XXVI Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XXVI Domenica (1 ottobre 2023)

Cosa significa pentirsi? Il verbo usato, lo stesso che ricorre nell’episodio di Giuda che riporta ai sacerdoti le monete del tradimento, significa ‘ricredersi’, ‘rivedere le cose sotto altra prospettiva’, ‘cambiare giudizio’; si riferisce non tanto alle azioni, ma al senso di quello che sta avvenendo tanto da vedere la vita sotto altra angolatura. Pentirsi significa aprire il cuore al momento di Dio. Per gli ascoltatori di Gesù, pentirsi significava riconoscere che in Giovanni Battista Dio voleva parlare al suo popolo, riconoscere che Giovanni aveva indicato colui che veniva da Dio per riscattare l’uomo dal peccato e portargli la sua salvezza, riconoscere che in lui veniva manifestata la venuta del Regno di Dio. Dal punto di vista di Dio non ha alcuna importanza che l’uomo riconosca questo partendo da una sua presunta giustizia o da una sua situazione di peccato: l’unica cosa importante è quel riconoscimento, perché da lì scaturiscono i beni di Dio per l’uomo.

XXV Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XXV Domenica (24 settembre 2023)

Il punto nevralgico risiede nella formulazione della promessa da parte di Gesù: “Alla rigenerazione del mondo siederete anche voi su dodici troni…”. Ora, non si tratta del mondo futuro che sarà, ma del mondo futuro che viene, che è già venuto; si tratta del ‘mondo rinnovato’ che Gesù svela con il suo comportamento e con il suo agire. Se non si diventa partecipi di questo mondo rinnovato non sarà possibile comprendere le vie di Dio. La lettura di Isaia parla delle vie di Dio che non sono le nostre vie. Il salmo responsoriale canta che Dio è giusto in tutte le sue vie, buono in tutte le sue opere. Ecco, qui sorge la domanda: è proprio vero per noi che tutte le vie di Dio ci appaiono buone?

XXIV Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XXIV Domenica (17 settembre 2023)

Ecco perché il sottofondo di comprensione della parabola è la fede. L’esempio del granellino di senapa non vuol suggerire che basta avere una fede tanto piccola quanto un granellino, ma che la fede racchiude la stessa potenza di crescita di un granellino. La fede non è che la coscienza dell’alleanza con Dio che ci viene rivelata proprio nel perdono del nostro peccato e nella capacità a vivere in comunione con Lui. Il miracolo che si impone al nostro cuore è proprio quello di vivere il perdono al fratello, come un segno di quella vita divina di cui siamo diventati partecipi. Il tutto è descritto dall’invocazione del Padre Nostro: ‘rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori’, in modo così vero che, una volta capaci di risplendere della luce del perdono perfetto, senza più accusare nessuno, non si subisce più la tentazione e non si è più preda del male.

XXIII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XXIII Domenica (10 settembre 2023)

A livello della nostra storia quotidiana, la pace significa essenzialmente riconciliazione: riconciliazione con Dio, con noi stessi, con il mondo, con gli uomini. Quando s. Paolo afferma che noi siamo collaboratori di Dio, intende proprio che siamo collaboratori all’opera della riconciliazione in atto nella storia. Matteo pone la fraternità nell’orizzonte degli annunci della passione, dentro la logica pasquale, per cui al centro non ci sono i valori o gli ideali, bensì le ferite che vengono assunte e curate. Tutto il capitolo 18 del vangelo di Matteo, il capitolo della fraternità, lo mostra. Se la fraternità è radunata nel nome di Gesù, lo è in quanto accoglie nel suo nome le ferite e i bisogni dei più piccoli, dei deboli, dei peccatori.

XXII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XXII Domenica (3 settembre 2023)

Se è vero che nel profondo del cuore anche noi ripetiamo con il salmo: “tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne” (Sal 62). È anche vero che, nel concreto delle situazioni, preferiamo i nostri pensieri ai pensieri di Dio, finiamo sempre per riscegliere noi stessi misconoscendo il Signore. Con accenti drammatici, lo esperimenta anche il profeta Geremia: “Mi hai sedotto Signore, e io mi sono lasciato sedurre”, ma davanti alla fatica di star fedeli alla parola del Signore si dice in cuor suo “Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome”. A differenza però del profeta Geremia, il quale continua dicendo: “Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”, noi fin troppo bene riusciamo a contenere quel fuoco, lo mortifichiamo, lo spegniamo e non riusciamo a volte nemmeno più a sentirne la presenza.