Ogni anno, mentre si avvicina Natale, l’aria che respiriamo cambia e ci ricorda che la vita non è tutta racchiusa nell’ordinario, ma che anzi ogni circostanza può aprirci a qualcosa di straordinario. Anche se quasi facciamo fatica ad ammetterlo, ci appare evidente che le cattive notizie e il male nel mondo e in noi non riescono a sconfiggere un’attesa che ci portiamo dentro, non riescono a riempire tutte le stanze del nostro cuore che invece si aspetta un “regalo” speciale anche quest’anno. Quando festeggiamo il Natale è come se tornassimo a casa dopo un lungo pellegrinare forestieri e perduti; è rientrare in una casa dove qualcuno ci attende per donare ogni dolcezza, facendo accadere l’impossibile. La festa certifica che desideriamo la felicità e che non è una favola viverci dentro. Con questo spirito vi consegno una poesia di G.K. Chesterton sul Natale (traduzione di Annalisa Teggi e pubblicata su Tempi del 24 dicembre 2012), augurando ogni bene a voi e ai vostri cari.
Massimo Mascolo.
* * *
Laggiù una madre senza posa camminava,
fuori da una locanda ancora a vagare;
nel paese in cui lei si trovò senza tetto,
tutti gli uomini sono a casa.
Quella stalla malconcia a due passi,
fatta di travi instabili e sabbia scivolosa,
divenne qualcosa di così solido da resistere e reggere
più delle pietre squadrate dell’impero di Roma.
Perché tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa,
e si sentono forestieri sotto il sole,
come stranieri appoggiano la testa sul cuscino
alla fine di ogni giornata.
Qui combattiamo e ardiamo d’ira,
abbiamo occasioni, onori e grandi sorprese,
ma casa nostra è là sotto quel cielo di miracoli
in cui cominciò la storia di Natale.
Un bambino in una misera stalla,
con le bestie a scaldarlo ruminando;
solo là, dove Lui fu senza un tetto,
tu ed io siamo a casa.
Abbiamo mani all’opera e teste capaci,
ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!
In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci
sotto la volta del cielo.
Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,
e anche le cose ovvie sono strane,
basta la terra e basta l’aria
per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;
Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago
e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,
in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici
che volarono attorno a quella stella incredibile.
Di notte presso una capanna all’aperto
giungeranno infine tutti gli uomini,
in un luogo che è più antico dell’Eden
e che alto si leva oltre la grandezza di Roma.
Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,
fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,
fino al luogo dove Dio fu senza un tetto
e dove tutti gli uomini sono a casa.