Settimo ciclo
Anno liturgico B (2020-2021)
Tempo di Pasqua
Pentecoste
(23 maggio 2021)
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At 2,1-11; Sal 103 ; Gal 5,16-25; Gv 15, 26-27; 16, 12-15
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“O fuoco la cui venuta è parola, il cui silenzio è luce! Fuoco che fissi i cuori nell’azione di grazie” canta s. Efrem e la liturgia di oggi, con il canto al vangelo, proclama: “Vieni, santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”.
Quando Gesù, nell’ultima cena, aveva promesso l’invio dello Spirito Santo dopo che lui se ne fosse andato, aveva suscitato tristezza negli apostoli. Aveva parlato in modo velato e poi si era spiegato, tanto che gli apostoli avevano concluso: adesso capiamo, adesso crediamo! E lui: ma se tra qualche ora mi lascerete solo e vi disperderete! La cosa strana è che proprio per quell’eventualità lui aveva parlato. E proprio perché aveva tenuto conto di quella eventualità le sue parole sono così rivelative. In sostanza Gesù dice: se prima, quando ero con voi, io stesso vi custodivo, ora, che me ne vado, sarà lo Spirito a custodirvi. Quello che ho fatto io, lo farà anche lui, vale a dire: custodirvi dal maligno in modo che non vi inganni e vi attiri nella sua orbita (intelligenza della parola); mostrarvi la grandezza dell’amore del Padre (fede in Gesù); disporvi, stando uniti a me, a mostrare a tutti quell’amore (amore vicendevole). È la promessa di Gesù: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,13-14). Questo può avvenire solo dopo che Gesù avrà mostrato fino a che punto arriva l’amore di Dio per l’uomo. In effetti, lo Spirito guida non tanto alla verità (moto a luogo) ma nella verità (stato in luogo). Il che significa che la guida dello Spirito non è tesa a farci raggiungere la verità, ma ad aprire ogni evento della vita alla manifestazione della verità. In altre parole, in gioco è la possibilità di vivere la nostra vita, dentro tutti gli eventi che la caratterizzano, esteriori e interiori, nella logica dell’esperienza dell’amore di Dio per noi, che nell’umanità di Gesù ha la sua manifestazione più totale. Ogni evento può essere vissuto nell’esperienza dell’amore di Dio che ci trascina nella sua dinamica di comunione con Lui e tra di noi. La guida dello Spirito è tesa proprio a far sì che nessun evento ci impedisca l’esperienza di questo amore; a far sì che ogni evento ci richiami a vivere la potenza di quell’amore, che nulla può mortificare. Quello che appunto domandiamo con la preghiera allo Spirito, che è luce e fuoco.
E quando si sottolinea che lo Spirito dirà tutto ciò che ha udito, non si fa semplicemente riferimento alle parole di Gesù che troviamo nei vangeli, ma al colloquio eterno di Dio in se stesso a proposito della creazione e della salvezza dell’uomo, scopo di tutta la creazione. Quel colloquio riguarda il destino di comunione dell’uomo nella gioia dell’amore del suo Dio, destino che si gioca sull’immolazione dell’Agnello prima della fondazione del mondo (Ap 13,8). Lo Spirito ha udito tutto quello che il Padre e il Figlio si dicono dall’eternità nella condivisione del loro amore folle per l’uomo. Quella memoria si incendierà nel nostro cuore, del contenuto di quella memoria incendierà il nostro cuore. Il fuoco esprime appunto la cifra di quel colloquio, la condivisione di un segreto capace di far ardere il cuore. Significa poter conoscere il mistero del Signore Gesù in tutta la potenza di rivelazione dell’amore di Dio per l’uomo, nella condivisione del suo segreto.
È allora caratteristico che nel giorno di Pentecoste lo Spirito appaia sotto l’immagine delle ‘lingue come di fuoco’. Lingua e fuoco: le due immagini dello Spirito. Il fuoco allude all’amore e la lingua alla comunione, nel senso che non ci può essere comunione se non nell’amore. Lo Spirito, mentre spira l’amore nei nostri cuori, apre alla comunione rendendo le differenze suscitatrici di gioia e non di gelosia o timore, come invece suggerisce il principe di questo mondo. Il miracolo di Pentecoste possiamo esprimerlo così: i vari idiomi si unificano in un’unica lingua, la diversità si apre alla comunione e tutti comprendono la stessa cosa. Ciò che accomuna, comunque, è solo l’opera di Dio, riconosciuto nel suo amore per gli uomini. Tutti mantengono la proprietà dei rispettivi linguaggi, ma tutti esprimono l’identica cosa: i cuori parlano oramai un’unica lingua. A differenza dell’esperimento della torre di Babele, quando gli uomini parlavano l’unica lingua del dominatore di turno in ordine al sogno di grandezza di qualche potente, ma i cuori erano schiavizzati, zittiti nella propria lingua. É il miracolo operato nei cuori dallo Spirito quando li convince a muoversi nella carità, aprendo la diversità alla comunione e facendo esperienza che così viene proclamato l’amore di Dio che riempie i cuori. Riconoscere, assecondare, favorire tale dinamica, significa aver ricevuto e agire nella potenza dello Spirito Santo. Come ripeteva s. Francesco d’Assisi: avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione. E lo Spirito Santo non può che condurre alla conoscenza del mistero del Signore Gesù, che dell’amore di Dio per gli uomini è il testimone per eccellenza. Quella dinamica lavora a che tutti si ritrovino nell’unica famiglia di Dio, tutti invitati alla mensa del suo amore. E per questo, nella preghiera della Chiesa, nel canone eucaristico, lo Spirito è invocato perché ci riunisca in un solo corpo.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]
Prima Lettura At 2, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 103
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.
Seconda Lettura Gal 5, 16-25
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.
Vangelo Gv 15, 26-27; 16, 12-15
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».