Questo breve video (bellissimo e commovente) è tratto dall’opera cinematografica ispirata alle Cronache di Narnia dello scrittore anglo-irlandese C.S. Lewis. Il leone Aslan, nella narrazione di Lewis, si sacrifica per salvare Edmund (e Narnia) a seguito di una magia che la strega gli rammenta. Metafora trasparente di Gesù Cristo che salva l’umanità e l’intera creazione dalla dissoluzione.

Nel film Aslan dice: “Se la strega conoscesse il vero significato del sacrificio, avrebbe dato una diversa interpretazione della grande magia. Se un innocente che si offre volontario viene immolato al posto di un traditore, la tavola di pietra si spezza e così persino la morte torna sui suoi passi!”.

Le cronache di Narnia nascono, a detta di Lewis stesso, dal voler creare un’allegoria di Cristo e, cosa ancora più interessante, nascono da quella tappa decisiva della sua conversione, proprio conversando sul tema più scottante del Cristianesimo e che non gli dava requie (la dottrina della Redenzione). La tappa decisiva della sua vita fu la notte del 19 settembre 1931, nella quale, fino alle quattro del mattino, si trovò a discutere con H.Dyson e con J.R.R.Tolkien, l’autore de Il Signore degli anelli, della realtà della morte in croce di Cristo, finendo per esserne conquistato.

L’episodio merita di essere raccontato dall’autore stesso:

“Quello che mi ha trattenuto (perlomeno durante l’anno passato, all’incirca) non è stata tanto una difficoltà a credere, ma piuttosto a sapere cosa la dottrina volesse significare: non puoi credere a una cosa mentre ignori cosa questa sia. La mia difficoltà era la Dottrina della Redenzione nella sua interezza, in che modo la vita e morte di Cristo “avessero salvato” o “spalancato la salvezza” per il mondo. Capivo come una salvezza miracolosa potesse essere necessaria: uno può vedere dall’esperienza di tutti i giorni come il peccato (per esempio nel caso di un alcolizzato) possa portare l’uomo a un punto tale che egli sia destinato a raggiungere l’Inferno (la completa degradazione e miseria) in questa vita, a meno che un qualche aiuto o sforzo non semplicemente naturale prenda l’iniziativa. E potevo bene immaginare un mondo intero nella stessa condizione, e in maniera simile la necessità di un miracolo. Quello che non riuscivo a capire era come la vita e la morte di Qualcun Altro (chiunque questi fosse) duemila anni fa potesse aiutare noi adesso – se non nella misura in cui poteva esserci utile il suo esempio. E la questione dell’esempio, sebbene tanto vera e importante, non è il cristianesimo: proprio al centro del cristianesimo, nei Vangeli e in san Paolo, trovi qualcosa di completamente diverso e misterioso, espresso in quelle frasi di cui io mi sono fatto gioco così spesso (“propiziazione”, “sacrificio”, “il sangue dell’Agnello”), espressioni che riuscivo a interpretare solo in modi che mi parevano o sciocchi o scandalosi.
Ora, quello che Dyson e Tolkien mi hanno mostrato era questo: che se io incontro l’idea del sacrificio in un racconto pagano questa non mi crea alcun problema: anzi, che se mi trovo davanti un dio che si sacrifica, ne sono attratto e misteriosamente commosso: ancora, che l’idea del dio che muore e risorge (Balder, Adone, Bacco) mi colpisce così tanto a condizione che io la trovi ovunque tranne che nei Vangeli. La ragione è che nei racconti pagani io sono stato preparato a percepire il mito nella sua profondità e suggestione di significati oltre ogni mia capacità di comprensione, anche se poi nella freddezza della prosa io non riesco a dire “cosa significhi”. Ora la storia di Cristo è semplicemente un mito vero: un mito che agisce su di noi come gli altri, ma con la tremenda differenza che questo è davvero avvenuto. […]
Cioè, le storie pagane sono Dio che esprime Se stesso attraverso la mente dei poeti, facendo uso delle immagini che vi ha trovato, mentre il cristianesimo è Dio che esprime Se stesso attraverso quello che chiamiamo “realtà”. Perciò è vero, non essendo una “descrizione” di Dio (cosa che una mente finita non potrebbe racchiudere) ma la via attraverso cui Dio sceglie di mostrarsi alle nostre facoltà. Le “dottrine” che tiriamo fuori dal vero mito sono certamente meno vere di questo: traducono in concetti e idee quello che Dio ha già espresso in un linguaggio più adeguato, la vera incarnazione, crocifissione e resurrezione. E’ sufficiente tutto questo per credere al cristianesimo? In ogni caso adesso sono certo che: A) in un certo senso, questo è il metodo con cui il cristianesimo deve essere avvicinato, così come mi accosto agli altri miti; B) fattore più importante e ricco di significato, sono quasi certo che sia tutto accaduto per davvero”.

