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Ottavo ciclo

Anno liturgico A (2022-2023)

Tempo Ordinario

XIX Domenica

(13 agosto 2023)

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1Re 19,9a.11-13a;  Sal 84 (85);  Rm 9,1-5;  Mt 14,22-33

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Con l’antifona di ingresso la liturgia esprime la supplica del credente tormentato dalle afflizioni e dalle prove: “Sii fedele, Signore, alla tua alleanza, non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri” (Sal 73/74,20.19). Strano, ma il senso delle letture di oggi si fonda sull’immagine del Dio ‘che passa’ (sembra passare oltre) e proprio per far scaturire il grido di supplica per essere salvati.

Il racconto del libro dei Re presenta la rivelazione del Dio che passa al profeta Elia. Il profeta era sfuggito per un soffio alle grinfie della regina Gezabele, che lo vuole morto. È arrivato al Sinai con il sostegno di un cibo speciale. È invitato a uscire, sul monte, alla presenza di Dio, che passa nella voce di un silenzio sottile, come si dovrebbe rendere letteralmente l’espressione tradotta come ‘il sussurro di una brezza leggera’. Il racconto però non indugia sulla sublimità di quell’esperienza, ma insiste come sul rimprovero di Dio al profeta: “Che cosa fai qui, Elia?”, svelandogli l’inconsistenza del suo pensiero interiore. No, lui non è l’unico testimone dell’alleanza. Il Signore si è riservato i suoi testimoni senza l’aiuto del profeta. E viene rimandato al popolo: sarà questa obbedienza a sottolineare la verità della ‘visione’. Assolutamente determinante per il significato della scena la descrizione della visione come il Signore che passa davanti al profeta, sottintendendo che il profeta vede le spalle, come Mosè al Sinai e come risalta dalla descrizione del passo parallelo di Marco del vangelo di oggi. Lo stesso verbo greco ricorre nei tre brani.

Nel racconto evangelico Gesù ha appena sfamato la folla e, almeno secondo il racconto parallelo di Giovanni, temendo che la gente venisse per farlo re e intuendo il pericolo dell’esaltazione messianica prima del tempo, costringe i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva. Lui si ritira solo a pregare sul monte e vi resta fino a notte inoltrata. Nel vangelo di Matteo è molto rara l’indicazione che Gesù si ritiri a pregare e qui dunque è sottolineata l’estrema importanza della situazione. Così, quando torna dai discepoli camminando sulle acque, vedendoli alle prese con un forte vento contrario che impediva loro di arrivare alla meta, il racconto allude a una rivelazione speciale. La descrizione dell’episodio ricalca le apparizioni del Risorto quando Gesù si rivolge ai discepoli impauriti: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Per un ascoltatore antico del vangelo l’espressione ‘sono io’ faceva risuonare nelle orecchie la voce di Dio al roveto ardente che parla a Mosè svelandogli il suo nome: Io-sono! (cfr. Es 3,14; Is 41,4).

Ma la rivelazione speciale non consiste nella sottolineatura della divinità di Gesù, come poi i discepoli confessano: “Davvero tu sei il Figlio di Dio!”. La sottolineatura sta nel modo di rapportarsi di Gesù a Pietro e di Pietro a Gesù. Quando Pietro, focoso come sempre, vuole ricevere da Gesù il comando di camminare anche lui sulle acque, Gesù glielo permette ma nell’eseguire il comando Pietro si impaurisce per il vento e affonda. Allora grida: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stende la mano, lo afferra e lo riporta sulla barca. Quando sono tutti sulla barca, il vento cessa e la barca torna a navigare sicura e veloce. La rivelazione speciale sta nel presentare la divinità di Gesù nella sua premura di salvatore, nel salvare dall’abisso il suo discepolo e nell’accompagnare i suoi nella traversata, che in realtà non c’è stata, perché sono rimasti sullo stesso versante del lago, da dove erano partiti. Questi è il Figlio di Dio e contemporaneamente il Figlio dell’uomo, che si premura di condurre i suoi alla conoscenza del Dio vero, rendendoli servi per tutti di quell’amore di cui hanno fatto esperienza. L’esperienza è vivissima, ma mai compiuta, tanto che alla prossima tempesta si rinnoveranno la paura e il dubbio, ma per sperimentare sempre più profondamente l’intervento salvatore del proprio Signore, conosciuto sempre più intimamente.

La denominazione del ‘Dio che passa’, come Gesù fa mostra di assumere, rivela il fatto che Dio può essere conosciuto solo stando dietro, solo seguendolo, solo camminando dietro a Lui, solo osservando la sua parola. Ed è quello che fa la Chiesa nel mondo: seguire Cristo, che rivela al mondo lo splendore dell’amore di Dio. E sarà solo seguendo Gesù che l’amore agli uomini comporterà lo splendore della presenza di Dio in questo mondo.

Siamo tutti invitati a identificarci con Pietro, con le sue generosità e debolezze. Ci si può appoggiare sul Cristo più e meglio che su qualsiasi realtà fluida di questo mondo. È nella fiducia di quel ‘se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque’ che si intraprende il cammino spirituale di una vita. Ma c’è da vincere la paura che agita, paralizza, chiude, sommerge. E allora non si parla più semplicemente, come se si trattasse di una provocazione, di una sfida, di una competizione; si comincia a gridare: è il tono della preghiera quando è sincera. Non c’è più ombra di sfida, di pretesa, di vanità. È il momento della verità ed invece di affondare, sentiamo una mano tesa che ci sottrae ai gorghi. Quante stupide pretese ci condannano a restare nei gorghi! Ed è allora che capiremo qualcosa di più di quel Signore che abbiamo accolto venirci incontro e sentiremo il suo nome che si rivela al nostro cuore, come si è rivelato a Mosè sul Sinai dopo il peccato del vitello d’oro: “il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà ...” (Es 34,6). Il salmo responsoriale, nell’antica versione greca, così interpreta: “Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore, in me: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli”.

Dio non elimina le tempeste, ma è nelle tempeste che lo si sperimenta salvatore! Lo sperimenta chi corre il rischio dell’obbedienza e rinuncia alle proprie sicurezze. Probabilmente, l’evangelista Matteo vuole sottolineare una caratteristica fondamentale dell’esistenza cristiana: la fede dei discepoli è sempre ‘poca fede’ (Gesù chiama Pietro ‘uomo di poca fede’), cioè una miscela di coraggio e paura, di ascolto del Signore e angoscia per il vento contrario, di fiducia e di dubbio. Del resto, è singolare che la scena di Pietro che vuole camminare sulle acque e che poi grida al Signore di salvarlo sia descritta con le espressioni del salmo 68/69, che è il salmo interpretato dai cristiani come un annuncio della passione di Gesù.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  1Re 19,9a.11-13a

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».

Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 84 (85)

R. Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:

egli annuncia la pace

per il suo popolo, per i suoi fedeli.

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,

perché la sua gloria abiti la nostra terra. R.

Amore e verità s’incontreranno,

giustizia e pace si baceranno.

Verità germoglierà dalla terra

e giustizia si affaccerà dal cielo. R.

Certo, il Signore donerà il suo bene

e la nostra terra darà il suo frutto;

giustizia camminerà davanti a lui:

i suoi passi tracceranno il cammino. R.

Seconda Lettura  Rm 9,1-5

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.

Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.

Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

Vangelo  Mt 14,22-33

Dal vangelo secondo Matteo

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».