Terzo ciclo
Anno liturgico B (2008-2009)
Solennità
Assunzione della
Beata Vergine Maria
(15 agosto 2009)
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Ap 12,1-10; Sal 44; 1Cor 15,20-26;
Lc 1,39-56
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La Chiesa
celebra il mistero della festa di oggi con le parole che proclama solennemente
nel prefazio della Messa: "Oggi la Vergine Maria, madre
di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella gloria del cielo.
In lei, primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del
mistero di salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla
terra, un segno di consolazione e di sicura speranza. Tu non hai voluto che
conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della
vita".
Per introdurci alla visione della
gloria della Vergine Maria, possiamo collegare i vangeli della vigilia e del
giorno della festa. Nella Messa della vigilia si legge il brano di Lc 11,27-28 dove una donna che ascoltava ammirata Gesù alza
la voce per gridare: “Beato il grembo che
ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Al che Gesù risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la
parola di Dio e la osservano”. Il vangelo della festa riporta la lode di
Elisabetta che aggiunge una nota all’elogio dello stesso Gesù: “Benedetta tu fra le donne … beata colei che
ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
Dalla donna che esaltava sua madre Gesù
sembra spostare l'attenzione sui discepoli, ma in realtà definisce esattamente
in che cosa consiste la beatitudine di sua madre. Come i Padri sottolineano
spesso: prima di essere madre fisicamente di Gesù, Maria lo è spiritualmente,
nel cuore, perché il suo cuore ascolta e osserva la Parola, l'ha sempre
ascoltata e osservata. La grazia di questa 'maternità' spirituale è estesa a
tutti i credenti: tutti possono ereditare la beatitudine che deriva
dall'ascoltare e osservare la
Parola. E la beatitudine deriva proprio dal fatto che
nell'ascoltare e osservare la
Parola si stabilisce un legame con il Signore, che quella
Parola ci rivolge, tanto intimo e forte quanto quello che deriva da una
maternità fisica. Se poi colleghiamo il commento di Gesù con l'espressione
pronunciata da Elisabetta, ci viene svelato un altro aspetto fondamentale.
Ascoltare e osservare la Parola
non è semplicemente un mettere in pratica quello che Dio dice. E' assai di più.
Significa permettere alla promessa di Dio, racchiusa nella sua parola, di
compiersi, di rivelarsi finalmente al cuore e al mondo. Significa acconsentire
al desiderio di Dio di compiersi, significa fare in modo che il desiderio che
Dio ha di incontrare l'uomo finalmente trovi compimento. Ora, da dove deriva la
vita all'uomo se non da un incontro d'amore? Sia in senso fisico, un figlio,
sia nel senso di procurare vitalità, gioia di vivere, visione di speranza,
forza ed energia. Più questo consenso da parte dell'uomo è totale, più la vita
che deriva da Dio è fluente e incontenibile. Vince la morte. Per sempre.
La gloria di Maria scaturisce
dall’immensa generosità di Dio per gli uomini, ma rivela anche la dinamica del
procedere dei doni di Dio. La
Vergine è colei che ascolta e che osserva la parola di Dio e
per questo è beata. Ma in realtà che cosa comporta per l’anima ascoltare e
osservare la parola di Dio? Comporta il fatto di generare il Verbo di Dio, di
configurarsi su quello che in noi è stato generato, di vivere della felicità di
Dio di farsi uno di noi perché noi si possa essere tutti di Dio. Ascoltare la Parola significa ritrovare
quella ‘identità’ interiore che ci costituisce nell’intimo perché siamo stati
creati nel Figlio e sul Figlio di Dio. La beatitudine risiede proprio nel fatto
che si compie il desiderio del cuore: diventare quello che siamo. La Vergine costituisce
l’esempio vivente dell’esito di questa dinamica in tutto il suo splendore, a
gloria dell’amore di Dio per noi. Quando lei canta: “L’anima mia magnifica il Signore”, nelle sue parole risuona il
canto degli eletti in paradiso come descritto da Ap
7,10: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”.
Come a dire: ora sappiamo per esperienza che il Dio che conosciamo è un Dio
pieno di amore per noi! Ora ammiriamo la sua gloria nel vedere che Lui è tutto
in tutti. La Vergine
è colei che sa nel suo stesso corpo tutta la grandezza di questo amore,
riservato a noi tutti.
Perché anche noi possiamo compiere la
nostra vocazione in umanità secondo quella grandezza di amore, la chiesa prega
oggi la Vergine
gloriosa dicendo con l’orazione alle offerte: “... per sua intercessione i
nostri cuori, ardenti del tuo amore, aspirino continuamente a te”. Convinti,
come canta un tropario della liturgia bizantina:
“Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione
non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della
Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai
le nostre anime dalla morte”.