghiera di Gesù davanti ai
discepoli che tornano contenti dopo la loro missione di annuncio: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza»
(Lc 10, 21). La Vergine è colei che di quella benevolenza è il testimone per
eccellenza, in tutto simile al Figlio sul quale sovrana e piena riposa, come
viene proclamato al battesimo nel Giordano e sul monte della trasfigurazione.
Per queste
ragioni, sicuri della sua potenza di intercessione, con confidenza possiamo
pregarla, con le parole di una delle più antiche preghiere mariane: “Sotto la
tua protezione troviamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le
suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine
gloriosa e benedetta”.