50° anniversario della Comunità – 1970 / 2020
TESTIMONIANZE E RINGRAZIAMENTO PER UN ANNIVERSARIO
Il festeggiare i 50 anni di una comunità come quella dei Fratelli Contemplativi di Gesù non vuole imitare i tanti esercizi celebrativi per l’occasione, ma essere un tempo di ringraziamento.
La “chiamata” originaria, che portò all’avvio della comunità, dovette smuovere fin nelle midolla questi pochi monaci se ha suscitato in loro il coraggio di una vita contemplativa, donata totalmente a Gesù e al prossimo, in un momento, siamo nel 1970, in cui anche le pietre sembravano gridare che la vita spirituale, la scelta monastica, appartenevano al passato e fossero inutili al progresso di un’umanità ormai adulta.
Eppure i nostri monaci sono ancora lì, invidiabilmente vivaci e carichi di freschezza (la discrezione sul fisico e sull’età anagrafica è totale, sennò in molti supplicherebbero la ricetta dell’elisir).
Non mi avventurerò nella storia della mia ultratrentennale frequentazione, da figlio spirituale, da amico, dei fratelli, ma proverò solo ad offrire un mio sguardo d’insieme per onorare l’anniversario e offrire a Dio una lode di ringraziamento per averci donato tali buoni pastori.
Pensando a loro, la cornice che trovo è riassumibile in sette parole chiave:
Preghiera; Roveto ardente; Emmaus; Paternità; Famiglia; Letizia; Ristoro.
PREGHIERA
Se la preghiera è la relazione fondamentale con Dio che ci permette di dare consistenza a tutto ciò che facciamo, a ciò che desideriamo, a ciò che ci rende davvero liberi, anche dalle paure e dalla morte, allora con i fratelli è possibile questa esperienza perché si entra nella bottega di artisti veri che conoscono l’arte della preghiera e sono in grado di trasmetterla (anche a chi non ne trae frutto e magari ne fa uso in modo fasullo). Si scopre il tesoro nascosto dei Padri, dell’intelligenza della Scrittura, della sapienza nascosta nella vita cristiana. Solo come accenno, ricordo ancora le lectio che a turno i fratelli offrivano alla comunità e agli ospiti (ho avuto la possibilità di esserlo) e la prima volta che mi accadde toccava a p. Domenico: ne rimasi affascinato, catturato; riecheggiava la profonda e stabile saggezza della Tradizione resa viva oggi. E ci credo che rimasi stupito, anelavo da anni, con percorsi accidentati e bislacchi, a incontrare guide spirituali e farne esperienza; guide che sapessero iniziarti non solo a rileggere i Padri, la Scrittura, la Tradizione, ma a vivere rinati dall’alto, a provare a sperimentare qui ed ora che il Regno ha già avuto inizio e che si compirà nei cieli nuovi e nella terra nuova.
ROVETO ARDENTE
Se la preghiera ci introduce al “soprannaturale”, allora il roveto ardente è l’esperienza tra le più emblematiche della Bibbia. Dio parla e si fa vicino in tanti modi al popolo che ha eletto, ma al roveto si manifesta nella Sua alterità totale e nel contempo rivolta proprio all’uomo. È un fuoco che brucia, ma non distrugge, attiva ogni cosa, è il fondamento arcano di ogni esistenza, è la rivelazione del fuoco interiore che Gesù bramerà di voler “accendere” nel cuore di ogni essere umano.
Il contesto dei dialoghi spirituali, delle confessioni, delle conversazioni allegre con i fratelli è quello di un luogo dove sembra ardere una presenza che pervade la quotidianità. Ogni cosa, ogni spazio, ogni momento rimandano in qualche maniera allo stupore del roveto eppure tutto appare straordinariamente “ordinario” nella loro vita.
La stessa liturgia che si celebra con i fratelli, nella sua sobria sacralità, rinnova l’esperienza stupita e adorante del roveto. La semplicità e compostezza dei gesti ti fa sentire accolto nella casa del Signore. È come uno che torna esule ed esclama: sono finalmente tornato a casa mia.
EMMAUS
L’esperienza che si fa incontrando p. Elia o p. Domenico inizia col raccontarsi la vita, ma man mano che la conversazione procede ci si accorge che vibra qualcos’altro e alla fine uno si domanda: non ci ardeva forse il cuore mentre si conversava? Di che intimità si tratta? Ecco la definirei un po’ come l’esperienza di Emmaus. Qui ancora più che le cose dette, è la voce stessa del padre spirituale che fa memoria della presenza dello Spirito. Com’è possibile? Solo chi si prende cura di un altro senza vergogne, senza sovrapporsi, come dono inerme, può caldamente parlare al cuore di un discepolo, muovendolo nel profondo. Solo chi vive in intimità costante col Padre, può essere generatore di figli.
