Terzo
ciclo
Anno
liturgico A (2007-2008)
Tempo
di Quaresima
1a Domenica
(10 febbraio
2008)
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Gn
2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11
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Il cammino quaresimale
è una buona immagine del cammino della vita. Il percorso per arrivare alla
Pasqua del cielo è segnato da innumerevoli tentazioni. Senza tentazioni non c’è
verità, dicevano i nostri padri. Il brano evangelico di questa prima domenica
di quaresima riporta le tentazioni di Gesù. Il maligno, non essendo stupido,
non tenta certo di distogliere Gesù da Dio per indurlo al male. La sua azione è
più raffinata. Gli suggerisce che ci sarebbe un modo più diretto ed efficace
per arrivare al suo scopo. L’inganno sta nel fatto di fargli fare qualcosa in
nome di Dio senza condividere il segreto di Dio, senza il compiacimento di Dio.
Le tentazioni hanno appunto lo scopo di distoglierci dall’obiettivo vero per
suggerirne uno fasullo.
Le tre
tentazioni sono precedute dall’annotazione che, dopo quaranta giorni di
digiuno, Gesù ebbe fame. Non si tratta solo di una fame materiale (solo la
prima tentazione alluderebbe direttamente al desiderio di cibo) ma del suo
desiderio di realizzare il compito di cui è stato investito come Messia: portare
tutti a Dio. Il ritirarsi di Gesù nel deserto segue l’evento del battesimo al
Giordano allorquando si è sentito proclamare ‘Figlio prediletto’, ripieno dello
Spirito Santo. Il suo aver fame
richiama il grido sulla croce: ho sete
(Gv 19,28). Ha fame e sete degli uomini. È nel suo zelo per gli uomini che
viene tentato.
La scena
richiama l’esperienza del popolo di Israele in viaggio verso la terra promessa
nel suo peregrinare nel deserto, luogo della rivelazione di Dio e nello stesso
tempo luogo di terribili tentazioni. Le risposte che Gesù dà al diavolo sono
tutte citazioni prese dal libro del Deuteronomio (Dt 8,3; 6,16; 6,13),
soprattutto da quel capitolo 6 che contiene la professione di fede del pio
israelita, lo Shema Israel.
D’altro canto, è
caratteristico che l’antifona di ingresso della messa di oggi sia la ripresa di
un versetto del salmo 90, di cui si serve anche il diavolo nel suo secondo
attacco a Gesù: “Egli mi invocherà e io
lo esaudirò; gli darò salvezza e gloria, lo sazierò con una lunga vita”. Il
salmo 90, nella tradizione ebraica, è il salmo che chiude la celebrazione del sabato. Dopo aver goduto della luce e
della gloria della presenza del Signore nella meditazione della sua parola per
tutta la giornata, all’appressarsi del nuovo giorno della settimana, quando le
occupazioni quotidiane riprenderanno con il loro fardello di preoccupazione, di
fatica e di tentazioni, il fedele supplica fiducioso: la gloria di questo santo
giorno si estenda nella settimana per essere custodito nella pace del Signore.
L’invocazione corrisponde a ciò che la colletta fa pregare: “concedi ai tuoi
fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo
con una degna condotta di vita”.
Cogliere la
dinamica specifica delle tentazioni di Gesù significa individuare l’illusione
con cui il diavolo vuole estendere al mondo la gelosia che lo divora e di cui
ne facciamo amaramente le spese. Per Gesù le tentazioni riguardano il potere di
trasformare in pane le pietre, di buttarsi dal pinnacolo del tempio e cadere
illeso, di possedere i regni di questo mondo se solo accettasse di prenderli
dal diavolo.
Il riferimento a
Dio suggerito dal diavolo è ingannevole, perché il destinatario ultimo dei
miracoli non è Dio, ma lui stesso. Così se mai Gesù avesse accolto l'inganno,
non si sarebbe trovato dalla parte di Dio, ma del diavolo; vale a dire non
avrebbe portato a compimento la missione affidatagli da Dio, ma ne avrebbe
pervertito il senso a danno degli uomini e li avrebbe condannati alla disperazione.
Consideriamo la
tentazione dalla parte del diavolo. Quale sarebbe l’esito per noi se
acconsentissimo? Ci ritroveremmo condannati a queste illusioni:
all’oppressione
dell’esibizione del nostro potere, che in realtà ci allontana dalla vita,
perché rende tutto il resto insignificante;
all’ipertrofia
di se stessi a tal punto da servirci persino di Dio per riempire la scena;
alla tirannia
della gloria effimera di questo mondo che vuole la nostra vita.
In
realtà la posta in gioco della vita sta in questa corrispondenza: scegliere Dio
stando dalla parte degli uomini e scegliere gli uomini stando dalla parte di
Dio. Quando questa corrispondenza si spezza – lo scopo del diavolo è proprio
quello di pervertirla – allora l’uomo diventa schiavo, perché idolatra.
L’intenzione segreta del diavolo la vediamo emergere nella terza tentazione: “…
se, prostrandoti, mi adorerai”.
Sottrarre l’uomo a Dio significa sottrarlo alla gloria che gli spetta. L’uomo
schiavo non rientra nel progetto di Dio.
Se consideriamo
la tentazione dalla parte di Dio che la consente, vediamo come sia in gioco la
verità della promessa di Dio al nostro cuore:
ci è promessa la
vita, ma non secondo il proprio piacere;
ci è promesso il
soccorso, ma dentro una provvidenza che impariamo ad accogliere;
ci è promessa la
gloria, ma non per i propri interessi.
Essere
figli non comporta titolo alcuno di
pretesa; significa solo condividere con Dio il suo amore per gli uomini.
La penitenza
quaresimale va diretta contro l'illusione. Le risposte di Gesù frantumano
l'illusione con la quale il diavolo irretisce per impedirci di essere liberi e
veritieri. E lo scopo del vincere l'illusione lo rivela assai bene s. Francesco
nel suo commento al Padre nostro: “sia
fatta la tua volontà come in cielo così in terra: finché ti amiamo con
tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te;
con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa
cercando il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre
energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per
altro; e affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti
con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e
compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno”. È l'illusione infranta,
la libertà acquisita, lo spazio nuovo dell'umanità da riempire.