Secondo ciclo

Anno liturgico B (2005-2006)

Tempo di Quaresima

 

1a Domenica

(5 marzo 2006)

 

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Gn 9,8-15; Sal 24; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

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La prima parola della liturgia quaresimale, l’antifona di ingresso del mercoledì delle ceneri, canta: “Tu ami tutte le tue creature, Signore…tu perdoni, perché sei il Signore nostro Dio” (Sap 11,23-26). L’accompagna l’invito di Paolo a tutti, per tutto il mondo, sempre e in particolare ai credenti, all’inizio del cammino quaresimale: “lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20).

Quando Gesù esorta i suoi discepoli a praticare le opere buone, non davanti agli uomini, ma nel segreto, per ricercare la ricompensa presso il Padre (cfr. Mt 6,1-6.16-18), allude proprio a quel ‘segreto’ di Dio manifestato agli uomini: non temete, non avete bisogno di tirare dalla vostra parte il Signore, perché non ci si può fare grandi in nome suo; Lui è già tutto dalla vostra parte e se voi vi accorgete del suo amore per voi, se voi vi lasciate inondare dal suo dinamismo di amore per voi, il vostro cuore si sazierà e non potrà ricercare e condividere nient’altro che quella sazietà. Se vogliamo farci grandi è perché tutto è visto in funzione di noi stessi, divoratori di un mondo in cui cerchiamo affannosamente l’affermazione di noi senza accorgerci che divorando il mondo produciamo, per noi e gli altri, solo angoscia di morte. Se l’esperienza dell’amore è così affascinante ma contemporaneamente drammatica è perché intuiamo che l’amore costituisce la risposta al bisogno di affermazione di sé ma che viverlo in verità comporta la rinuncia più totale a quel dinamismo perverso dell’affermazione di sé incondizionata. L’invito alla conversione del cammino quaresimale si colloca qui. Conversione a che cosa, a chi? Conversione da che cosa?

La liturgia quaresimale modula in infinite maniere il mistero della conversione. Benché immediatamente intuibile, non sembra però così semplice da declinare in pratica, nella vita quotidiana, quel mistero. La chiesa invita a praticare opere buone, a fare le opere della penitenza, che tradizionalmente si esprimono nella preghiera, nel digiuno, nell’elemosina. Ma contemporaneamente ribadisce che “all’osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito”. Quanto alle opere buone bisogna come ingannare il mondo, insegna Gesù, al di là dell’affermazione di se stessi. Digiuni? E tu mostrati più allegro. Fai elemosina? Nessuno lo noti, neanche tu stesso. Preghi? Non ha valore se ne valuti il prezzo. Ciò che conta è che, attraverso le opere buone, tu possa godere della rivelazione del Padre, cioè possa fare esperienza di quanto è grande l’amore di Dio per gli uomini tanto da vivere la tua umanità come vocazione all’amore, rinunciando a vivere nel mondo e il mondo in funzione tua.

Quando, come nel brano evangelico di oggi, Gesù inizia la sua predicazione e proclama: “Convertitevi e credete al vangelo”, il significato è illustrato dalla colletta che ci fa pregare di poter crescere nella conoscenza del mistero di Cristo. Ma qual è il mistero di Cristo se non la rivelazione dello splendore dell’amore del Padre per gli uomini, come poi la conclusione del cammino quaresimale, nella celebrazione della Pasqua, farà scoprire? E la novità evangelica, perenne novità divina per l’uomo, novità che risulterà sempre tale rispetto a tutto ciò che il mondo può produrre, è proprio quella di mostrare lo splendore dell’amore di Dio nell’umanità. Dio si coglie nell’umanità, l’umanità si compie aprendosi al mistero dell’amore che viene da Dio, svelato nel Figlio dell’Uomo, vero Figlio di Dio. Nell’umanità risplende la presenza di Dio. Le opere quaresimali sono opere ‘penitenziali’ solo quando e se portano a liberare il cuore da ogni intralcio perché il dinamismo di questa rivelazione del Figlio di Dio si esprima anche in me, nella mia umanità, e possa così far risplendere la presenza del suo amore in questo mondo. Il digiuno libera il cuore dall’asservire il mondo al corpo e al suo piacere; l’elemosina libera il cuore dalla prevaricazione contro gli altri imparando a stare solidali in umanità; la preghiera libera il cuore dall’illusione del mondo per volerlo trasfigurato dalla luce di Dio. Quando preghiamo, nell’orazione dopo la comunione: “…ci insegni ad aver fame di Cristo”, preghiamo di venire innestati e trascinati in quel dinamismo di rivelazione dell’amore di Dio per gli uomini, che si è compiuto in Cristo e che attende di compiersi nel mondo. Il senso della testimonianza dei discepoli di Cristo nel mondo sta tutto qui. La forza di questa testimonianza non è in funzione della grandezza delle opere ma della potenza di quel dinamismo di amore che pacifica e rende solidali i cuori.