PATERNITÀ
La genuina offerta di sé, il non sostituirsi all’altro, l’offrire il cibo spirituale giusto al momento giusto, generano figli. Chi ha avuto la grazia di attingere al consiglio e alla cura spirituale dei fratelli, prima o poi avrà acquisito la consapevolezza di essere generato in ogni cosa e quindi farà esperienza della paternità e della figliolanza, anzi della mendicanza. Noi siamo “donati”, non abbiamo scelto di nascere, non ci facciamo da noi, Qualcun altro ci fa, ci prende, ci mangia eucaristicamente (come p. Elia ama ricordare riguardo al prendere e mangiare il corpo di Cristo, che di fatto si capovolge in Cristo che ci assume a sé). Solo l’obbedienza al padre spirituale mi ha permesso di mettere a nudo senza nascondimenti la mia figliolanza anche biologica, l’onorare il padre e la madre, il senso ultimo di essere generati.
FAMIGLIA
Chi ha trascorso qualche ora o qualche giorno in monastero, avrà colto due cose. Tutta la vita monastica si mostra esperta in umanità e in relazioni familiari, tanto che a volte ci si meraviglia di come dei monaci possano saperne molto più degli interessati, dei rapporti anche intimi tra marito e moglie, tra genitori e figli. È come se ne portassero l’esperienza più radicale, il nocciolo cosmico che fa della famiglia, delle relazioni uomo-donna, un prototipo di ogni esistenza compiuta. Il secondo aspetto è che la vita monastica stessa è condotta con una regola e con modalità che ricordano molto il “menage” familiare e che forse è la famiglia che dovrebbe prendere esempio dal monastero.
LETIZIA
San Paolo al cap. 12 della lettera ai Romani dice: “Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità”.
È esattamente il clima che si respira in monastero. Chi non ha sperimentato di tornare a casa lieti dopo aver incontrato il basamento di ogni vera speranza? Foss’anche solo una parola di conforto, sempre è alimentata da una letizia più grande, quel soprannaturale del roveto, quella preghiera incessante, quel respirare Dio che sostiene l’intera giornata e la fa splendere della vera luce.
L’indicazione di fondo che i fratelli offrono con insistenza è la “parabola” della perfetta letizia narrata da san Francesco.
RISTORO
Un ultimo aspetto che sempre impressiona è il fatto che i fratelli, in mezzo anche a tribolazioni non piccole che hanno attraversato, siano sempre rimasti fedeli al principio di umiltà e mansuetudine. Tale “sacrificio”, tale “offertorio”, è rivolto a tutti coloro che li avvicinano e che effettivamente trovano in loro una relazione dove le fatiche e le oppressioni quotidiane (che subiamo, ma che anche ci autoinfliggiamo) vengono ristorate, vengono poste spiritualmente di fronte al riposo del settimo giorno, purché si accetti la stessa mansuetudine e la stessa umiltà. Come ben illustra il Vangelo:
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mite e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.
Questo sguardo d’insieme ci parla di un insegnamento di fondo che viene trasmesso dai fratelli contemplativi in termini vitali: l’unificazione del proprio io disperso, il compimento del proprio destino nelle circostanze date e che non creiamo noi, la stabilità interiore di fronte a Dio che i Padri chiamano esichia. Forse ESICASMO è l’ottava parola chiave che racchiude tutte le altre e che ben caratterizza 50 anni di vita, di un itinerario spirituale vocato alla santità e alla preghiera incessante.
Grazie a tutti e lode a Dio.
Massimo M.
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Faccio seguire una serie di testimonianze pervenute finora da vari amici.
Rimane aperta per tutto l’anno celebrativo, fino a maggio 2021, la possibilità di pubblicarne altre (o anche foto ricordo, filmati brevi, ecc.) che dovessero pervenire da tutti coloro che intendessero partecipare a questo anniversario.
Si potrà farlo nei modi che si ritengono più opportuni, ma principalmente inviando una mail all’indirizzo anniversario@contemplativi.it. Oppure compilando il modulo che si trova alla fine di questa pagina.
Congratulazioni per il vostro cinquantesimo anniversario! È cosa assai bella ricordarlo e festeggiarlo… La fresca sorgente del vostro monastero ha abbeverato in tutti questi anni tanti poveri assetati di Dio come la sottoscritta. Spero di poter venire a salutarvi personalmente in questo 2020 e portarvi il mio piccolo dono di riconoscenza.
