Pentecoste

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – Pentecoste – (31 maggio 2020)

Gesù compare agli apostoli, riuniti a porte chiuse nel cenacolo, la sera di Pasqua. Offre loro il saluto pasquale per eccellenza: shalom, pace a voi. La pace sta in relazione con il mostrare le cicatrici delle ferite della passione, non solo per rimarcare che il risorto è proprio il crocifisso, ma per suggerire che la pace che annuncia è il frutto della passione. È una pace che scaturisce dal crogiolo dell’amore, di un amore così obbediente da consegnare se stesso senza ombra di rivendicazione. Di questa pace fa dono.[…] “Riceverete la forza dello Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni sino agli estremi confini della terra” (At 1,8), intendendo terra non solo in senso geografico ma spirituale, vale a dire in ogni circostanza, in ogni situazione, in ogni prova, in ogni afflizione interiore ed esteriore.

Ascensione del Signore

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – Ascensione del Signore – (24 maggio 2020)

[…] nella percezione degli apostoli l’ascensione è colta come un dono di presenza, come un’interiorizzazione di rapporto, che non solo non perde nulla della sua realtà con la sottrazione della fisicità di Gesù, ma acquista profondità e intensità insospettate […] Non è scontato per noi arrivare a dire: riconosco, Signore, che ogni momento del mio vivere e ogni punto del mio cuore si può aprire allo splendore della tua presenza; riconosco che non c’è nulla in me che non possa essere liberato dalla paura e dalla vergogna perché tu sei in noi e con noi!

VI Domenica T.P.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – V Domenica – (10 maggio 2020)

[…]‘adorate il Signore nei vostri cuori’ non rende la drammaticità di quello che quell’adorazione comporta. Il termine greco è ‘santificate il Signore’, alludendo al profeta Isaia quando dice: “Non chiamate congiura ciò che questo popolo chiama congiura, non temete ciò che esso teme e non abbiate paura». Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l’oggetto del vostro timore, della vostra paura” (Is 8,12-13). Il contesto è quello della persecuzione, quando il principe di questo mondo si scatena e il profeta invita a restare fermi nella fede in Dio: solo lui è il Santo, nessun altro va temuto.

V Domenica T.P.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – V Domenica – (10 maggio 2020)

Gesù sta introducendo i suoi discepoli al mistero della sua persona e della sua morte-risurrezione. Per comprendere le parole del brano di oggi dobbiamo fare un passo indietro. Quando Giuda è uscito dal cenacolo, Gesù commenta: “ora è glorificato il Figlio dell’uomo”. E rivela che dove va lui i discepoli non possono venire. È a questo punto che Gesù inserisce il comandamento nuovo dell’amore vicendevole. Spesso la rivelazione evangelica non scaturisce dal contenuto delle affermazioni fatte ma dal collegamento sotterraneo che ci offre il fondale di luce necessario per comprenderle. L’amore vicendevole è collegato alla sua dipartita. Vale a dire: l’amore vicendevole perpetuerà la presenza del Cristo tra di noi, sarà il suo volto visibile tra di noi.

IV Domenica T.P.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – IV Domenica – (3 maggio 2020)

Il salmo 22, soprattutto secondo il testo greco e latino, definisce l’azione del pastore nei nostri confronti come un guidarci a un luogo di ristoro dove trovare conversione (che il testo ebraico riporta come un ‘rinfrancare’). È interessante collegare questa azione a quella che, sempre Pietro, nella sua prima lettera, dice avvenire nel cuore dei credenti: “se facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio” (1Pt 2,20). Il testo dice espressamente: questa è la grazia! È l’azione di grazia del pastore delle nostre anime quando è accolto da noi. E il cuore può lasciar operare questa grazia perché ha gustato il ‘ristoro’ che il pastore procura.

III Domenica T.P.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – III Domenica – (26 aprile 2020)

I due discepoli avevano, sì, sentito Gesù predire la sua passione, ma a passione avvenuta non si raccapezzavano più e cedettero alla delusione. S. Agostino spiega: “Nel tempo trascorso con loro prima della passione, infatti, egli aveva predetto ogni cosa: che avrebbe patito, che sarebbe morto, che il terzo giorno sarebbe risorto. Aveva predetto tutto, ma la sua morte fu per loro come una perdita di memoria. Quando lo videro sospeso al patibolo furono così turbati che dimenticarono i suoi insegnamenti, non attesero più la sua risurrezione, non rimasero saldi nelle promesse”.