WORDPDF

Ottavo ciclo

Anno liturgico B (2023-2024)

Tempo Ordinario

III Domenica

(21 gennaio 2024)

___________________________________________________

Gio 3,1-5.10;  Sal 24 (25);  1Cor 7,29-31;  Mc 1,14-20

___________________________________________________

Gesù inizia la sua predicazione in Galilea, dopo l’incarcerazione di Giovanni Battista. Più precisamente a Cafarnao, il paese dei primi discepoli, che Gesù aveva già conosciuto in precedenza, dal momento che erano seguaci del Battista e li aveva incontrati poco tempo prima là dove il Battista battezzava. Due cose sono da notare subito nel racconto del vangelo di Marco. Anzitutto il fatto che Gesù riprende la stessa predicazione del Battista con due aggiunte; la seconda, il fatto che Marco, prima di narrare le azioni di salvezza di Gesù, presenta la chiamata dei primi discepoli. Perché?

Gesù si presenta con l’esortazione: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15). Alle parole del Battista: ‘il regno di Dio è vicino, convertitevi’, Gesù aggiunge: ‘il tempo è compiuto, credete nel Vangelo’. Come interpretare l’espressione: il tempo è compiuto? Cosa intende Gesù? Certamente vuol dire: ormai i tempi dell’attesa sono compiuti e quello che Dio aveva promesso, ora lo realizza. Ma anche: non c’è più da aspettarsi altro tempo, perché Dio opera ora quello che dall’eternità aveva voluto: manda il suo Figlio a manifestare la grandezza del suo amore. Il tempo compiuto ha, cioè, a che fare con la presenza nel mondo del Figlio di Dio, con la persona di Gesù. Di per sé, non tutto è compiuto. Sulla croce, pochi istanti prima di consegnare il suo spirito, Gesù dirà: “è compiuto” (Gv 19,30). Ma può dire che il tempo è compiuto perché la volontà di portare a compimento, nella sua umanità, la manifestazione della grandezza dell’amore del Padre, presiede e orienta tutto l’agire di Gesù. L’espressione che usa Giovanni nel suo vangelo, che noi traduciamo in italiano con il verbo compiere, come nel passo di Marco che stiamo illustrando, aggiunge però un’altra sfumatura: tutto è stato fatto rispetto allo scopo per cui era da farsi. Aggiunge cioè l’idea di scopo raggiunto. All’idea di tempo, aggiunge l’idea di scopo, svelando tutta la tensione che ha accompagnato il suo tempo.

Per questo, fin dall’inizio, a differenza del Battista, Gesù può presentarsi, nella sua stessa persona, come il regno di Dio che si è approssimato, che si è manifestato presente. Così che la conversione si traduce nella fiducia in lui, che svela tutta la bontà di Dio nei nostri confronti, secondo il vangelo che annuncia e che rappresenta la buona notizia in assoluto per l’uomo. In pratica, non si tratta di cogliere il fatto che l’attesa trova compimento, ma piuttosto il fatto la nostra unica vera possibilità di vita piena nel tempo si realizza con Gesù. È l’eterno che entra nel tempo e lo apre allo splendore dell’eternità. Potremmo spiegare: è tale la gioia dell’amore salvatore di Dio, sperimentato con Gesù, che tutto il resto passa in secondo piano. Tutto in questo nostro mondo e in questa nostra storia ha valore, ma tutto andrà ormai vissuto nell’ottica e nella luminosità di quella verità, percepita come la grazia lungamente attesa e finalmente godibile. La nostra cronaca, quello che facciamo e ci succede, prende senso dalla storia di Dio che ci investe, alimentando le radici della nostra vita. Da questo punto di vista, non c’è più alcun tempo o qualità di tempo (gioia e dolore) che non possa essere raggiunto dalla rivelazione dell’amore di Dio.

Lo ricorda s. Paolo nella sua lettera ai Corinzi: “il tempo si è fatto breve” (1Cor 7,29). L’espressione è ripresa dal gergo marinaresco quando i marinai imbrogliano le vele chiudendole rapidamente per sottrarle all’azione del vento mediante la manovra dei cavi che si chiamano imbrogli. Il nostro tempo è ormai il ‘tempo breve’, quello in cui il regno di Dio, sopraggiunto, vicino, è godibile, toccabile. Proprio la percezione della grazia immeritata di quel regno si tradurrà nella conversione del cuore che riorienterà i suoi aneliti e la sua tensione in vista di un godimento sempre più pieno di quello stesso regno. Si tratta lasciarsi invadere dalla fiducia nella promessa di Dio che in Gesù si compie per noi. Credere al vangelo comporta il ritenere Dio sufficientemente potente per compiere, in Gesù, la sua promessa per noi, capace quindi di soddisfare gli aneliti del nostro cuore.

