VI Domenica di Pasqua

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Pasqua – VI Domenica di Pasqua – (22 maggio 2022)

Le parole di Gesù sono la risposta alla domanda di Giuda: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Domanda, che era stata originata dal parlare di Gesù: “Chi accoglie [letteralmente: chi ha] i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Ciò che aveva colpito l’apostolo Giuda era l’accenno alla manifestazione. Pensava che la manifestazione del regno si sarebbe dovuta imporre al mondo nel senso che la potenza di Dio avrebbe stabilito il suo regno vincendo tutti i nemici che fino a quel momento l’avevano avversato. Capisce però che Gesù dice altra cosa e per questo fa la domanda, che è la domanda messianica per eccellenza: come si rivelerà il regno di Dio? Come lo vedremo? Gesù collega la manifestazione del regno all’esperienza dell’amore. E l’amore, nella spiegazione di Gesù, è colto a partire da una precisa condizione.[…]

V Domenica di Pasqua

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Pasqua – V Domenica di Pasqua – (15 maggio 2022)

[…] il ‘come’ dell’amore non indica uguaglianza, ma intimità. Sarebbe oltremodo presuntuoso immaginare di amare con la stessa radicalità e intensità del Figlio di Dio. Invece – e questa è la promessa di Gesù e non solo il comandamento! – amarci come lui ci ha amati indica da dove pescare questo amore, da dove prende vigore; indica il dinamismo che lo sottende, lo scopo che lo caratterizza, la modalità di compimento che lo esprime. Per questo è importante comprendere a cosa allude Gesù quando dice che dove va lui i discepoli non possono ancora venire. Subito dopo, infatti, interviene Pietro che, protestandogli il suo amore, pronto a morire per lui, si chiede perché non possa subito seguire Gesù.

IV Domenica di Pasqua

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Pasqua – IV Domenica di Pasqua – (8 maggio 2022)

[…] voi non mi potete capire perché pensate già di conoscere Dio e pretendete di comprendere la sua parola senza nemmeno aver ascoltato la sua voce. In effetti, la cosa straordinaria del parlare di Gesù risalta dal fatto che per comprendere la parola bisogna ascoltare la voce. Gesù non dice: “Le mie pecore ascoltano la mia parola”, ma “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. Si ascolta la voce, prima ancora della parola che questa voce proferisce. Come a dire: se non si accoglie la parola da dentro un’intimità di rapporto (non ci si emoziona per la parola ascoltata, ma per la voce che parla al cuore con quella parola!), a partire dal dono di quell’intimità, non ci si può disporre ad accogliere anche quello che la voce dice (=mi seguono).

III Domenica di Pasqua

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Pasqua – III Domenica di Pasqua – (1 maggio 2022)

Nella tradizione la scena del pesce sulla brace con il pane è stata spiegata in riferimento alla umanità di Gesù che si cuoce al fuoco della carità e la presenza del pane in riferimento alla sua divinità. Ma ciò che risuona potente e che percorre la nostra storia è l’invito: “Venite e prendete! Il cibo che vi attende è lo stesso Signore Gesù Cristo, Dio e uomo; uomo per amor nostro, divorato dal fuoco della carità, Dio eterno, pane degli angeli. Venite tutti e saziatevi: venite e prendete” (Ludolfo di Sassonia). S. Agostino spiega: Piscis assus, Christus passus, vale a dire: il pesce arrostito rappresenta Cristo nella sua passione, e proprio in quanto rinnegato e ucciso, è cibo per tutti, a tutti porta vita. Se mettiamo in relazione il brano con la prima lettura degli Atti degli apostoli, dove viene segnalato la ‘gioia’ dei discepoli che sono giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù (cfr. At 5,41), comprendiamo l’orizzonte in cui situare la missione dei credenti nel mondo. Il fuoco di carità che ha cotto l’umanità di Gesù per farsi cibo è lo stesso fuoco che cuoce l’umanità dei discepoli perché a tutti appaia l’amore del Signore per noi.

II Domenica di Pasqua

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Pasqua – II Domenica di Pasqua – (24 aprile 2022)

La confessione di Tommaso, davanti al Signore che lo invita a toccare i segni della sua passione gloriosa, acquista allora la sua vera dimensione. Certamente, Tommaso non è un pavido, un insicuro. Le altre due volte che il vangelo di Giovanni parla di Tommaso ce lo presenta come un uomo generoso, pronto ad andare a morire con Gesù. Il dubbio che aveva espresso procedeva da un cuore che aveva preso così sul serio la vicenda di Gesù che non voleva illudersi. Quando Gesù gli dice di mettere la mano nel costato e nelle cicatrici, non ha bisogno di ricredersi o di scusarsi: si trova tutto teso a quel Signore che ha sempre voluto seguire e che ora riconosce per davvero: ‘mio Signore e mio Dio’, la più solenne professione di fede del vangelo di Giovanni e, nello stesso tempo, la più intima delle professioni. In quel mio, c’è tutto l’anelito del suo cuore, la sua appassionata esperienza di lui; in quel Signore e Dio, c’è tutta la rivelazione di Gesù al suo cuore, l’intelligenza di tutte le Scritture. È l’unica volta nei vangeli che Gesù è chiamato direttamente Dio.

Pasqua di Risurrezione del Signore – 2022

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Pasqua – Pasqua di Risurrezione del Signore – (17 aprile 2022)

Il brano evangelico introduce al mistero della risurrezione con un crescendo rispetto alla ‘potenza’ del vedere espressa in greco da tre verbi. Prima semplicemente si guarda (Maria Maddalena vede la pietra tolta dal sepolcro e Giovanni, arrivato per primo al sepolcro, guarda da fuori nel sepolcro e vede i teli); poi si osserva attentamente, si contempla (Pietro, entrato nel sepolcro, guarda attentamente i teli e il sudario posto in un luogo a parte); infine si conosce, si intuisce intimamente la verità delle cose (Giovanni, entrato nel sepolcro, vede e crede). È l’ascesa suggerita dall’evangelista per fare esperienza del mistero della risurrezione, assolutamente imprevedibile per gli uomini.