(Lettera del 18 ottobre 1931, in C.S.Lewis, Prima che faccia notte. Racconti e scritti inediti, BUR Rizzoli, Milano, 2005, pagg.88-90).


Ma per approcciare il senso completo del breve filmato è bene riportare per intero cosa scrisse Lewis stesso (C.S.Lewis, Le cronache di Narnia, Mondadori, Milano, 2001, I volume, pagg.139-259). Lascio a ognuno godere delle suggestioni che Lewis ci regala, con molteplici e neanche velati richiami evangelici. Per rileggere quello che Lewis stesso propone come lettura di senso del Cristianesimo rimando anche a: C.S.Lewis, Il cristianesimo così com’è, Adelphi, Milano, 1997, pagg.83-88.

***

– Tu hai un traditore qui, Aslan – cominciò a dire la strega. Naturalmente tutti sapevano che alludeva a Edmund, ma il ragazzo, dopo tutto quello che aveva passato e dopo il colloquio della mattina con Aslan, non ci pensava più: guardava il grande leone senza curarsi di quel che diceva la Strega Bianca.
– Ebbene, quel traditore non ti ha recato nessuna offesa – obiettò Aslan.
– Hai dimenticato la Grande Magia?
– Diciamo che l’ho dimenticata – rispose gravemente il leone.
– Parlamene tu.
– Devo parlartene io? – chiese la strega con voce stridula. –
– Devo ripeterti quello che è scritto là, sulla Tavola di Pietra? Devo farti ricordare che proprio su quella tavola sono scritte le stesse cose che la spada ha inciso profondamente nella roccia infuocata della Collina Segreta? E anche quello che è inciso sullo scettro dell’imperatore d’Oltremare? Sai bene qual è l’incantesimo che l’imperatore ha gettato su Narnia fin dall’inizio dei tempi. Sai bene che ogni traditore mi appartiene, è mio per legge. Ogni tradimento mi dà diritto a un’uccisione!
– Ah, capisco! – esclamò il castoro, con tono ironico. – Quella là crede di essere la regina e invece funziona da boia per conto dell’imperatore d’Oltremare. Capisco… capisco…
– Buono, buono, mio caro castoro – disse Aslan, e fece sentire un ringhio soffocato.
– Quell’essere umano mi appartiene – continuò imperterrita la strega. – Ho diritto a confiscargli la vita, a prendermi il suo sangue.
– E vieni a prendertelo, allora! – esclamò il toro con la testa d’uomo: la sa voce assomigliava a un profondo muggito.
– Imbecille! – replicò la strega con un sorriso che era quasi una smorfia crudele. – Credi dunque che il tuo padrone possa togliermi i miei diritti con l’uso della forza? Lo sa bene, lui, cosa stabilisce la Grande Magia: se non avrò il sangue di quel traditore, Narnia sarà distrutta dall’acqua e dal fuoco! Questo dice la Grande Magia!
– E’ vero – mormorò Aslan. – Non posso negarlo.
– Oh, Aslan! – esclamò Susan, e poi, avvicinando le labbra all’orecchio di Aslan, sussurrò: – Non possiamo permetterlo. Voglio dire che tu non lo permetterai, vero? Non si può far nulla per rompere l’incantesimo? Voglio dire, tu non puoi fare qualcosa contro la Grande Magia?
– Qualcosa contro quello che l’imperatore ha stabilito dall’inizio dei tempi? – chiese Aslan volgendo verso la fanciulla uno sguardo lievemente accigliato.

Aslan si ritira per un incontro a tu per tu con la Strega Bianca. Al termine del loro colloquio non spiega ai fratelli ed al suo esercito radunato ciò che avverrà, ma tutti avvertono che qualcosa di grande sta per accadere:

E la discussione tra il leone e la strega continuava. Finalmente si udì la voce di Aslan che disse:
– Tranquillizzatevi, va tutto bene. Ho sistemato la faccenda. La strega rinuncia ai suoi diritti sul sangue di vostro fratello. Allora si udì uno strano suono, come se tutti, che fino a quel momento non avevano osato neanche respirare, ora tirassero insieme un gran sospiro di sollievo. La Strega Bianca se ne stava andando: aveva sul volto un’espressione di gioia feroce. A un certo punto si fermò e voltandosi disse:
– E come faccio a essere certa che manterrai la promessa?
– Raaauuug – ruggì il leone, e fece l’atto di alzarsi dal trono dove stava seduto.
La Strega Bianca restò a guardarlo un attimo, sbalordita. Poi Aslan spalancò maggiormente la bocca, lei si raccolse la gonna tra le mani e fuggì a gambe levate.