Con tanto affetto e devozione filiale
Maria Letizia Azzilonna
Ho conosciuto padre Elia a Chevetogne. Ero appena rientrata da Mosca, dove, dopo l’Università, avevo perfezionato i miei studi. Ero alla ricerca della strada da percorrere per realizzarmi: come muovermi fra le mie aspirazioni, i vari progetti, alcune proposte di lavoro? Cosa scegliere? In che direzione andare? Ho perso mio padre quando avevo tre anni e mezzo. Forse, anche per questo ho sempre avuto qualche titubanza nel momento in cui sono stata chiamata a scegliere. Così, in quel particolare momento della mia vita, in padre Elia ho trovato in un solo istante un amico, un fratello e un padre, che mi ricordava vagamente la dolcezza del mio padre terreno, ma che soprattutto mi testimoniava la presenza del Padre celeste. Ricordo la bellissima conversazione con lui durante il viaggio in treno di ritorno da Chevetogne, cui seguirono altre conversazioni non solo sul mio lavoro, ma anche su Paisij Veličkovskij, l’Ortodossia ed altro.
Ho avuto la fortuna di visitare la Comunità monastica dei Fratelli Contemplativi di Gesù un paio di volte, traendo beneficio dalla quiete e dalla pace di questo luogo. Negli ultimi anni con padre Elia ci siamo persi di vista. Gli impegni di lavoro e di famiglia hanno diradato i nostri incontri alla stazione di Bologna e alla biblioteca del PIO a Roma; ma, per quel che mi riguarda, non hanno diminuito l’affetto e la gratitudine per la pazienza di quelle parole di consolazione e di Luce, che padre Elia ha pronunciato in alcuni momenti bui della mia esistenza. Il ricordo di quelle parole di sapienza, misericordia e di gioiosa carità ancora oggi è vivo e mi illumina nei momenti di difficoltà. Ringrazio il Signore per avere incontrato sul mio cammino padre Elia.
Antonella
L’incontro con p. ELIA ha rappresentato per me una svolta nella vita. Sarò eternamente grato.
Marco
Io mi sento un po’ “l’ultima arrivata” perché conosco p. Elia “solo” da quasi 10 anni ( nel senso che mi spiace non averlo conosciuto prima !!!) anche se l’intensità del dono supplisce gli anni “passati/perduti” …. inizio ad unirmi spiritualmente, con il cuore a questo Te Deum di ringraziamento.
Una suora clarissa
Con 33 anni di direzione spirituale presso i Fratelli Contemplativi di Gesù ho sicuramente elementi per ponderare e fare qualche considerazione.
Io ringrazio per la costanza di un accompagnamento che si configura analogo all’alleanza di nostro Signore col suo popolo: non viene meno a meno che non sia il popolo, in questo caso l’individuo, a romperla. Un’alleanza mai uguale perché incarnata nelle storie reciproche e perciò fatta anche di momenti in cui il penitente percepisce di essere lasciato solo e abbandonato dal direttore, come Gesù in croce, mentre anche questo vissuto percettivo è parte integrante e necessario del cammino di Grazia ed è perciò assecondato da chi è padre. L’alleanza che non viene meno nella croce costituisce il nocciolo della resurrezione e permette il fiorire della Grazia.
Desidero dunque rendere grazie per una paternità che si è declinata facendo ripercorrere a chi si è affidato ai Fratelli Contemplativi l’itinerario per tappe della vita di Gesù, consentendo di stargli dietro: la sequela. E si capisce che in questo stesso accompagnamento si attua e si compie la loro stessa sequela.
Paola Zavatta
Tramite Padre Elia e il materiale del sito, ho riscoperto la sapienza dei padri e ho “scoperto” la vita spirituale che è una cosa diversa dalla vita religiosa!
La seconda cosa è che l’incontro con i fratelli contemplativi mi ha ricondotto alle sorgenti della vita nello Spirito, dove si beve alla sorgente, dove si respira l’ossigeno, dove il cuore percepisce che trova la verità di se stesso, dove il cuore non si stanca mai di indugiare e di nutrirsi.
Grazie per quanto fate per i fratelli contemplativi. Noi sorelle portiamo nel silenzio il grido dell’umanità oggi, provata dal Coronavirus, ma anche il grido più dimenticato della situazione dei profughi siriani e di tutte le guerre dimenticate.
