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Ottavo ciclo

Anno liturgico B (2023-2024)

Tempo Ordinario

XXVI Domenica

(29 settembre 2024)

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Nm 11,25-29;  Sal 18 (19);  Gc 5,1-6;  Mc 9,38-43.45.47-48

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Se in precedenza la domanda che serpeggiava nel cuore dei discepoli era: “chi è grande?”, ora, nella risposta di Gesù, quella domanda suona come un avvertimento: guai a vivere la grandezza sulla testa di qualcuno; guai a non tener conto dei piccoli!

Il brano di vangelo, al di là del contenuto specifico delle parole di Gesù, sottolinea due realtà: l’estrema preziosità della fede nel Signore Gesù e la segreta tensione per il Regno. Ambedue le realtà sono suggerite dal canto al vangelo: “La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità” (cf. Gv 17,17). Come se, davanti alla proclamazione del vangelo, pregassimo: fa’ che viviamo della verità delle tue parole, aderendovi intimamente, in tutta evidenza per il nostro cuore.

Le letture di oggi evidenziano una strana realtà dei credenti: si può essere gelosi dei doni di Dio! Giosuè, il servitore fedele di Mosè, non accetta che lo spirito di profezia possa essere donato al di fuori dell’autorità del suo maestro e i discepoli di Gesù non accettano che il dono di scacciare i demoni possa essere esercitato al di fuori della loro cerchia. Dio invece è libero nell’elargire i suoi doni, non è vincolato a nulla e da nulla. Presso Dio, la gelosia degli uomini per i suoi doni rivela l’incomprensione totale dell’agire di Dio, l’incapacità di riconoscere la dinamica dell’agire di Dio.

Il discorso di Gesù però va oltre e allude ad un aspetto misterioso della vita. Rispetto a chi non ha ancora fede in lui Gesù dice: “Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico che non perderà la sua ricompensa”. La sottolineatura risulta: chi accoglie voi, accoglie me. Gesù ritiene fatto a sé ogni attenzione o cortesia rivolta ai suoi discepoli. È la benedizione di Gesù su coloro che non lo conoscono, ma ne rispettano l’insegnamento con la gentilezza nei confronti dei suoi discepoli. E potremmo dedurre per tutti in generale: anche un semplice bicchiere d’acqua è degno di ricompensa, se offerto in rettitudine di cuore! L’aspetto misterioso consiste appunto nel fatto che ogni minima cosa, fatta nel nome di Cristo, apre sul mistero del regno dei cieli, che Gesù è venuto ad indicarci presente, fruibile. Per i discepoli di Gesù sembra suoni strano che Dio dia la stessa ricompensa anche a coloro che discepoli non sono! Sono così incomparabili il regno dei cieli e i nostri meriti, che non è pensabile di raggiungere il regno dei cieli con qualche azione straordinaria, strepitosa, sempre immensamente impari allo scopo. La speranza viene dal fatto che nel nome di Gesù ogni minima azione può aprirsi sul regno dei cieli e ciò è accessibile a tutti perché a tutti Gesù rende vicino il Regno.

Gesù si rivolge poi ai discepoli e indica la condizione di fondo che rende possibile quell’apertura misteriosa. “Se la tua mano ti scandalizza, tagliala … Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo … Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna …”. Gesù parla in modo duro, ma solo per esprimere la radicalità della possibilità che ci è offerta. Il senso delle sue parole potrebbe essere così interpretato: se l’uomo ha il coraggio di agire seguendo i desideri più profondi del suo cuore, nell’esperienza della fede, allora abbandonerà i desideri superficiali, momentanei, che sono in contrasto con quelli. Posso portare un esempio. Vengo offeso da un fratello? Il mio cuore mi convince di esigere scuse da lui per ristabilire il mio diritto e se il fratello tarda o si rifiuta io resto nella mia offesa. A volte è solo il senso della mia importanza ad essere ferito o la mia vanità o la mia presunzione. Ebbene, se applichiamo gli esempi di Gesù, potremmo spiegare: vuoi ottenere il tuo diritto? Rischi di perderti completamente. La tua importanza ti impedisce (=scandalizza) di entrare nel regno dei cieli? Abbandonala, tagliala via e tu entrerai nel regno. La difesa del tuo diritto ti fa entrare in guerra con il tuo fratello? Lasciala, tagliala via e tu vedrai il regno dei cieli. Oppure: vuoi prevalere sul tuo fratello? Stagli invece sottomesso: scoprirai la grazia del Regno. È l’invito perentorio di Gesù: una strada a metà non esiste. Esiste solo l’incapacità nostra di seguire il Signore fino in fondo, ma questa, una volta riconosciuta, senza ulteriori giustificazioni, senza più contrapposizioni con il prossimo, ci può far entrare nel regno per la via dell’umiltà. E l’aspetto più misterioso della faccenda si rivela nel fatto che quel tagliare via, in realtà, è un pervenire ad una integrità più fondamentale, più armonica, più profonda. L’esempio di un s. Francesco di Assisi è di una eloquenza suprema. Rinunciando completamente ad ogni forma di possesso, non solo dei beni materiali, ma di ogni diritto personale esigito sugli altri, scopre la grazia di una nuova fraternità che ha fatto sognare moltitudini immense e che ancora oggi sa suscitare energie segrete per seguire il Signore e stare in comunione con gli uomini.

I misteri del Regno sono i misteri della conoscenza del Signore Gesù, fuoco e sale della vita. Non per nulla il capitolo 9 di Marco termina con queste parole misteriose: “Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale … Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”. Potremmo interpretare: se vi lascerete convincere a percepire i misteri del Regno come tesoro del vostro cuore (ecco il fuoco) e rinuncerete sia a ogni forma di ambizione e rivalità che di impoverimento di desideri e di tensione spirituale (ecco il sale), vivrete custoditi e lieti, potrete godere la pace tra voi come sigillo dell’opera di Dio in voi, come frutto del dono dello Spirito Santo e godimento dell’esperienza della conoscenza del vostro Maestro che per voi è venuto, ha patito, è morto ed è risuscitato.

Gli atteggiamenti interiori che rivelano l’esperienza del Regno si riducono così a due: gioire del bene (sia quello fatto da noi che da altri, ascrivendolo a Dio) e non ferire mai la coscienza del prossimo, specie dei deboli e dei piccoli. Allora potremo cantare con il salmo responsoriale: “i precetti del Signore fanno gioire il cuore”.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  Nm 11,25-29

Dal libro dei Numeri

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.

Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.

Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 18 (19)

R. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,

rinfranca l’anima;

la testimonianza del Signore è stabile,

rende saggio il semplice. R.

Il timore del Signore è puro,

rimane per sempre;

i giudizi del Signore sono fedeli,

sono tutti giusti. R.

Anche il tuo servo ne è illuminato,

per chi li osserva è grande il profitto.

Le inavvertenze, chi le discerne?

Assolvimi dai peccati nascosti. R.

Anche dall’orgoglio salva il tuo servo

perché su di me non abbia potere;

allora sarò irreprensibile,

sarò puro da grave peccato. R.

Seconda Lettura  Gc 5,1-6

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!

Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.

Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.

Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Vangelo  Mc 9,38-43.45.47-48

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».