Terzo
ciclo
Anno
liturgico A (2007-2008)
Solennità
e feste
Assunzione della
Beata Vergine Maria
(15 agosto 2008)
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Ap
12,1-10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56
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In un inno
anonimo del VII secolo, la prima esclamazione degli angeli nei riguardi della
Vergine suona: “Ave, nutrimento della gioia degli uomini”, mentre gli antichi
testi agiografici parlano della Vergine in rapporto ai fedeli come della Regina,
della Madre del Signore, della loro sorella. La liturgia bizantina sottolinea
il parallelo tra il parto verginale e l’assunzione gloriosa in questi termini:
“Nel parto, hai conservato la verginità, con la tua dormizione non hai
abbandonato il mondo, o Madre-di-Dio. Sei passata alla vita, tu che sei Madre
della vita e con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre”.
La festa di oggi
modula la devozione alla Vergine su due registri: la gioia come radice di
speranza per l’umanità e la sua intercessione universale. Nella sua lettera ai
Corinzi Paolo ricorda il dato della fede nella risurrezione. E tratteggia tutto
il corso della storia fino alla fine del mondo nel senso di una rivelazione
progressiva, anche se misteriosa e drammatica, della signoria di Cristo che
prevarrà su tutto. Noi siamo nel tempo della sottomissione a Cristo di tutti i
nemici di Dio, morte compresa. Il regno di Cristo coincide con la riduzione a
nulla di ogni potere della morte. La cosa va vista nel suo succedersi temporale
in ciascuno di noi oltre che nella storia. Tutta l’ascesi e la lotta interiore
non sono altro che l’espressione di questo potere di Cristo che riduce a nulla
il potere della morte che ci assilla e ci impasta. E man mano che questo potere
di Cristo prevale, la vita sgorga fluente e incontenibile.
Ora, nella
Vergine Maria, tutto questo non è più in fieri, non ha più spazi o dinamiche da
conquistare. È compiuto. E siccome è compiuto, può essere consegnata a Dio
Padre, fulgida di tutto lo splendore che la salvezza operata da Dio comporta.
Il disegno di Dio in tutto il suo amore per l’uomo, dalla creazione alla
glorificazione finale nel suo Regno, solo questa nostra sorella, la Vergine, l’ha
potuto godere compiutamente. Oggi, festa dell’assunzione, ella lo sa e può
dichiarare: ora so per esperienza tutto l’amore che Dio ha portato all’umanità,
che ha portato a me perché sia vivibile da tutti e quindi posso glorificarlo
compiutamente. E proprio perché la sua lode per Dio è piena, allora anche l’esultanza
del suo cuore è piena e la sua intercessione potente. Quando i credenti
guardano alla Vergine gloriosa, assunta in cielo, non possono non considerarla,
come canta il prefazio: “primizia e immagine della Chiesa … un segno di
consolazione e di sicura speranza”. In lei possono magnificare l’amore di Dio
per l’uomo, la grandezza della salvezza operata da Dio che anche in noi si
dispiegherà a suo tempo, come in lei, che per noi intercede. E a lei rivolti,
fiduciosi possiamo pregarla, come le antiche comunità cristiane: “Sotto la tua
protezione troviamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e
benedetta”.
Da dove deriva
alla Vergine tutta la sua gloria? L’elogio alla madre da parte della donna che
ascoltava affascinata Gesù: “Beato il
grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!” è trasformato da
Gesù nell’elogio ai discepoli: “Beati
piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc
11,27-28). Gesù sembra spostare l’attenzione sui discepoli, ma in realtà
definisce esattamente in che cosa consiste la beatitudine di sua madre. Come i
Padri sottolineano spesso: prima di essere madre fisicamente di Gesù, Maria lo
è spiritualmente, perché il suo cuore ascolta e osserva la Parola, l’ha sempre
ascoltata e osservata. Se però colleghiamo il commento di Gesù all’espressione
pronunciata da Elisabetta nel saluto alla Vergine: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha
detto”, ci viene svelato un altro aspetto fondamentale. Ascoltare e
osservare la Parola non è semplicemente un mettere in pratica quello che Dio
dice. È assai di più. Significa permettere alla promessa di Dio racchiusa nella
sua parola di compiersi, di rivelarsi finalmente al cuore e al mondo. Significa
acconsentire al desiderio di Dio di compiersi, significa fare in modo che il
desiderio che Dio ha di incontrare l’uomo finalmente trovi compimento. Ora, da
dove deriva la vita all’uomo se non da un incontro d’amore? Sia in senso
fisico, un figlio, sia nel senso di procurare vitalità, gioia di vivere,
visione di speranza, forza ed energia. Più questo consenso da parte dell’uomo è
totale, più la vita che deriva da Dio è fluente e incontenibile. Vince la
morte. Per sempre.
In quel “ha creduto” è indicata tutta la
disponibilità della Vergine all’azione di Dio (“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”)
dove il proprio essere è vissuto come risposta al desiderio di Dio, come spazio
di compimento all’agire di Dio. Nell’“adempimento”
è adombrata la generazione del Verbo che in lei prende forma. Accogliere il
Verbo nella propria umanità significa ritrovarsi nel mistero di Dio Trinità,
che è amore comunicato; significa far risplendere l’amore di Dio nel mondo e
compiere la propria umanità permettendole di far trasparire la divina Presenza.
La grazia di questa ‘maternità’ spirituale è estesa a tutti i credenti: tutti
possono ereditare la beatitudine che deriva dall’ascoltare e osservare la
Parola. Nella dinamica dell’obbedienza della fede, l’ascolto della Parola
equivale alla fin fine ad accogliere e generare in noi il Verbo, di cui
risplendono tutte le parole della Scrittura.
Ora, la vera
meraviglia di Dio per gli uomini è proprio il dono del Figlio, che di
quell’umanità che ci costituisce svela i confini e le sorgenti divine. Chi, più
della Vergine, ha goduto tutta la potenza di splendore di questo dono per
l’umanità? Così l’intercessione della Vergine va nella direzione
dell’invocazione della preghiera ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così
in terra’, interpretata ‘si compia il tuo amore finché la terra diventi tutta
cielo’: nulla rimanga inaccessibile all’amore di Dio che si dispiega potente. Lei,
la serva del Signore, terra come noi, ma totalmente disponibile all’agire di
Dio, è diventata tutta cielo. Intercede perché anche la nostra umanità, in
ciascuno e in tutti, si allarghi agli spazi e alle profondità della sua stessa
umanità, nella comunione con il suo Dio.