Fraternamente, Suor Maria Gioia (clarissa)
“Metti la cera, togli la cera, metti la cera, togli la cera. E non dimenticare il respiro.”
Era il maestro Miyagi, nel film anni 90 “ Karate Kid”, quando all’inizio allenava il suo allievo per gareggiare, per dargli le basi e “combattere”..
Sembrerà un paragone banale ma mi vedo in quella scena, anche se P.Elia per me rappresenta molto di più di questo maestro.
E’ stato uno di quegli Incontri che sicuramente hanno cambiato la mia vita. Nel 2011.
E’ persona semplice e pratica, uomo speciale, un punto di riferimento. Persona del fare. Sensibile. Una roccia alla quale mi aggrappo quando il mare è in tempesta.
Chiedo consigli e sto riuscendo di nuovo ad aver fiducia verso la gente avendo iniziato ad aprirmi con lui. “Bastone e carota, bastone e carota”.
Mi sta insegnando a Pregare e ad ogni sua Omelia si rimane davvero incuriositi; ha la capacità di farmi guardare dentro. E poter andar in profondo.
Anche se non ne sono ancora capace, grazie a lui, ho capito quanto nella vita sia importante ASCOLTARE una persona. Mi ha aperto la curiosità verso Gesù e uno spiraglio di amore verso questo nostro Amico.
Sono uomo che ha bisogno di disciplina, se no si perde.
Tante volte mi ha raddrizzato, ma dandomi quelli che possono sembrare normali consigli e togliendomi dalla confusione totale. Dopo una chiacchierata o Confessione con lui è aver la sensazione di ritornare a respirare meglio e riaprire gli occhi per guardare di nuovo in faccia il mondo e soprattutto se stessi.
Un esempio di Vita è Padre Elia per me e credo per tantissimi.
Ho solo da dirgli GRAZIE, ma non basterebbe.
Marco Bianchi
Ringrazio con gioia Dio per i 50 anni dei F.C.G.
Tramite loro ho conosciuto i santi padri del deserto, le radici della nostra fede, la bellezza di un cammino che è luogo d`’incontro col nostro Dio.
Grazie tante per la condivisione e l’aiuto.
Un abbraccio grande, N.N.
Del lungo periodo di conoscenza e frequentazione dei Padri potrei dire tantissimo, raccontando delle scoperte, consapevolezze e rivelazioni che mi sono state donate.
Oppure, paradossalmente ma con identica efficacia, potrei tacere del tutto, custodendo i frutti e i semi che sono stati deposti nei molti incontri.
Pur preferendo quest’ultima opzione, ci tengo proprio ad essere partecipe, almeno con un cenno, a questo speciale Anniversario della loro Comunità, importante non solo per me ma per tutta la nostra Chiesa; tutti abbiamo infatti potuto godere attraverso di loro di una spiritualità che, per forza ed autenticità, richiama quella delle Origini.
Se devo quindi pensare a quale immagine riassuma meglio il mio sguardo al Monastero di Capriata, mi affiora immediatamente questo aneddoto ebraico. Esso esprime con esatta precisione il tesoro prezioso, la perla nel campo trovata molti anni fa salendo quella stradina di Villa Bricco, e che porto con me ancora inalterata.
“Rabbi Leib, lo tzaddik nascosto che vagava sulla terra seguendo il corso dei fiumi per salvare le anime dei viventi e dei morti, diceva così: -Io non vado dal Maghid per udire la Torà da lui, ma per vedere come si slaccia le scarpe di feltro e come le allaccia di nuovo”.
La mia grandissima riconoscenza è per averci aperto la loro porta e aver mostrato, fedelmente e instancabilmente, “la vita”.
Testimoniando come la risposta a ogni dolore non sia sempre la risoluzione del problema, ma l’alzare lo sguardo vedendo l’esistenza in una prospettiva più larga, rispondente all’anima umana”.
Sara
Auguri per il cinquantesimo. grazie per il servizio, assicuro preghiere Saluti a Padre Elia.
Sr Elisabetta
Padre Elia mi ha accompagnato in un periodo molto oscuro della mia povera esistenza. Da lui ho ricevuto la luce della Filocalia e della preghiera di Gesù; l’essenza della forza spirituale, in pratica. Poi le nostre strade spirituali si sono separate a causa del- le sopravvenute condizioni karmiche, anche se solo apparentemente.
Egli resta uno dei miei migliori Maestri spirituali, a cui va tutta la mia riconoscenza.