Solo le due sorelline seguono il leone, nella notte, fino al luogo nel quale si rivela il segreto del colloquio fra Aslan e la Strega Bianca. Susan e Lucy, vedendo il leone che si fa legare e porre sull’altare, sulla Tavola di pietra, senza reagire, capiscono che Aslan ha offerto la sua vita in cambio di quella di Edmund. Le due bambine assistono così alla sua terribile morte, offerta in sacrificio:

Eppure, se il leone avesse voluto, una sola zampata poteva significare la morte dei suoi assalitori. Non reagì, invece, neanche quando i suoi nemici cominciarono a stringere i nodi, tirando le corde così forte che esse sembravano sul punto di segargli la pelle; poi lo trascinarono verso la Tavola di Pietra.
– Basta, ora – comandò la strega. – Dobbiamo sistemargli la criniera, prima di tutto!
Dalla folla dei suoi seguaci si levò un altro coro di risatacce volgari. Un orco si fece avanti: teneva in mano un paio di forbici e, zac-zac-zac, cominciò a tagliare ampie ciocche di peli dorati. Quand’ebbe finito, e sul terreno si ammassava il resto della lunga criniera, l’orco si tirò da parte. Le due ragazzine poterono allora vedere, sempre nascoste tra i cespugli, che il povero Aslan sembrava ben diverso da prima. Anche i nemici si accorsero della differenza.
– Be’, dopo tutto non è che un gattone! – gridò uno.
– E noi avevamo tanta paura di quello là! – esclamò un altro. Tutti si misero a sbeffeggiarlo con frasi idiote, come: “Micio, micio… quanti topolini hai acchiappato oggi?” oppure: “Vuoi un po’ di latte nel piattino, micetto?”
– Oh… come possono fare una cosa simile! – mormorò Lucy mentre le lacrime le rigavano il volto. – Sono dei bruti, delle belve! Ora che avevano superato il primo momento di sorpresa, Lucy e Susan si accorgevano che, così tosato, Aslan sembrava anche più bello, più coraggioso, più paziente che mai.

– Vigliacchi! Vigliacchi! – singhiozzava Susan. – Hanno paura di lui anche adesso! Quando questa operazione fu compiuta (e Aslan era un unico ammasso di corde!) sulla folla cadde un profondo silenzio.

– E allora? Chi ha vinto? E tu, pazzo, credi che con questo salverai quel traditore? Io ti ucciderò al posto so, come era nel nostro patto: così la Grande Magia sarà rispettata. Ma quando tu sarai morto, chi mi impedirà di uccidere anche lui? Chi lo strapperà dalle mie mani, allora? Mi hai consegnato, e per sempre, tutto il paese di Narnia. Hai perso la tua vita, ma non hai salvato quella di lui. Capiscilo finalmente e muori nella disperazione! Le due sorelline non videro il momento preciso in cui la malvagia strega vibrò il colpo. Non avrebbero mai potuto sopportare un simile spettacolo: perciò si coprirono gli occhi con le mani.

SCENA DELLA RESURREZIONE

– Oh, Aslan! – esclamarono entrambe fissandolo impaurite e contente al tempo stesso. – Non eri morto, allora, caro Aslan?
– chiese Lucy.
– Non lo sono più – rispose il leone.
– Non sei… non sei un… – domandò Susan con voce tremante. Non sapeva decidersi a dire la parola “fantasma”. Aslan si avvicinò, piegò un poco la testa e le diede una leccatina sulla fronte. Susan sentì il calore del suo fiato e quella specie di profumo che sembrava diffuso intorno a lui.
– Ti sembro un fantasma? – chiese Aslan.
– Oh, no! Sei vivo, sei vivo! – gridò Lucy, e tutt’e due si lanciarono verso di lui, ripresero ad abbracciarlo e accarezzarlo e coprirlo di baci.
– Ma cosa significa tutto questo? – chiese Susan quando si furono un po’ calmate.

Aslan rispose:
– Significa che la Strega Bianca conosce la Grande Magia, ma ce n’è un’altra, più grande ancora, che lei non conosce. Le sue nozioni risalgono all’alba dei tempi: ma se lei potesse penetrare nelle tenebre profonde e nell’assoluta immobilità che erano prima dell’alba dei tempi, vedrebbe che c’è una magia più grande, un incantesimo diverso. E saprebbe così che, quando al posto di un traditore viene immolata una vittima innocente e volontaria, la Tavola di Pietra si spezza e al sorgere del sole la morte stessa torna indietro!
– Oh, è meraviglioso! – esclamò Lucy battendo le mani e saltando dalla gioia. – E ora, come ti senti, Aslan?
– Sento che mi ritornano le forze e, bambine mie, prendetemi se vi riesce!