XI Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – XI Domenica (16 giugno 2024)

La parabola del seme che, piantato, cresce per forza intrinseca, è tipica di Marco, che l’affianca all’altra, al seme di senape che cresce tanto fino a diventare albero. Era proverbiale l’immagine della piccolezza del seme di senape. Il paragone è basato sulla potenza che il seme racchiude. E quando questa potenza si dispiega cresce a dismisura e diventa un albero e tutti gli uccelli del cielo (intesi dalla tradizione: i popoli pagani, i pensieri malvagi, tutti i pensieri dell’uomo) vengono a nidificare sui suoi rami, cioè sono attratti e lì trovano riposo. Tale potenza appartiene al seme, non a noi: questo è il motivo profondo della fiducia del cuore rispetto al peso della vita, al peso dei malvagi nella vita. Non importa se abbiamo una fede grande o piccola, basta che sia genuina e questa ha la potenza di fare miracoli, cioè di fare spazio al regno di Dio che viene, in ogni cosa.

X Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – X Domenica (9 giugno 2024)

Sembra che la liturgia di oggi consideri la storia dell’umanità secondo il tentativo del diavolo di pervertire l’alleanza di Dio con l’uomo. Da questo punto di vista il diavolo è presentato come un essere radicalmente geloso: istilla nell’uomo l’idea che Dio sia geloso delle sue prerogative da ingannare l’uomo e istilla fra gli uomini l’idea di non credere al bene per non sentirsi da meno di nessuno. Il brano della Genesi e il brano evangelico fanno pensare in questi termini. In pratica, l’azione del diavolo tende a distorcere la visione di Dio nella sua bontà verso di noi. Se, con la prima lettura, il diavolo tende a prevaricare sull’uomo, con il vangelo risulta perdente e messo fuori gioco. Il mistero di questa lotta segreta è ben illustrato dal canto al vangelo: “Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,31-32).

Sacro Cuore di Gesù

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – Sacro Cuore di Gesù – (7 giugno 2024)

Se interrogo il mio cuore, nella sua fatica di vivere, non posso non domandarmi: ma perché resto così insensibile rispetto a quel Cuore spalancato? Perché non mi faccio toccare? I comandamenti del Signore, rispetto alla sapienza del mondo che pervade la nostra carne, non hanno spesso quella risonanza per la quale non ci sentiamo attirati, ma come impauriti, respinti? Eppure, come dice misteriosamente il profeta Zaccaria: “Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto” (Zc 12,10). Profezia, che il vangelo di Giovanni interpreta come figura della morte in croce di Gesù (cfr Gv 19,37). È proprio il Dio che si lascia trafiggere il nostro Dio, a riprova del suo desiderio di comunione con i suoi figli. E la salvezza per noi viene dal fatto di guardare al trafitto con tenerezza e compassione. Non c’è altra strada per convertirsi, per credere. Non è sdegnandosi con se stessi o sognando una giustizia superiore che il cuore attinge al mistero di Dio, ma solo commuovendosi davanti ad un amore così toccante che ti rende prezioso nonostante la tua indegnità.

Corpus Domini

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – Corpus Domini – (2 giugno 2024)

Tre sono i verbi significativi che ricorrono nei prefazi: “… a te per primo si offrì vittima di salvezza”, “in questo grande mistero tu nutri e santifichi”. “Si offrì” vuol dire ‘non si tirò indietro’, ‘non preferì nulla all’amore che lo consumava dentro’, ‘svelò tutta la sua passione d’amore per gli uomini, in tutta intimità con il Padre’. In quell’offrirsi non è accentuato tanto la natura riparatrice del suo sacrificio quanto lo splendore dell’amore del Padre, che tanto ha amato gli uomini da dare quel suo Figlio unigenito, su cui era posto tutto il suo compiacimento. Il nutrire (il suo Corpo si fa pane di vita, il suo Sangue bevanda di salvezza) allude al fatto che comunica la forza del suo amore che risana e vivifica, rendendoci capaci di percorrere la via per il Regno. Il santificare allude alla potenza di trasfigurazione dello Spirito, che ci fa vivere in Cristo e di Cristo fino a che tutto di noi parli di Lui.

SS. Trinità

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – SS. Trinità – (26 maggio 2024)

Non bisogna dimenticare che l’invocazione del Padre come Abbà, così tipica della preghiera di Gesù al Padre, sulle labbra di Gesù compare solo nella sua preghiera al Getsemani (Mc 14,36), cioè nel momento più angoscioso della sua vita terrena. Le altre due volte, nel Nuovo Testamento, che compare quell’appellativo, è messo sulle labbra dei credenti come proferito dallo Spirito Santo nei nostri cuori: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rm 8,15); “Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!” (Gal 4,6). Non posso non pensare che la circostanza nella quale quell’invocazione sgorgherà più potente sarà quella nella quale la prova opprimerà. L’intimità sta insieme all’angoscia perché così è stato per Gesù e così sarà per la nostra umanità, chiamata alla mensa dell’amore di Dio, insieme a tutti i fratelli.

Pentecoste

Anno liturgico B (2023-2024) – Solennità e feste – Pentecoste – (19 maggio 2024)

La gloria è lo splendore dell’amore e il tempio, per cui si invoca l’abitazione dell’amore, è il cuore. Quando s. Paolo, nella seconda lettura della liturgia di oggi, presenta una umanità agita dallo Spirito nella lotta contro la carne, ne elenca i frutti e così possiamo interpretare: i primi tre (amore-gioia-pace) riguardano il rimanere in Cristo; i secondi tre (magnanimità-benevolenza-bontà) costituiscono le radici di luminosità del cuore in Cristo; gli ultimi tre (fedeltà-mitezza-vigilanza) tengono il vissuto aperto alla grazia che godiamo stando uniti a Gesù. Quei frutti realizzano la promessa di Gesù riguardo allo Spirito Santo nella sua duplice azione di memoria e di testimonianza: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,13-14).