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Ottavo ciclo

Anno liturgico A (2022-2023)

Tempo Ordinario

XXII Domenica

(3 settembre 2023)

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Ger 20,7-9;  Sal 62 (63);  Rm 12,1-2;  Mt 16,21-27

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Con le letture di oggi potremmo accostarci al cuore di Pietro, che riceve il severo ammonimento di Gesù: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mt 16,23). Il suo cuore si è trovato diviso tra la confessione di fede e l’incapacità di accoglierne il mistero. Allora, con il versetto 11 del salmo di ingresso, il salmo 85 (86), possiamo interpretare la sua supplica segreta: “Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini, tieni unito [ebraico: indiviso; greco e latino: gioisca] il mio cuore, perché tema il tuo nome”. Il cuore sta unito se il Signore, come recita l’antica colletta, infonde nei nostri cuori l’amore per il suo nome.

L’unificazione del cuore è frutto delle preghiere che Paolo innalza a Dio per i suoi discepoli “affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui, illumini gli occhi del vostro cuore …” (Ef 1,17-18). Perché l’impasse, in cui si è trovato Pietro di fronte alla rivelazione di Gesù, è il medesimo in cui ci troviamo noi e che Paolo cerca di sciogliere con le sue esortazioni nel cap. 12 della lettera ai Romani: “lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare … benedite chi vi perseguita … volgetevi a ciò che è umile … vinci il male con il bene”.

Pietro, nel rimproverare Gesù, aveva probabilmente temuto per sé. Se Gesù, confessato come il Messia, avesse dovuto patire e morire ignominiosamente, certamente sarebbe svanito il prestigio dell’essere ‘compagno’ del Messia. E allora che ne sarebbe stato di lui? Ora, se gli uomini pensano in prospettiva mondana, come potranno vedere i segreti di Dio? La rinuncia ad ogni prospettiva mondana corrisponde al fatto di seguire il Signore o, nel linguaggio dell’AT, al fatto di servirlo. La sottolineatura di senso risulta la seguente: imparare a custodire il cuore nella sua promessa e a godere della sua rivelazione perché la vita torni bella e desiderabile sempre.

Chi trama segretamente contro l’adesione alla promessa di Dio è il maligno, il quale invita subdolamente (sotto apparenza di bene) a fare i suggeritori di Dio. Ma il maligno, che né conosce né tanto meno accetterebbe gli scopi di Dio, suggerisce secondo i suoi scopi: non vuole la gloria dell’amore; lui conosce solo la gloria del prestigio. Ecco perché Gesù, rimproverando Pietro, lo esorta: non starmi davanti, non volermi fare da suggeritore, perché questa è la parte del maligno; tu stammi dietro, vienimi dietro.

Se è vero che nel profondo del cuore anche noi ripetiamo con il salmo: “tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne” (Sal 62). È anche vero che, nel concreto delle situazioni, preferiamo i nostri pensieri ai pensieri di Dio, finiamo sempre per riscegliere noi stessi misconoscendo il Signore. Con accenti drammatici, lo esperimenta anche il profeta Geremia: “Mi hai sedotto Signore, e io mi sono lasciato sedurre”, ma davanti alla fatica di star fedeli alla parola del Signore si dice in cuor suo “Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome”. A differenza però del profeta Geremia, il quale continua dicendo: “Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”, noi fin troppo bene riusciamo a contenere quel fuoco, lo mortifichiamo, lo spegniamo e non riusciamo a volte nemmeno più a sentirne la presenza. Ed è per questo che siamo sempre alla ricerca di gloria gli uni dagli altri, sempre bisognosi di difenderci, impedendoci però di godere la vita e impedendolo anche agli altri. Non rimaniamo conquistati, non ci lasciamo conquistare, come invece è avvenuto per Geremia, per Pietro, per Paolo. In noi prevale la paura che ci fa stoltamente acconsentire al suggerimento del maligno.

Quando Gesù spiega ai discepoli il suo dover soffrire, non intende illustrare nessuna ragione misteriosa, ma più semplicemente e più direttamente intende implicarli nella rivelazione dell’amore di Dio per l’uomo; intende collocarli nella verità di un’esperienza di amore che viene dall’alto. Da parte nostra, la resistenza ad accogliere la portata rivelativa di quel ‘è necessario’ indica tutta la distanza tra il sogno di un amore e la concretezza nel viverlo.

Il rinnegamento di se stessi è la rinuncia ad avere qualcosa da difendere (da notare che il verbo è il medesimo che userà l’evangelista quando riferirà del tradimento di Pietro il quale ‘rinnega’ Gesù perché vuole difendere se stesso). La difesa porta sempre sulla vita che temiamo venga oppressa o mortificata; porta sempre a un io che si arrocca nei suoi confini per paura, a un io che non si fida della grandezza che gli è offerta da Dio. La conformazione al mondo riguarda la difesa di sé come principio supremo. La trasfigurazione secondo l’uomo nuovo riguarda la consegna di sé per godere del dono di Dio.

L’anelito del salmo lo esprime a meraviglia: ‘il tuo amore vale più della vita’. A questo alludono le parole di Gesù sul rinnegamento, sul portare la croce. È quanto mai ‘realistica’ l’affermazione di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. La dinamica del perdere/trovare è essenziale alla vita. La vita che si vuole difendere risulta vuota, fasulla, mentre la vita vera, quella desiderabile e che la fa desiderabile, è soltanto quella ‘donata’, cioè trovata. Dire ‘trovata’ significa alludere a quella gioia della scoperta che rende capaci di lasciare se stessi per avere la vita in se stessi.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  Ger 20,7-9

Dal libro del profeta Geremìa

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;

mi hai fatto violenza e hai prevalso.

Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;

ognuno si beffa di me.

Quando parlo, devo gridare,

devo urlare: «Violenza! Oppressione!».

Così la parola del Signore è diventata per me

causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.

Mi dicevo: «Non penserò più a lui,

non parlerò più nel suo nome!».

Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,

trattenuto nelle mie ossa;

mi sforzavo di contenerlo,

ma non potevo.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 62 (63)

R. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,

dall’aurora io ti cerco,

ha sete di te l’anima mia,

desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz’acqua. R.

Così nel santuario ti ho contemplato,

guardando la tua potenza e la tua gloria.

Poiché il tuo amore vale più della vita,

le mie labbra canteranno la tua lode. R.

Così ti benedirò per tutta la vita:

nel tuo nome alzerò le mie mani.

Come saziato dai cibi migliori,

con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,

esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

A te si stringe l’anima mia:

la tua destra mi sostiene. R.

Seconda Lettura  Rm 12,1-2

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.

Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Vangelo  Mt 16,21-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».