Feb 14, 2025 | Tempo Ordinario 2024-2025
Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – VI Domenica – (16 febbraio 2025)
Il salterio inizia con “beato l’uomo …”. In ebraico ’ašre-ha’îš. È il nome di Adamo davanti a Eva quando si ritrova percorso da una gioia indicibile, gioia che non aveva trovato di fronte al mondo e agli animali. Il salmo 2, l’altro battente della porta del salterio, interpreta l’uomo giusto come il re messia, il Figlio eterno che raduna le genti. Il termine ebraico ‘beato’ si potrebbe rendere letteralmente: ‘in cammino’, ‘su, avanti’, ‘progredisci’. La felicità non è designata come una cosa, ma come un processo, un cammino che ha una meta, il cui raggiungimento produce quella felicità a cui il cuore anela. Se pensiamo che Gesù si è definito ‘via, verità e vita’, allora possiamo afferrare il senso della felicità per l’uomo quando cammina nella via tracciata da Gesù, nella verità d’amore da lui testimoniata, per la vita che si fa splendore di amore.
Feb 7, 2025 | Tempo Ordinario 2024-2025
Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – V Domenica – (9 febbraio 2025)
La liturgia di oggi abbina la vocazione dei primi apostoli alla vocazione del profeta Isaia. Le corrispondenze sono specialissime, se i brani si leggono nel loro contesto. Il profeta aveva già avuto visioni, ma non aveva ancora raccontato in quale visione è scattato qualcosa nel suo cuore da immaginare tutta la sua vita in funzione di un compito ricevuto da Dio stesso. In particolare, nel capitolo precedente, aveva composto un cantico d’amore del Diletto per la sua vigna. In quel contesto di scoperta dell’amore immenso di Dio per il suo popolo, avviene la visione della gloria di Dio che lascia il profeta esterrefatto, come annichilito, tanta è la coscienza della sua miseria. Ma sopraggiunge un serafino con il carbone ardente prelevato dal braciere dell’atrio del tempio per poggiarlo sulle sue labbra e purificarlo, vale a dire per farlo sentire in corrispondenza con la santità di Dio, che è tutto amore di misericordia per i suoi figli. A quel punto, di fronte al desiderio impetuoso di Dio di salvare il suo popolo, il profeta non può che proferire sommessamente: “Eccomi, manda me!”.