Sacro Cuore di Gesù

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – Sacro Cuore di Gesù – (7 giugno 2024)

Se interrogo il mio cuore, nella sua fatica di vivere, non posso non domandarmi: ma perché resto così insensibile rispetto a quel Cuore spalancato? Perché non mi faccio toccare? I comandamenti del Signore, rispetto alla sapienza del mondo che pervade la nostra carne, non hanno spesso quella risonanza per la quale non ci sentiamo attirati, ma come impauriti, respinti? Eppure, come dice misteriosamente il profeta Zaccaria: “Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto” (Zc 12,10). Profezia, che il vangelo di Giovanni interpreta come figura della morte in croce di Gesù (cfr Gv 19,37). È proprio il Dio che si lascia trafiggere il nostro Dio, a riprova del suo desiderio di comunione con i suoi figli. E la salvezza per noi viene dal fatto di guardare al trafitto con tenerezza e compassione. Non c’è altra strada per convertirsi, per credere. Non è sdegnandosi con se stessi o sognando una giustizia superiore che il cuore attinge al mistero di Dio, ma solo commuovendosi davanti ad un amore così toccante che ti rende prezioso nonostante la tua indegnità.

Corpus Domini

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – Corpus Domini – (2 giugno 2024)

Tre sono i verbi significativi che ricorrono nei prefazi: “… a te per primo si offrì vittima di salvezza”, “in questo grande mistero tu nutri e santifichi”. “Si offrì” vuol dire ‘non si tirò indietro’, ‘non preferì nulla all’amore che lo consumava dentro’, ‘svelò tutta la sua passione d’amore per gli uomini, in tutta intimità con il Padre’. In quell’offrirsi non è accentuato tanto la natura riparatrice del suo sacrificio quanto lo splendore dell’amore del Padre, che tanto ha amato gli uomini da dare quel suo Figlio unigenito, su cui era posto tutto il suo compiacimento. Il nutrire (il suo Corpo si fa pane di vita, il suo Sangue bevanda di salvezza) allude al fatto che comunica la forza del suo amore che risana e vivifica, rendendoci capaci di percorrere la via per il Regno. Il santificare allude alla potenza di trasfigurazione dello Spirito, che ci fa vivere in Cristo e di Cristo fino a che tutto di noi parli di Lui.

SS. Trinità

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – SS. Trinità – (26 maggio 2024)

Non bisogna dimenticare che l’invocazione del Padre come Abbà, così tipica della preghiera di Gesù al Padre, sulle labbra di Gesù compare solo nella sua preghiera al Getsemani (Mc 14,36), cioè nel momento più angoscioso della sua vita terrena. Le altre due volte, nel Nuovo Testamento, che compare quell’appellativo, è messo sulle labbra dei credenti come proferito dallo Spirito Santo nei nostri cuori: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rm 8,15); “Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!” (Gal 4,6). Non posso non pensare che la circostanza nella quale quell’invocazione sgorgherà più potente sarà quella nella quale la prova opprimerà. L’intimità sta insieme all’angoscia perché così è stato per Gesù e così sarà per la nostra umanità, chiamata alla mensa dell’amore di Dio, insieme a tutti i fratelli.

Pentecoste

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – Pentecoste – (19 maggio 2024)

La gloria è lo splendore dell’amore e il tempio, per cui si invoca l’abitazione dell’amore, è il cuore. Quando s. Paolo, nella seconda lettura della liturgia di oggi, presenta una umanità agita dallo Spirito nella lotta contro la carne, ne elenca i frutti e così possiamo interpretare: i primi tre (amore-gioia-pace) riguardano il rimanere in Cristo; i secondi tre (magnanimità-benevolenza-bontà) costituiscono le radici di luminosità del cuore in Cristo; gli ultimi tre (fedeltà-mitezza-vigilanza) tengono il vissuto aperto alla grazia che godiamo stando uniti a Gesù. Quei frutti realizzano la promessa di Gesù riguardo allo Spirito Santo nella sua duplice azione di memoria e di testimonianza: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,13-14).

Ascensione

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo di Pasqua – Ascensione – (12 maggio 2024)

[…] il senso dell’ascensione risiede in questo riportare l’umanità nella gloria di Dio, che è splendore di amore. Tuttavia, la narrazione dei Vangeli e degli Atti degli apostoli non insiste tanto su questo. In effetti, tutti i passi di Matteo, Marco, Luca e Atti, che ricordano l’evento dell’ascensione di Gesù, hanno per contesto la missione alle genti con l’assicurazione della presenza costante del Signore. Quando Gesù, nell’ultima cena, aveva ricordato il suo ritorno al Padre, aveva causato negli apostoli una grande tristezza. Ora che gli apostoli lo vedono sparire in cielo senza poterlo più rivedere provano una grande gioia. Evidentemente il mistero vissuto dagli apostoli era d’altra natura rispetto a quello che immaginiamo. I discepoli hanno visto il fatto materiale dell’ascendere di Gesù al cielo (il testo usa il verbo greco βλέπω, vedere) ma hanno anche intravisto la portata mistica dell’evento (il testo usa il verbo θεάομαι, contemplare). Ciò significa che lo sparire di Gesù dalla loro vista permetteva di coglierlo presente nei loro cuori.

Battesimo del Signore

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo di Natale – Battesimo del Signore – (7 gennaio 2024)

Gesù viene al Giordano per farsi battezzare. Il testo di Marco è allusivo del passo di Es 2,11, letto nel greco della LXX, con l’annotazione di Mosè che, una volta raggiunta l’età di quarant’anni, uscì dalla casa del faraone per fare visita al suo popolo. Il riferimento è letto in rapporto alla profezia di Mosè in Dt 18,15: “Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto”. Chi ascolta queste parole è Giosuè, in greco Gesù, colui che traghetta il popolo nella terra promessa attraversando il Giordano. La deduzione è presto fatta: l’evangelista Marco vede realizzarsi le profezie e l’attesa messianica in Gesù di Nazaret che viene a farsi battezzare, lui, l’Innocente, l’Agnello che toglie i peccati del mondo. Non solo, ma sembra che l’allusione si riferisca al medesimo punto di passaggio del Giordano dell’antico Israele per entrare nella terra promessa, di fronte a Gerico, dove il Battista amministrava il suo battesimo di penitenza. Per di più, è da notare che il punto più basso della terra libero da acque e da ghiacci è la riva del Mar Morto (a meno 423 m sotto il livello del mare) dove confluisce il fiume Giordano.