Vincenzo Noja
Carissimi Padri, grazie di aver scelto il nostro paese per la vostra comunità. La nostra lunga frequentazione ha arricchito la mia vita spirituale e non, avete partecipato a tutti gli eventi della mia famiglia – come dimenticare il matrimonio di mia figlia 22 anni fa? – e a tutte le vicende del nostro paese. Ogni giorno ringrazio Dio per avervi affidato la nostra comunità e voi per la cura e l’affetto con cui siete stati vicini.
Che il Signore vi benedica ora e sempre.
Mariella
Sia benedetto il Signore per questa comunità. Luogo di ristoro per l’anima. Incontri di amicizia e guida spirituale. Arrivo con lacrime di angoscia, esco con lacrime di speranza. Grazie di cuore!!
Franca
Sono molto riconoscente ai Padri Domenico e Elia.
Non ricordo neanche più quando ho iniziato a frequentare Villa Bricco, ero giovane ora ho passato i 70, avevo iniziato a frequentare Padre Domenico e dopo qualche tempo sono stato guidato da Padre Elia che con pazienza e costanza mi ha accompagnato e aiutato a vivere le brezze e le tormente della vita. Ricordo che la mia prima domanda è stata di insegnarmi a pregare, oggi posso dire che almeno come concetto ho capito che pregare e vivere non sono strade parallele, ma sono un’unica strada. Non so proprio come sarebbe stata la mia vita se il Signore non mi avesse fatto incontrare i monaci di Capriata. Grazie-grazie-grazie.
Alessandro Tassistro
Tantissimi AUGURI per questo SPECIALE ANNIVERSARIO: 50 anni di dedizione al Signore Gesù nel dono ai fratelli.
Con gratitudine riconoscente e grande stima.
Suor Emma
Ho passato gli ultimi 20 anni all’estero e Padre Elia è rimasto con me, vicinissimo anche da lontano, in ogni momento importante dei miei tanti cambiamenti. La mia vita senza i Fratelli Contemplativi sarebbe alquanto diversa. Ho un porto sicuro a cui appoggiarmi quando la voce di Dio non sembra molto chiara. Dedico a loro tutto quello che ho di bello e di importante. Il ricordo più bello? La scorsa estate Padre Elia ha letto qualche poesia della sua infanzia alla mia bambina nel parco di Villa Carolina. Ho dovuto fare un video per trattenere quella bellezza immensa… me la porterò sempre con me. Grazie Padre Elia. Grazie Fratelli Contemplativi.
Paola R.
I primi contatti con il Monastero risalgono a più di 30 anni fa. Non posso immaginare ogni trascorso significativo in tutti questi anni senza il loro sguardo nitido, pulito e profondo, dentro a una Fiducia accompagnata da una qualità di ascolto che ha sempre superato l’ aspettativa del momento, in ogni circostanza. Arrivederci per continuare, spero presto.
Grazie!.
Paola
Dai Contemplativi è sempre stato naturale accorgermi che la vita porta in sé un fascino che la abita e che mi cerca. La presenza dei Fratelli Contemplativi è un bene grande.
Elia M.
Desidero ringraziare la comunità dei padri contemplativi di Gesù dal profondo del mio cuore, in particolare padre Elia, tuttora dopo quasi 11 anni ancora mio padre Spirituale.
Premetto che 11 anni fa non sapevo nemmeno che cosa volesse dire tale nome oltre ad ignorarne completamente l’esistenza.
Oggi posso dire con chiarezza che il “padre” esiste ed esiste nella sua interezza con la parte di regole… di fermezza ed al contempo quella di ‘accoglienza’ e tenerezza… caratteristiche che pensavo appartenessero solo ed unicamente ad una madre. Le ho riscontrate invece con infinito e piacevolissimo stupore nello specifico in padre Elia.
Lui 11 anni fa mi ha accolta così come ero approdata a Pratalborato… claudicante nel corpo e nello spirito… confusa e senza più una meta… Ha saputo rimandarmi uno sguardo d’ Amore, donarmi speranza e fiducia “a gratis” quando nessuno me l’avrebbe concessa e contro ogni apparenza.
Ringrazio. Posso solo continuare a ringraziare e cercare a mia volta di restituire parte di ciò che ho ricevuto a chi a mia volta, oggi, incontro sul mio cammino. Certa che la Speranza è possibile coltivarla e farla divenire realtà viva, bella e incarnata se per primi ne siamo stati testimoni e continuiamo a rimandarla a nostra volta, ponendoci come strumenti e canali contagiosi pronti ad irrigare di vita zampillante altri fratelli claudicanti come lo siamo stati noi.
R.B.
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