Ottavo ciclo
Anno liturgico B (2023-2024)
Tempo Ordinario
XXIII Domenica
(8 settembre 2024)
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Is 35,4-7a; Sal 145 (146); Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
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Secondo il vangelo di Marco, Gesù non ha mai predicato ai pagani, ma ha attraversato le loro terre e ha compiuto alcuni miracoli a favore di persone pagane. Il brano di vangelo di oggi riporta appunto il secondo di questi miracoli in terra pagana, la guarigione di un sordomuto. I gesti e le parole di Gesù hanno un’alta valenza simbolica tanto che il toccare gli orecchi e la lingua è diventato un rito specifico battesimale.
Rispetto al mistero di Dio e della vita siamo come sordomuti: non sappiamo ascoltare né parlare ‘bene’. Potremmo chiederci: di quale parola abbiamo bisogno? Nelle preghiere quaresimali, ad es. quella di s. Efrem, domandiamo di venir liberati dalla parola vana, dalla parola vuota. La prima preghiera che la Chiesa fa pronunciare ogni mattina, al sorgere del sole, ripresa dal salmo 50, v. 17, proclama: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”. Ed è significativo che la lode sia contrapposta al sacrificio nel senso che il Signore non vuole il sacrificio, ma la lode di un cuore contrito che torna al suo Signore, pentito e desideroso della sua comunione. Nei riti battesimali dell’apertura e della rinuncia a satana, quando, la vigilia del battesimo, al candidato venivano toccati orecchi e bocca perché diventassero capaci di ascoltare e parlare dei misteri di Dio, la Chiesa si riferisce ai battezzandi come a bambini piccoli che imparano a parlare. E quale parola si suggerisce loro di dire? “Padre nostro” e non: ‘padre mio’, rinunciando così ad ogni dipendenza nei confronti di qualsiasi altro padre terreno e carnale, cioè al diavolo.
Il miracolo di Gesù narrato nel vangelo fa risaltare la dinamica che la guarigione comporta. Si tratta di miracoli di apertura. Gesù non è un mago, sebbene taumaturgo; non pronuncia parole magiche, ma semplicemente la parola effatà, cioè apriti. La sordità comporta spesso anche il disturbo della parola. Non si tratta però solo di rivelare la potenza di guarigione di Gesù, ma di far convergere il cuore, nella fede, verso la rivelazione del mistero della Persona di Gesù in rapporto alla grandezza dell’amore di Dio per gli uomini. Ciò verso cui il sordomuto è invitato a volgersi è proprio Gesù perché possa vivere la sua vita nell’alleanza con Dio che si è fatto suo prossimo. La lode delle persone guarite allude a questo tipo di apertura del cuore.
Il miracolo è segno dei tempi messianici che in Gesù si compiono. Ce lo rivela la risposta di Gesù ai messaggeri di Giovanni Battista, che dal carcere gli manda a dire: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Gesù risponde proprio citando il profeta Isaia: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono …” (Mt 11,5). Risposta, a cui allude la costatazione della gente dopo la guarigione del sordomuto: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”. Chi sia Dio in verità ce lo rivela solo Colui che appunto è stato inviato a svelare a tutti la grandezza del suo amore. È il segreto messianico, che si svelerà a suo tempo. Ora prevale il comando del silenzio, perché il miracolo parla solo della potenza di quel taumaturgo e non è ancora capace di rivelare la grandezza dell’amore del Signore, come avverrà sulla croce e con la risurrezione.
Se consideriamo la meraviglia della gente: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”, non possiamo non riandare al racconto della creazione secondo il libro della Genesi. A conclusione di ogni atto creativo, viene annotato: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31). L’espressione della gente rivela che siamo in presenza ormai della nuova creazione, quella dei tempi messianici, quando Dio rinnova ogni cosa ridando a ciascuna cosa il suo splendore eterno perché tutto torni a proclamare la gloria del suo amore.
Lo stesso termine con cui viene designato il sordomuto, prima come uno che parlava confusamente, poi come uno che parla correttamente, distintamente, fa pensare al miracolo della Pentecoste. La confusione del linguaggio è la conseguenza della stoltezza degli uomini che vogliono competere con Dio. Rinunciando alla gloria di Dio, gli uomini si trovano estranei tra di loro tanto da non capirsi più. Una volta che gli orecchi possono ascoltare la Parola, la lingua sarà libera di glorificare Dio perché in quella parola, sanante, è riconosciuta la Presenza del Signore che unifica tutti.
Il salmo responsoriale descrive come Dio manifesta il suo regno sigillando la sua presentazione con l’affermazione: Dio mantiene la fedeltà per sempre, Dio rimane fedele per sempre. L’aspetto straordinario di questa descrizione dell’agire di Dio sta nel fatto che collega creazione e redenzione, riportando sotto un’unica luce tutto il mondo: nelle cose e nell’uomo splende l’amore di Dio che soccorre. Corollario di questa intuizione profonda è il fatto che la perfezione dell’uomo è descritta nel suo diventare lode di Dio nel mondo. La lode sposta il baricentro dell’uomo, non più centrato su di sé, ma tutto teso al suo Signore riconosciuto per l’immensità e la fedeltà del suo amore. Gesù è proprio questo che svela, proprio di questo si fa testimone tra di noi. Tutte le sue parabole parlano di questo. Tutta la sua vita illustra questo. Così la lode della gente non è una semplice annotazione di cronaca, ma diventa indicazione di percorso. La via della perfezione è diventare lode, farsi lode, trasparenza dello splendore dell’amore di Dio per il mondo.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]
Prima Lettura Is 35,4-7a
Dal libro del profeta Isaìa
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 145 (146)
R. Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.
Seconda Lettura Gc 2,1-5
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
Vangelo Mc 7,31-37
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».