Anno liturgico C  – 2021 / 2022


L’enciclica del santo Papa Giovanni Paolo II Fides et ratio inizia così: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”.
Questa frase può certamente ridursi solo a un bell’aforisma, ma comunque è un’ottima base di partenza per coloro che hanno incontrato Gesù Cristo quando devono giudicare (= guardare con intelligenza e alla luce della Fede) gli avvenimenti della propria vita e del mondo.
La confusione tra le due “ali” o la prevaricazione dell’una sull’altra sono facce dello stesso errore, della stessa menzogna. Quando non c’è armonia tra le due, la menzogna che le accomuna è quella di voler controllare la realtà, averne piena disponibilità, spiegarla senza lasciare spazio al “mistero” (al di più), pretendere di possedere la luce dissipando la paura delle ombre secondo un paradigma stabilito da noi, risolvere ogni questione complessa con posizioni autoreferenziali (o ideologiche in senso lato). Come ebbe a dire in più occasioni Benedetto XVI e in un memorabile augurio natalizio (2012): “…il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano. Certo, non siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cristo, che è la Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra ricerca appassionata di conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene saldamente. L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri”.

Anche in questo dobbiamo imparare dalla Rivelazione che in ogni sfumatura o narrazione insegna un umile rispetto del “reale”, di ciò che ci sta di fronte, di ciò che sta prima di noi e che “è” senza di noi.
Sia quando gli viene annunciato il suo destino cambiandogli il nome, sia quando si presentano i tre uomini a Mamre, Abramo mostra una “ospitalità” della realtà così com’è, senza aggiungervi nulla: si prostra, invoca il Signore, ma si rivolge anche a questi ospiti come uno che non ha stabilito da sé chiaramente chi ha di fronte (è il suo Signore?, sono angeli?, è una visione?, sono ospiti stranieri in visita?), ma ha “soltanto” chiaro che ogni realtà è l’ipotesi di una ierofania. Questo agire, ad Abramo, gli è possibile anche per due attitudini che lo fanno padre dei credenti: l’umiltà che non prevarica sulla circostanza vissuta e la “curiosità” genuina, quella dei bambini evangelici, che dà credito alla realtà per se stessa, nella sua propria verità (non v’è pretesa di “creare” il reale). Queste attitudini sono accompagnate, è vero, dal rischio di sbagliare o di subire una “fregatura”, ma sostengono in modo convincente il fascino che emana dall’esistente, attraendo il cuore dell’uomo. La nostalgia e lo stupore dell’essere, quelli che pongono in adorazione Mosè al roveto ardente, si radicano nella parte più intima del nostro cuore dove la coscienza si confronta con la verità, con le domande ultime e ineludibili, con la ricerca senza limitazioni, con il desiderio infinito. Se poi da qui ci accade di varcare la soglia dell’esperienza spirituale, allora il luogo più intimo di ognuno corrisponde al luogo dell’incontro inatteso, della relazione assoluta, dell’unione con Dio.
È a partire da queste poche riflessioni che il nuovo anno liturgico sarà accompagnato, nei tempi che lo costituiscono, da sette figure di scienziati, scelti tra innumerevoli innamorati della vita e delle sue dimensioni misurabili, rispondenti a leggi e scoperte che si squadernano man mano nella storia. Leggi che rivelano un “logos”, dicono l’intelligibilità della vita (dove non prevale l’irrazionale e la contraddizione), traguardi sempre da superare come dei gradini su cui poggiare con ragionevole certezza il nostro cammino terreno. Nondimeno sono scienziati che hanno lasciato all’umanità la testimonianza del sacrificio, dell’offerta di sé, per la ricerca e la cura, per la scoperta e le invenzioni, le intuizioni, gli errori e la leale correzione di precedenti acquisizioni. Nessuno di essi ha prevaricato sull’eccedenza del reale, benché non tutti propriamente credenti, ma sicuramente aperti alla realtà tutta intera.
Il loro lascito è quello di un’umanità che collabora, consapevolmente o no, con Colui, l’Amor, “che move il sole e l’altre stelle”.

