Secondo
ciclo
Anno
liturgico C (2006-2007)
Tempo di
Avvento
Immacolata
Concezione
(8
dicembre 2006)
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Gn 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
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‘Abbiamo
contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore’: così cantiamo nel ritornello
del salmo responsoriale. In una delle visioni riportate nel suo Libro delle
rivelazioni, Giuliana di Norwich (+ 1420) riporta le parole che Gesù le avrebbe
detto: “Vorresti vedere quanto io l’amo [la sua santa Madre], affinché tu possa
rallegrarti con me dell’amore che ho per lei e di quello che ella ha per me?
Bisogna capire bene qui che, dicendo questo, nostro Signore si rivolgeva, nella
mia persona, a tutti gli eletti. E’ come se avesse detto: “Vuoi vedere nella
Madre mia fino a che punto tu sei amato? E’ per amore verso di te che io l’ho
fatta così grande, così nobile, così bella. Ne sono felice e vorrei che fosse la
stessa cosa per te”. Ogni dono di Dio per ciascuno comporta condivisione per
tutti di gioia e di esperienza dell’amore suo. Per la Vergine immacolata questo
vale in sommo grado perché il dono di Dio in lei riassume tutta la gioia e
l’amore che Dio porta all’umanità da colmare ogni attesa e desiderio. Uno dei
titoli più evocativi che la tradizione abbia forgiato per illustrare il mistero
della Vergine è senz’altro quello di ‘gioia dell’universo’ perché da lei ha
preso carne il Figlio di Dio, motivo della nostra gioia e della nostra pace.
“Benedetto
sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni
benedizione …” : come non riferirlo
prima di tutto alla Vergine Maria? Lei è la benedizione dell’umanità in cui
tutti siamo benedetti perché da lei nasce il Benedetto che ci ha consolati, come
la liturgia di tutto l’avvento proclama. Della Sapienza è detto : “ero la sua
delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi
sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Prov
8,30-31). La delizia di Dio tra i figli dell’uomo è proprio lei, la Vergine
Immacolata, come d’altronde lei è la delizia degli stessi figli dell’uomo perché
in lei possiamo contemplare quanto è grande l’amore di Dio per l’uomo.
Le
scene della Genesi e dell’annunciazione si richiamano. Nel giardino dell’Eden,
il tentatore si appressa ad Eva con un annuncio malefico: Eva vuole la
‘sapienza’ e trova la vergogna, condividendo con Adamo illusione e disincanto da
non poter più trovare delizia nel giardino di Dio. E la sua nuova condizione di
peccato e di dolore sarà vissuta nell’alienazione di cui è segno la violenza dei
rapporti. Nella casa di Nazareth, l’angelo Gabriele porta un annuncio
misterioso: Maria prova timore, resta umile e trova l’esaltazione, condividendo
con l’umanità la grazia e la gioia delle delizie di Dio. La condizione di grazia
la fa vivere in piena armonia ed intimità di cui è segno il suo abbandono in
Dio. Lei proclama: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che
hai detto”, come a dire: Dio solo sia benedetto, si realizzi la Sua promessa, si
manifesti in me, finalmente e compiutamente, il Suo Bene all’umanità! Ma questa
è anche la preghiera di ogni credente, di ogni discepolo del Signore: avvenga di
me quello che hai stabilito fin dall’eternità, si compia in me quello che dalla
fondazione del mondo hai promesso all’umanità, si veda realizzato in me quel
Regno che nel tuo Figlio hai fatto venire.
Non
avevo mai riflettuto sul fatto di chiamare ‘nostra Signora’ la Vergine, Madre di
Dio. Qual è il significato di questo appellativo? Un passo di un’omelia di
Gregorio Palamas è illuminante: “La Vergine è Signora non solo perché è libera
dalla schiavitù del peccato e partecipe del dominio divino, ma anche perché è
diventata causa e radice della libertà del genere umano” (Omelia 14,8). Così, se
l’uomo vuole accedere al regno della libertà, non ha che da guardare a questa
sua sorella, al suo mistero, alla sua storia, alle sue emozioni, ai suoi dolori,
al suo amore perché in lei ritrova tutto il mistero dell’amore di Dio per
l’uomo. E non si può vivere l’amore senza libertà. Nella sua grandezza non cessa
di essere sorella nostra, come nella nostra miseria non cessiamo di essere
oggetto dell’amore di Dio. Il suo ‘avere’ il Signore con lei è motivo di fiducia
per noi di trovarlo, di essere accompagnati a lui, di stare in sua compagnia.
‘Il Signore è con te’ diventa, nella nostra preghiera: ‘tu che hai il Signore
supplicalo perché sia anche con noi, ora e
sempre!