Sacratissimo Cuore di Gesù

Anno liturgico A (2019-2020) – Solennità e feste – Sacratissimo Cuore di Gesù – (19 giugno 2020)

I nostri pensieri sono mutevoli, i nostri progetti pure, ancor più i nostri desideri. Ma sperimentare che quelli del Signore sussistono per sempre, non mutano mai, non vengono mai meno, significa cogliere e accogliere il segreto di amore che regge il mondo. Il fatto stesso che tale segreto possa essere svelato in tutto il suo splendore solo nel momento più drammatico della vita di Gesù la dice lunga sul fatto che quell’amore non sia scontato coglierlo e viverlo, per quanto desiderabile.

Corpus Domini

Anno liturgico A (2019-2020) – Solennità e feste – Corpus Domini – (14 giugno 2020)

Gli uomini presentano all’altare il pane e il vino, che verranno loro ridonati come corpo e sangue del Signore, perché di tutti si faccia un corpo solo. Quando s. Agostino si domanda quale sia la virtù specifica dell’Eucarestia, non può che rispondere: “La virtù propria di questo nutrimento è quella di produrre l’unità, affinché, ridotti ad essere il corpo di Cristo, divenuti sue membra, siamo ciò che riceviamo”. In effetti, quando ci accostiamo alla comunione eucaristica, l’amen che il fedele risponde non significa: sì, credo che quel pezzo di pane è il corpo di Cristo, ma, più in verità: sì, so che faccio parte di quel corpo e accetto di vivere come un corpo solo!

Santissima Trinità

Anno liturgico A (2019-2020) – Solennità e feste – Santissima Trinità – (7 giugno 2020)

Mosé era riuscito nella sua intercessione, aveva ottenuto che Dio continuasse a stare con il suo popolo ma si chiede: potrò mai vedere il volto di Dio? E domanda: “Mostrami la tua gloria” (Es 33,18). Voglio vederti in faccia, voglio sapere chi davvero sei! Richiesta oltremodo pericolosa, sapendo che non si può vedere Dio e restare in vita. Dio però si concede al suo servo e si dichiara in modo da infuocare il cuore di Mosé: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (Es 34,6). Insieme al brano del roveto ardente (Es 3,2) e alla rivelazione al profeta Elia sull’Oreb nella brezza leggera (‘un silenzio sottile’, secondo il termine ebraico, 1Re 19,12), qui si raggiunge l’apice della rivelazione di Dio nell’AT.

Pentecoste

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – Pentecoste – (31 maggio 2020)

Gesù compare agli apostoli, riuniti a porte chiuse nel cenacolo, la sera di Pasqua. Offre loro il saluto pasquale per eccellenza: shalom, pace a voi. La pace sta in relazione con il mostrare le cicatrici delle ferite della passione, non solo per rimarcare che il risorto è proprio il crocifisso, ma per suggerire che la pace che annuncia è il frutto della passione. È una pace che scaturisce dal crogiolo dell’amore, di un amore così obbediente da consegnare se stesso senza ombra di rivendicazione. Di questa pace fa dono.[…] “Riceverete la forza dello Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni sino agli estremi confini della terra” (At 1,8), intendendo terra non solo in senso geografico ma spirituale, vale a dire in ogni circostanza, in ogni situazione, in ogni prova, in ogni afflizione interiore ed esteriore.

Ascensione del Signore

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – Ascensione del Signore – (24 maggio 2020)

[…] nella percezione degli apostoli l’ascensione è colta come un dono di presenza, come un’interiorizzazione di rapporto, che non solo non perde nulla della sua realtà con la sottrazione della fisicità di Gesù, ma acquista profondità e intensità insospettate […] Non è scontato per noi arrivare a dire: riconosco, Signore, che ogni momento del mio vivere e ogni punto del mio cuore si può aprire allo splendore della tua presenza; riconosco che non c’è nulla in me che non possa essere liberato dalla paura e dalla vergogna perché tu sei in noi e con noi!

VI Domenica T.P.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo di Pasqua – V Domenica – (10 maggio 2020)

[…]‘adorate il Signore nei vostri cuori’ non rende la drammaticità di quello che quell’adorazione comporta. Il termine greco è ‘santificate il Signore’, alludendo al profeta Isaia quando dice: “Non chiamate congiura ciò che questo popolo chiama congiura, non temete ciò che esso teme e non abbiate paura». Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l’oggetto del vostro timore, della vostra paura” (Is 8,12-13). Il contesto è quello della persecuzione, quando il principe di questo mondo si scatena e il profeta invita a restare fermi nella fede in Dio: solo lui è il Santo, nessun altro va temuto.