Solo a partire da questa feconda collaborazione il cristiano può essere credibile testimone quando vive anche la scienza a partire da quella vera esperienza che può affermare: senza Cristo non possiamo far nulla, Lui è la scienza e la sapienza in cielo e in terra.
Spiace, in questi tempi drammatici di pandemia, vedere i sintomi di rigetto di un approccio rigoroso alle evidenze scientifiche, mediche, mediamente razionali. Sono sintomi di un accecamento e di improvvisati e impensabili schieramenti pur di prendere una posizione (politica, culturale, personale, ecc.) cui, è sconfortante dirlo, anche una parte di credenti mostra di aderire. Così, alimentando i clamori mondani, vengono calpestati o immiseriti i doni che il Signore ha voluto per noi: oltre alla fede, la ragione, la scienza, la logica, i “numeri” del creato, partecipando a uno spettacolo simile a quanto magistralmente descritto dal Manzoni nei capitoli 31 e 32 dei “Promessi sposi”. (Il Manzoni, da storico rigoroso, riporta nel romanzo la situazione venutasi a creare durante l’epidemia di peste del 1630, descrivendo con pennellate ineguagliate le reazioni del popolo e delle varie autorità: origine straniera del virus, negazione dell’epidemia, ricerca dell’untore zero, scontro tra le diverse autorità, disprezzo per gli esperti, rimedi “medici” irrazionali o clinicamente non validati, caccia ai colpevoli, emergenza sanitaria gestita a ondate fluttuanti… cosa ci ricorda?).
Gli scienziati presentati più oltre ci offrono una testimonianza del bene, bello e buono disseminati, nonostante tutto, nell’uomo.

[Le presentazioni biografiche rimandano al sito di “Documentazione interdisciplinare di scienza e fede”, https://disf.org/].

Buon nuovo anno liturgico
Massimo Mascolo

Intero anno liturgico. Anno C

Paolo Nagai Tagashi

Takashi (1908-1951), di famiglia shintoista, si farà battezzare cristiano col nome di Paolo. Capì subito l’entità della tragedia della bomba atomica di Nagasaki (dove peraltro la sua famiglia e la sua casa furono annientati) mentre era nell’ospedale come radiologo. Continuò a curare nonostante la sua leucemia aggravata dalle radiazioni atomiche.

Maestro di “spiritualità della pace”, definito il “Gandhi giapponese”, Takashi (che in giapponese significa “nobiltà”) ha vissuto l’ideale cristiano dell’amore verso il prossimo annullando davvero se stesso. Il “santo di Urakami” o il “santo di Nagasaki”, come era già chiamato in vita, fu esempio di umiltà nella ricerca appassionata della verità, di abnegazione e di spirito di sacrificio.

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Tempo Ordinario

Max Planck

Planck (1858-1947), tedesco di famiglia luterana, era un vero innamorato della scienza; di sé diceva che la passione per la scienza è “conseguenza diretta di una scoperta che non ha mai cessato di riempirmi di entusiasmo fin dalla mia prima giovinezza: le leggi del pensiero umano coincidono con le leggi che regolano la successione delle impressioni che riceviamo dal mondo intorno a noi, sì che la logica pura può permetterci di penetrare nel meccanismo di quest’ultimo. A questo proposito è di fondamentale importanza che il mondo esterno sia qualcosa di indipendente dall’uomo, qualcosa di assoluto”.

E nel suo approdo alla fine della vita, in una delle sue fondamentali acquisizioni, appagherà, nel suo aspetto scientifico, il tema di partenza del suo entusiasmo giovanile: “La velocità della luce è per la teoria della relatività quello che il quanto elementare di azione è per la teoria dei quanti: il suo nucleo assoluto”.

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Solennità e feste

San Giuseppe Moscati

Moscati (1880-1927), medico e scienziato campano, il percorso di scienziato credente di Moscati si delinea sempre più chiaramente sulla scia di una particolare formazione che lo rende consapevole di una duplice necessità: sopperire alle esigenze del corpo curandolo nelle sue sofferenze e mitigare le sofferenze dell’anima aiutando i pazienti — nei quali egli vede il Cristo sofferente e lo ama e lo serve in essi — ad affidarsi innanzitutto all’opera salvifica del Medico Divino. Come scienziato si dedica a studiare l’azione e i vari processi di trasformazione di amidi e glicogeno nell’organismo umano e pubblica in italiano e in lingue straniere. Dimostrò che l’amido accelera la coagulazione del sangue, applicandolo, con le dovute precauzioni, nella terapia umana, ottenendo risultati assai soddisfacenti.

