I Domenica di Quaresima

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo di Quaresima – I Domenica – (26 febbraio 2023)

Senza tentazioni non c’è verità, dicevano i nostri padri. Nella percezione psicologica la lotta spirituale sembra tesa a ‘dominare le seduzioni’ del male, che non smette mai di far sentire la sua presenza ingombrante e spesso angosciosa con la scusa di attirarci a qualcosa di attraente e fascinoso. Ma nella dinamica spirituale, tipica del nostro cuore, la lotta è per crescere nella ‘conoscenza del mistero di Cristo’, vale a dire per aprirci ad un’umanità che Gesù ha fatto splendere e che il nostro cuore sogna. Il dilemma dell’uomo, alla fine, non è tra dipendenza e libertà, ma tra autosufficienza e libertà. L’illusione è l’indipendenza intesa come autosufficienza. Non per nulla Gesù risponde agli attacchi del maligno con le parole della Scrittura, con la sottomissione radicale alla parola di Dio, che libera. Gesù non appare come l’eroe o il superuomo che sa combattere e vincere, ma come colui che sta sottomesso in modo così radicale da godere della libertà di Dio, che è amore per noi.

VII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – VII Domenica (19 febbraio 2023)

[…] il salmo responsoriale riprende con la rivelazione del nome di Dio […]. Se riandiamo al contesto in cui quel nome era stato proclamato possiamo cogliere la portata della santità che definisce Dio nei confronti dei suoi figli e che abilita i suoi figli ad essere tali, come a Lui è gradito, per rivelare al mondo la grandezza del suo amore. Il popolo nel deserto, esasperato e impaziente, costruisce il vitello d’oro e rifiuta l’alleanza con il suo Dio che non sentiva più accanto. Quando Mosè discende dal monte e vede l’idolo eretto nell’accampamento si infuria, spezza le tavole della Legge e cade in profonda prostrazione: cosa farà ora il Signore? Starà ancora dalla parte del suo popolo? E di me che ne sarà? Mosè sta solidale con la sua gente, ricorda a Dio che questo è il suo popolo e per essere confermato chiede a Dio di vedere la sua gloria. E quando la gloria del Signore gli si manifesta, ode la proclamazione del nome: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso …” (Es 34,6). È la seconda volta che Dio rivela il suo nome e questa volta nel dramma più assoluto, confermandosi comunque e sempre a favore del suo popolo,

VI Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – VI Domenica (12 febbraio 2023)

Cercare di arrampicarsi fino al cielo con l’esibizione delle proprie opere è fatica vana. In altri termini: cercare semplicemente di essere irreprensibili non porta alla gioia. E siccome il regno dei cieli è la condivisione della gioia di Dio che si appressa all’uomo attirandolo a sé, inondandolo del suo amore e indirizzandolo a vivere di quell’amore verso tutti, pensare alla propria irreprensibilità è fatica sprecata. Le parole del Signore, i suoi comandamenti, non sono semplici ingiunzioni o precetti alla cui osservanza è promessa la nostra beatitudine futura. Sono assai di più, sono rivelazione di Lui, modalità di partecipazione alla stessa vita divina, spazi di comunione con lui e con i fratelli, luoghi di intimità. Gesù allude sempre nel suo annuncio del Regno a una eccedenza, a una sovrabbondanza rispetto alla giustizia che cerchiamo con le nostre opere. In effetti, il senso della nostra vita si gioca non nel fare il bene, ma nel farlo per entrare nel segreto di Dio. È un’intimità, che fa vivere la vita dentro un’obbedienza e un’alleanza che sperimentiamo a nostro favore; un’intimità capace di riempire il cuore, di rendere la vita degna di essere vissuta.

V Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – V Domenica (5 febbraio 2023)

Gesù proclama: “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo…”. Quel ‘voi’ si riferisce ai discepoli la cui vita esprime la potenza delle beatitudini che immediatamente prima Gesù aveva proclamato. Si tratta di quei discepoli che, insultati, perseguitati, sparlati, custodiscono la letizia dell’incontro con il Signore Gesù, che è diventato per loro ragione di vita e principio dell’agire. Non per nulla la liturgia fa leggere, abbinato al brano evangelico di Matteo, un passo del profeta Isaia dove si profetizza l’esistenza dell’Israele gradito a Dio come una esistenza ricca di misericordia per tutti, ricca del dono della fraternità a tutti perché segno della comunione realizzata con Dio, che si è reso presente in mezzo a loro. La luce di cui risplende l’umanità abitata da Dio è la luce della fraternità condivisa.

IV Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – IV Domenica (29 gennaio 2023)

Matteo si premura di presentare, come in una magna carta che dovrà servire di riferimento fondamentale, cosa Gesù insegni: le sue beatitudini. Da notare subito: insegna, non semplicemente parla o annuncia. L’insegnamento partecipa del contesto che Paolo descrive nella sua lettera ai Corinzi: “Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio”. È da quel contesto che vanno ascoltate le beatitudini. In pratica, si ascoltano come una deduzione dall’aver contemplato la vita, la morte e la risurrezione di Gesù nella sua potente testimonianza della grandezza dell’amore del Padre per noi.

III Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – III Domenica (22 gennaio 2023)

Convertitevi, dice Gesù, riprendendo la stessa predicazione di Giovanni Battista. Come ci dicesse: ‘aprite gli occhi, riconoscete la via di Dio; tornate a sentire la bontà di Dio per voi; rinverdite il cuore, svegliatelo all’intelligenza degli eventi, alla libertà del desiderio, svegliatelo all’amore; tornate a gustare la vita nella comunione col vostro Dio’! Siccome nella lingua ebraica e aramaica il termine cielo non esiste al singolare, Gesù chiama il suo regno ‘regno dei cieli’, cioè il regno di Dio. Intendendo due cose: quel regno non è relegato nei cieli ma si manifesta sulla terra; quel regno è diverso dai regni della terra, è di natura celeste. Proprio quel regno è vicino, vale a dire è venuto a voi, lo potete vedere e toccare. Toccare, sì, toccare. Quando i discepoli di Gesù hanno provato a riassumere la loro esperienza del Maestro si sono espressi così: “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita …” (1Gv 1,1).