Secondo
ciclo
Anno
liturgico C (2006-2007)
Tempo
di Pasqua
Triduo Pasquale
(5-7 aprile
2007)
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Giovedì, Venerdì e Sabato Santo
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Le celebrazioni
del triduo pasquale del giovedì, venerdì e sabato santo con la veglia di
risurrezione costituisce come un tutt’uno e si può intravedere come un’unica
linea di sviluppo che le attraversa, carica del mistero di cui siamo chiamati
ad assumere la verità.
Introduce alle
celebrazioni la messa del crisma, che sottolinea l’unità della chiesa attorno
al suo vescovo che consacra il sacro crisma di cui i battezzati e cresimati
verranno unti, come dice la preghiera: “Quest’unzione li penetri tutti e li
santifichi, perché, non più soggetti all’eredità del male, spandano il profumo
di una vita santa e divengano tempio della tua maestà divina. Si compia in essi
il disegno misterioso del tuo amore …”.
Eco delle parole dell’apostolo:“Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa
partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo
della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il
profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono…” (2
Cor 2,14-16). Come credenti in Cristo siamo chiamati a diffondere lo splendore
del nome di Cristo, a rendere desiderabile, con la testimonianza della nostra
vita, la conoscenza del Signore Gesù, profumo gradito al cuore dell’uomo.
La cena del
Signore del giovedì santo celebra l’istituzione dell’eucaristia e del
sacerdozio e contemporaneamente il sacramento del servizio attraverso il rito
della lavanda dei piedi. Qual è la virtù specifica dell’eucaristia, si chiede
Agostino? E’ quella di produrre unità, di essere ciò che riceviamo, cioè un
corpo unico, noi che siamo le sue membra. L’amen che rispondiamo al ‘Corpo di
Cristo’ proferito dal sacerdote al momento della comunione significa: sì,
riconosco di far parte di quel Corpo e accetto di vivere in modo da non ferire
mai l’unità di quel corpo. E’ il mistero della comunione con Dio e tra gli
uomini diventato lo scopo supremo dell’agire del cuore. Per questo il
sacramento del servizio espresso dalla lavanda dei piedi non è in funzione di
una solidarietà o di una generosità umana, ma in funzione dello splendore del
mistero di Cristo, profumo della conoscenza del Cristo. Qui riceve tutta la sua
potenza il comandamento dell’amore al prossimo.
La proclamazione
della passione del Signore e l’adorazione della croce il venerdì santo rivelano
l’intimità e la tenacia dell’amore di Gesù per gli uomini colte nel mistero
della sua obbedienza fino alla morte, e alla morte di croce. L’obbedienza del
Figlio di Dio, che non gli ha fatto preferire nulla a noi, nemmeno la sua
gloria divina, in ciò condividendo con il Padre e lo Spirito Santo la passione
d’amore per noi uomini, suoi figli, induce noi a non preferire nulla a Lui, e
in ciò condividendo la sua obbedienza all’amore senza ricercare altra
contropartita. Di qui scaturisce quella salvezza che risana i cuori e li
abilita alla vita in Dio, alla vita non più soggetta alla morte, cioè non più
dominata da tutto ciò che attiene alla morte.
Tutto il sabato
santo trascorre nel silenzio liturgico in attesa della veglia pasquale che
annuncia la restituzione ai discepoli del loro Signore, il Vivente, con i segni
indelebili nel corpo della sua passione salvatrice. Se viva è stata la
compassione per l’Uomo dei dolori, prorompente sarà la gioia per la notizia
della risurrezione del Signore. E’ una notizia certa, ma non evidente. E’ una
notizia vera, ma non apodittica. Perché quella notizia ha bisogno di tempo per
apparire in tutta la sua potenza, per convincere i nostri cuori e scoprir loro
la sorgente di gioia inesauribile che costituisce. Ha bisogno di spazi per
espandersi, ha bisogno di condivisione per rafforzarsi, ha bisogno di
testimonianze per risplendere. Sono i tempi della chiesa, gli spazi
dell’umanità, la condivisione e le testimonianze dei credenti, perché i nostri
cuori finalmente si convincano a ‘vedere’ e a ‘riconoscere’ il Signore Gesù in
tutta la sua bellezza, morto e risorto per noi.
E la gioia della
sua conoscenza profumi la nostra vita e ne manifesti lo splendore.