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Tempo di Avvento

Johann Gregor Mendel

Mendel (1822-1884). Austriaco, finiti gli studi entrò nel monastero agostiniano di Brno. Negli anni 1851-1853 si recò presso l’Università di Vienna per completare la formazione scientifica e avviarsi alla metodologia sperimentale, specie all’applicazione dei metodi matematici nell’elaborazione dei risultati. Tornato a Brno, fu docente di fisica e storia naturale alla Scuola Reale Superiore. Dopo aver analizzato circa 30.000 piante di Pisum sativum in dieci anni di lavoro, arrivò a formulare le leggi fondamentali dell’ereditarietà, valide ancor oggi, e spiegate a distanza di più di un secolo anche a livello della biologia molecolare. È proprio a livello del metodo che si rileva un fondamentale contributo di Mendel: egli applica per la prima volta lo strumento matematico, in particolare la statistica e il calcolo delle probabilità, allo studio dell’ereditarietà biologica.

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Tempo di Natale

Louis Pasteur

Pasteur (1822-1895). Fu un uomo versatile e di grandi interessi culturali. Le sue ricerche e scoperte, infatti, si estendevano dalla chimica alla fisica, dalla biologia all’agricoltura e alla zootecnica, con risvolti nell’ambito della chirurgia e della medicina. Il suo contributo fu rilevante in ciascuno di questi settori, poiché riuscì a risolvere numerosi problemi, come le malattie del baco da seta o il virus della rabbia, che fino a quel momento risultavano irrisolti. Egli affrontava le problematiche con fantasia ed ingegno, uniti ad un forte rigore logico. Era un attento osservatore e un abile costruttore della strumentazione di cui si serviva nei suoi esperimenti. Agli studi sulla generazione spontanea ne seguirono altri rivolti alla pastorizzazione, che nel 1867 gli valsero il Premio dell’Esposizione Universale, e altri ancora rivolti alle malattie del vino e del baco da seta. Nel 1877 le sue ricerche sul carbonchio (detto anche antrace, infezione causata dal batterio Bacillus Anthracis) e la conseguente vaccinazione costituirono una svolta decisiva in ambito medico, in quanto Pasteur riuscì a dimostrare il ruolo patogeno del bacillo del carbonchio, fornendo un termine di paragone sui germi come agenti infettivi. 

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Tempo di Quaresima

Jérôme Lejeune

Lejeune (1926-1994). Genetista francese. È stato docente di genetica fondamentale all’Università di Parigi. Membro della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1974, ricoprì il ruolo di primo presidente della Pontificia Accademia della Vita (coerentemente con la sua cristallina testimonianza della dignità e intangibilità di ogni vita nascente anche se con difetti cromosomici). Nel 1958 scopre l’anomalia genetica (trisomia del cromosoma 21) che causa la sindrome di Down. Per la prima volta si stabilisce un legame tra uno stato di disabilità mentale ed una aberrazione cromosomica. I suoi risultati scientifici vanno oltre questa scoperta fondamentale, rivelando i meccanismi di diversi disordini cromosomici e aprendo in tal senso la strada della moderna citogenetica clinica. Nei suoi studi, Lejeune si interessò di manipolazioni genetiche su cellule somatiche e cellule riproduttrici, di fecondazione in vitro e di manipolazione del feto. Alla guida dell’unità di citogenetica clinica dell’ Hôpital Necker-Enfantes Malades di Parigi, Lejeune e la sua équipe studiarono oltre 30.000 cariotipi di pazienti e seguirono più di 9.000 persone con difetti dell’intelligenza.

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Tempo di Pasqua

Pavel Aleksandrovič Florenskij

Florenskij (1882-1937). “La legge è l’autentico recinto della natura; ma anche il muro più spesso ha crepe sottilissime attraverso le quali si infiltra il mistero”. La sua è una visione unitaria della conoscenza, in quanto le profondità segrete della natura sono a noi conoscibili “non per mezzo della mente in modo frammentario, bensì quando le cogliamo nel loro insieme, nell’esperienza personale e viva del reale”. È una proposta di “metafisica concreta” che coinvolge scienza e filosofia. Il Partito comunista sfrutta le competenze del “pope-scienziato”, ordinandogli ricerche per l’elettrificazione della Russia sovietica, sui minerali, la radioattività, la standardizzazione dei termini tecnici e ben 127 voci dell’Enciclopedia Tecnica. Ma per la dittatura stalinista non è a lungo tollerabile questo “pope oscurantista” che, nonostante i divieti, continua ad andare in giro vestito da prete, parlando, scrivendo e componendo la sua “antropodicea”. Nel 1933 viene definitivamente arrestato e inviato prima in Siberia, dove compie importanti ricerche sul gelo perpetuo, infine nell’infernale lager delle Solovki, dove studia l’estrazione dello iodio dalle alghe marine.

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