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Ottavo ciclo

Anno liturgico A (2022-2023)

Tempo Ordinario

XII Domenica

(25 giugno 2023)

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Ger 20,10-13;  Sal 68 (69);  Rm 5,12-15;  Mt 10,26-33

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Nell’inviare in missione i suoi discepoli Gesù non parla di successi, ma di persecuzioni. La sensazione, però, che lascia, non è affatto di paura, bensì di confidenza. Avviene nei cuori quello che il canto al vangelo proclama: “Lo Spirito della verità darà testimonianza di me e anche voi date testimonianza”, riportando il passo di Gv 15,26-27.

Non temete gli uomini, temete Dio: questo l’invito. La paura che prendesse il discepolo nella persecuzione non equivarrebbe semplicemente alla mancanza di coraggio, ma alla mancata intimità con il proprio maestro. Il contrario della paura non è il coraggio, ma la confidenza; non si conquista con l’esibizione, ma con l’intimità. Tale è l’ottica di lettura per i brani di oggi. Sul principio: “Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone” (Mt 10,24-25).

La verità che lo Spirito farà risplendere nel cuore è appunto la verità, accolta, del mistero della persona di Gesù, di cui si è condiviso la vita e l’insegnamento, imparando a riconoscerne l’amore e a viverne la dinamica di rivelazione che comporta. Davanti alla tribolazione che sorprende il discepolo, quando subirà persecuzione dagli uomini, quando subirà ingiustizie e oppressione, quando si sentirà ingiustamente canzonato, egli potrà mostrare su chi fa affidamento, di che cosa il suo cuore è pieno, che cosa costituisce il suo tesoro.

La persecuzione è descritta nei tre ambiti delle relazioni: quelle familiari per gli affetti, quelle comunitarie per l’appartenenza, quelle civili per il rispetto. Gesù distingue tra quello che possono fare gli uomini e quello che può fare Dio. Gli uomini ti possono sottrarre l’affetto, ti possono ostracizzare, ti possono mettere in prigione e perfino ucciderti. Ma non hanno potere sull’anima. È la sottolineatura del brano di Geremia. La sua vita scaturiva dal legame con il suo Signore che gli aveva rapito il cuore. Così la sua supplica: “possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa” significa: che il povero, per paura del malvagio, non venga meno alla sua dignità, non desista dal fare il bene e non ceda al male. Alla vendetta degli uomini contro il giusto corrisponde la vendetta di Dio contro i malvagi. Da intendere: in modo che il giusto resti nell’intimità con il suo Dio e non ceda alla vendetta. La vendetta non appartiene al giusto.

Singolare è la motivazione di Gesù per infondere fiducia nei suoi discepoli: “nulla vi è di nascosto che non sarà svelato …”. Proprio quello che nella più personale intimità di incontro col Signore costituisce la verità nascosta del proprio cuore, cioè il suo amore, proprio quello andrà gridato in tutti modi, perché tutto sarà svelato a suo tempo, a tutti apparirà chiara la verità di quel segreto a suo tempo. Forse Gesù allude a un proverbio popolare: tutto finisce per arrivare al grande giorno. Ciò che ora è ancora un segreto, sarà la verità più limpida e convincente per tutti a suo tempo. Non temete dunque, conclude Gesù: fate risuonare quel segreto, fate risplendere davanti a tutti quella verità.

Gesù contrappone la forza di quel segreto, che descrive come timore di Dio, con la paura degli uomini. Chi teme Dio, non ha più paura di nessuno, nemmeno dei suoi persecutori. Proprio come ne fa fede un aneddoto chassidico: “Rabbi Michal diceva: “Questa è la nostra vergogna, che noi temiamo qualcun altro fuori di Dio. È questo che si deve intendere quando di Giacobbe è detto: “Ed egli temette e fu angosciato” (Gen 32,8). Noi dobbiamo angosciarci del nostro timore di Esaù”.  Non è che l’uomo possa restare senza timore (finirebbe per essere arrogante); deve solo temere Dio e nessun altro, per nessun motivo. Ora, il temere Dio è il corrispettivo della forza di intimità goduta con lui: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza che il volere del Padre vostro”. Come a dire: il Padre vostro è sempre con voi; voi siete cari al Padre vostro. Tutto quello che vi capita non è un incidente, ma ha lo scopo di mostrare il suo desiderio di comunione con gli uomini, desiderio che in voi è diventato il vostro segreto di vita. Se il male che ci viene dagli altri uccide la nostra anima nel senso che ci distoglie dalla comunione con Dio e soffoca il suo amore, come potrà il mondo ancora risplendere della presenza di Dio? Come la salvezza di Dio potrà ancora lambire i cuori? Di questo i discepoli sono testimoni.

Un’ultima annotazione sulla corrispondenza tra il riconoscimento di Gesù davanti agli uomini e il riconoscimento suo davanti al Padre. Letteralmente, il testo evangelico suona: ‘Chi confesserà in me davanti agli uomini, anch’io confesserò in lui davanti al Padre mio’. Si tratta di un’espressione aramaizzante per indicare il fatto di riconoscersi dalla parte di qualcuno. Noi potremmo interpretare: non si può confessare il Signore Gesù se non a partire da un’intimità di vita con lui, per cui riconoscerlo significa godere dell’intimità che ci offre. E la cosa avviene davanti agli uomini nel senso che quell’intimità si svela nell’amore verso gli uomini, alla comunione coi quali tende il desiderio di Dio, e proprio quando gli uomini, rifiutando di rispondere a quel desiderio, contestano e opprimono coloro che vivono secondo quel desiderio, che è diventato il loro segreto. Il riconoscere di Gesù davanti al Padre significa mostrare al cuore la verità dell’amore salvatore di Dio per gli uomini che prevale in ogni circostanza, anche la più drammatica o la più affliggente.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  Ger 20,10-13

Dal libro del profeta Geremìa

Sentivo la calunnia di molti:

«Terrore all’intorno!

Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».

Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:

«Forse si lascerà trarre in inganno,

così noi prevarremo su di lui,

ci prenderemo la nostra vendetta».

Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,

per questo i miei persecutori vacilleranno

e non potranno prevalere;

arrossiranno perché non avranno successo,

sarà una vergogna eterna e incancellabile.

Signore degli eserciti, che provi il giusto,

che vedi il cuore e la mente,

possa io vedere la tua vendetta su di loro,

poiché a te ho affidato la mia causa!

Cantate inni al Signore,

lodate il Signore,

perché ha liberato la vita del povero

dalle mani dei malfattori.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 68 (69)

R. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.

Per te io sopporto l’insulto

e la vergogna mi copre la faccia;

sono diventato un estraneo ai miei fratelli,

uno straniero per i figli di mia madre.

Perché mi divora lo zelo per la tua casa,

gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.

Ma io rivolgo a te la mia preghiera,

Signore, nel tempo della benevolenza.

O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,

nella fedeltà della tua salvezza.

Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;

volgiti a me nella tua grande tenerezza. R.

Vedano i poveri e si rallegrino;

voi che cercate Dio, fatevi coraggio,

perché il Signore ascolta i miseri

non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui cantino lode i cieli e la terra,

i mari e quanto brùlica in essi. R.

Seconda Lettura  Rm 5,12-15

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.

Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.

Vangelo  Mt 10,26-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.

Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».