Secondo
ciclo
Anno
liturgico C (2006-2007)
Solennità
Assunzione della
Beata Vergine Maria
(15 agosto
2007)
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Ap 12,1-10; Sal 44; 1 Cor 15,20-26; Lc 1,39-56.
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Cosa proclamiamo
nella festa di oggi riguardo alla Madre di Dio? Che è stata assunta alla gloria
celeste col suo corpo e con la sua anima e dal Signore esaltata come Regina
dell’universo, partecipando in modo singolare alla risurrezione del suo Figlio
e anticipando quella che sarà la risurrezione di noi tutti. Della sua morte si dice
soltanto che non ha patito la corruzione della tomba. Il nome antico della
festa è ‘Dormizione della Vergine’ con l’evidente allusione al mistero del suo
transito. Un bellissimo tropario della liturgia bizantina canta: “Nella tua
maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato
il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai
concepito il Dio vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime
dalla morte”. E un altro tropario canta: “ Tomba e morte non hanno trattenuto
la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione e immutabile speranza
con la sua protezione: quale Madre della vita, alla vita l’ha trasferita colui
che nel suo grembo semprevergine aveva preso dimora”.
La liturgia latina,
più sobria, mostra in certo modo le ragioni della potenza di intercessione
della Vergine, celebrata come Regina del cielo, Regina dell’universo. La
dignità speciale della Vergine risiede tutta nella sua divina maternità: ha
dato alla luce il Figlio di Dio fattosi figlio dell’uomo. Ora, i doni di Dio
sono totalmente gratuiti e questa grazia speciale per lei rivela l’estremo
amore di Dio per gli uomini che ha mandato il suo Figlio Unigenito nel mondo
perché essi abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Ma se è vero che i doni
di Dio sono gratuiti, non sono però elargiti a caso. La lode della donna in
mezzo alla folla che esalta la mamma di Gesù: “Beato il grembo che ti ha
portato e il seno da cui hai preso il latte”, fa rispondere a Gesù: “Beati piuttosto
coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”, come proclama il vangelo
della vigilia della festa. Il vangelo della festa riprende quella lode e la
mette in bocca ad Elisabetta: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento
delle parole del Signore”. Elisabetta proclama beata Maria perché 'ha creduto
nell'adempimento delle parole del Signore" dette a lei. Ascoltare e
osservare la Parola non è semplicemente un mettere in pratica quello che Dio
dice. E' assai di più. Significa permettere alla promessa di Dio racchiusa
nella sua parola di compiersi, di rivelarsi finalmente al cuore e al mondo.
Significa acconsentire al desiderio di Dio di compiersi, significa fare in modo
che il desiderio che Dio ha di incontrare l'uomo finalmente trovi compimento.
Ora, da dove deriva la vita all'uomo se non da un incontro d'amore? Sia in
senso fisico, un figlio, sia nel senso di procurare vitalità, gioia di vivere,
visione di speranza, forza ed energia. Più questo consenso da parte dell'uomo è
totale, più la vita che deriva da Dio è fluente e incontenibile. Vince la
morte. Per sempre.
La Vergine è
beata perché, avendo accolto la parola di Dio in modo così radicale e totale,
ha generato nella sua anima il Verbo di Dio ed ha permesso alle promesse di Dio
per i figli degli uomini di compiersi finalmente. E’ la sua fede nella promessa
di Dio che permette alla potenza di Dio di rivelarsi, di tradursi in opera, di
farsi prossimità di amore per gli uomini nel suo figlio Gesù. E quando lei
stessa magnifica il Signore non fa che esaltare la grandezza e la misericordia
infinita per gli uomini che si celava nelle promesse di Dio e che in lei si
sono compiute. La festa di oggi fa vedere tutto l’arco di sviluppo di quelle
promesse in favore degli uomini ed è sempre la Vergine colei che ne mostra il
compimento, in attesa che diventino effettive e compiute anche per noi tutti.
Ma in questa attesa la Vergine è colei che più di tutti e sopra tutti è la
fautrice di quel compimento per ciascuno, intercedendo e proteggendo proprio
perché la sua gioia si compia e tutti, come lei ed insieme a lei, possano
magnificare i grandi prodigi di Dio.
Nella sua
lettera ai Corinzi Paolo ricorda il dato della fede nella risurrezione. Se
Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. E tratteggia tutto il
corso della storia fino alla fine del mondo nel senso di una rivelazione
progressiva, anche se misteriosa e drammatica, della signoria di Cristo che
prevarrà su tutto. Noi siamo nel tempo della sottomissione a Cristo di tutti i
nemici di Dio, morte compresa. Il regno di Cristo coincide con la riduzione a
nulla di ogni potere della morte. La cosa va vista nel suo 'succedersi'
temporale in ciascuno di noi oltre che nella storia. Tutta l'ascesi e la lotta
interiore non sono altro che l'espressione di questo 'potere' di Cristo che
riduce a nulla il 'potere' della morte che ci assilla e ci impasta. E man mano
che questo 'potere' di Cristo prevale, la vita sgorga fluente e incontenibile.
Ora, nella
Vergine Maria, tutto questo non è più in fieri, non ha più spazi o dinamiche da
conquistare. E' compiuto. E siccome è compiuto, può essere consegnata a Dio
Padre, fulgida di tutto lo splendore che la salvezza operata da Dio comporta.
Quando i credenti guardano alla Vergine gloriosa, assunta in cielo, non possono
non considerarla 'primizia e immagine della Chiesa ... un segno di consolazione
e di sicura speranza'. In lei possono magnificare l'amore di Dio per l'uomo, la
grandezza della salvezza operata da Dio che anche in noi si dispiegherà a suo
tempo, come in lei, che per noi intercede. E a lei rivolti, fiduciosi possiamo
pregarla, come le antiche comunità cristiane: "Sotto la tua protezione
troviamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che
siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e
benedetta".