Significativa l’annotazione evangelica che Gesù inizia la sua predicazione in Galilea, dove ebrei e gentili convivono. Il brano di Giona, che ironizza sull’ira del profeta che, conoscendo la natura misericordiosa di Dio, non vuole sia condivisa dai pagani, illustra splendidamente che l’annuncio di Gesù riguarda tutti, ebrei e gentili. Il profeta, che sa come Dio sia “un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, grande nell’amore”, secondo la rivelazione a Mosè sul Sinai, testimonia controvoglia che le premure di Dio sono estese a tutti, pagani compresi. La conversione degli uomini resta fondata sulla natura compassionevole di Dio. E quando il salmo responsoriale fa pregare: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie”, non si riferisce prima di tutto alle vie che l’uomo deve percorrere per piacere a Dio, ma alla via di Dio che mostra compassione, intendendo: “fa’, o Signore, che sia toccato dalla tua compassione, possa ritornare a sentire il tuo amore diventando solidale con tutti i miei fratelli, perché a tutti si rivolge la tua compassione”.

Del resto, è assai caratteristico che nel vangelo la conversione sia espressa dall’immagine del seguire Gesù. A dire il vero, spesso il testo evangelico non parla di seguire, ma più direttamente di andare dietro, di stare dietro, di mettersi dietro a Gesù. In questo, si può ancora ascoltare l’eco delle parole di Dio a Mosè: mi si può vedere solo di spalle, cioè solo praticando i miei comandamenti (cfr Es 33,20). Quando Pietro, spaventato della predizione della passione da parte di Gesù, cercherà di distoglierlo da quella strada, si sentirà dire: stai dietro, poniti dietro, non volere starmi davanti! (cf. Mc 8,37). Alla fine del vangelo di Giovanni, dopo che Gesù gli ha predetto che avrebbe sofferto il martirio per lui, Pietro si sente ancora dire: vienimi dietro. In quel venire dietro a, in quel camminare dietro a sta il godimento della promessa di Dio che ha raggiunto l’uomo. Non sta tanto lo sforzo di seguire il Signore, ma la percezione di una rivelazione che si dispiega al cuore dell’uomo. A quella percezione tende la conversione, se vogliamo che si traduca in speranza di vita, come ci indica la preghiera dopo la comunione: “fa che ci rallegriamo sempre del tuo dono, sorgente inesauribile di vita nuova”. Nuova, non nel senso di altra, ma trasformata, pescante in quella novità di vita che ci viene dal Signore Gesù, che ci ha fatto conoscere l’amore di Dio per i suoi figli.

Se si dice che Gesù predica il vangelo di Dio, ciò significa che Dio fa grazia di sé, in Gesù, agli uomini, verità che anche gli apostoli annunceranno al mondo, con la sottolineatura che a loro basterà annunciare Gesù. Così, cantare con il salmo responsoriale: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie”, oltre a significare la possibilità di conoscere l’amore salvatore di Dio in Gesù, significa domandare di indurci a seguirlo come gli apostoli in modo da godere della potenza di salvezza del suo vangelo, potenza che non concerne soltanto noi, ma tutto il mondo. Gli apostoli non sono stati chiamati semplicemente alla sequela di Gesù, ma alla sequela di Gesù che è inviato a portare a tutti la salvezza e la consolazione. Sarebbe questo il senso di: vi farò pescatori di uomini. Per gli apostoli come per noi, seguire Gesù dice soprattutto l’intimità di vita con lui che ci ha conquistati, intimità così incontenibile che non può ripiegarsi su se stessa ma continuamente si traduce in condivisione della misericordia di Dio per l’umanità. Se Gesù ci ha fatto conoscere le vie di Dio, fino a diventare lui stesso “la via”, è perché la via è il perdono. È venuto ad insegnare agli uomini a conoscere e riconoscere i propri peccati senza disperare, ma aprendosi al cammino di ritorno a Dio che comincia proprio dal sapersi amati e perdonati in anticipo, in modo totalmente immeritato.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  Gio 3,1-5.10

Dal libro del profeta Giona

Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.

Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».

I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.

Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 24 (25)

R. Fammi conoscere, Signore, le tue vie.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza. R.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia

e del tuo amore, che è da sempre.

Ricòrdati di me nella tua misericordia,

per la tua bontà, Signore. R.

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via. R.

Seconda Lettura  1Cor 7,29-31

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

Vangelo  Mc 1,14-20

Dal vangelo secondo Marco

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.