WORDPDF

Ottavo ciclo

Anno liturgico A (2022-2023)

Tempo Ordinario

XI Domenica

(18 giugno 2023)

___________________________________________________

Es 19,2-6a;  Sal 99 (100);  Rm 5,6-11;  Mt 9,36-10,8

___________________________________________________

Partiamo dal canto al vangelo: “Il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15). Che cosa significhi regno e cosa significhi vicino è illustrato dalle letture di oggi. L’aspetto sorprendente della liturgia di oggi è il collegamento tra la compassione di Gesù e il regno che viene. E prima ancora, il collegamento tra alleanza di Dio con il popolo che ha fatto sua proprietà e compassione del Figlio.

Gesù “vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). Così inizia il brano della costituzione dei dodici e del loro invio. Certo Matteo non si preoccupa della paradossalità delle prerogative degli apostoli: guarire gli infermi, risuscitare i morti, purificare (sanare) i lebbrosi, scacciare i demoni. Come si trattasse di qualcosa di normale! A Matteo non interessa sottolineare la straordinarietà di tali prerogative, ma quella di far rimarcare da dove quelle prerogative provengono: dalla compassione di Gesù. Il ministero degli apostoli sarà quello di far giungere a tutti, in ogni dove, in ogni circostanza di vita, il profumo e il potere sanante della compassione di Gesù. In questo far arrivare, far sentire, dare espressione alla compassione di Gesù si può avvertire che il regno di Dio è vicino.

Quel regno si innesta sulla alleanza di Dio con il popolo perché originata da un movimento di compassione: “Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa” (Es 3,7-8). Il brano odierno dell’Esodo sottolinea che quella compassione ha la potenza di un legame d’amore tanto da poter dire: “Voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli”. Non si tratta di possedimento, ma di appartenenza e l’appartenenza è concepita in termini amorosi, come dirà l’amata del Cantico: “il mio amato è mio e io sono sua” (2,16); “Io sono del mio amato e il mio amato è mio” (6,3); “io sono del mio amato e il suo desiderio è verso di me” (7,11). L’appartenenza non dà diritti; si muove nella gratitudine e nell’impegno di modellarsi sull’amore di Colui che mi ha reso suo.

La compassione di Gesù, che manifesta quel legame d’amore eterno di Dio con i suoi figli e ne svela tutta l’intensità e infinità, è proprio quella che risalta nel comandamento finale del vangelo rivolto agli apostoli: “fate [miei] discepoli tutti i popoli”. Vale a dire: a tutti è rivolta la mia compassione, di tutti vi dovete prendere premura perché conoscano il mio amore. Il regno vicino sarà la gloria dell’appartenenza.

Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e infermità” recita il v. 35, che precede l’inizio del nostro brano. Quando chiama i discepoli, li fornisce delle stesse sue prerogative: “diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità” (Mt 10,1). Nessuno può proclamare la verità della vita a titolo proprio, come nessuno può procurare ristoro al cuore degli uomini a titolo proprio. La verità e il ristoro procedono dall’alto, esprimono la compassione di Dio che raggiunge il cuore degli uomini, in Cristo. E se il discepolo non lascia intravedere chiaramente tale rimando, non è un chiamato, un inviato, lavora per la sua gloria e non potrà sanare nessuno.

Tanto che Gesù, nel suo inviare i discepoli, di ieri come di oggi, sembra comandare incredibilmente di fare miracoli: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, cacciate i demoni” (Mt 10,8). Parlavo poco sopra della paradossalità di questo invito. I discepoli si presentano nello stesso movimento di compassione di Gesù. Lui ha operato in quel modo, i discepoli non possono che rifarsi al suo esempio nell’annunciare il vangelo. In pratica, la compassione otterrà la guarigione dei cuori dall’invidia dei demoni. Sono i demoni, per la volontà di far condividere agli uomini la loro scelta di separazione da Dio, di grandezza ricercata sulla piccolezza degli altri, di gloria ottenuta sulla vergogna altrui, a turbare la vita, ad ammorbarla, a opprimerla e a mortificarla. Cacciare i demoni significa tornare a far risplendere l’umanità nella sua vocazione di dignità e di comunione con Dio, con il creato, con i fratelli; significa ridare speranza ai cuori che incominciano a vedere splendere in mezzo a loro la presenza del loro Dio, Salvatore; significa tornare a far giungere ai cuori la compassione di Dio. Significa tornare a godere di appartenere a Dio. È questo il potere del vangelo. Al di là del dono particolare, fatto a qualche discepolo, qualche volta, di fare miracoli, credo che il valore di queste guarigioni stia tutto nel senso di procurare quel ristoro che rende un cuore pieno di vita, colmo di gratitudine, solidale e ricco in umanità, puro da vedere Dio e da desiderare il bene di tutti perché Dio sia conosciuto e il suo amore riconosciuto. È il regno veduto vicino.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  Es 19,2-6a

Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, gli Israeliti, levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.

Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, dicendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 99 (100)

R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,

servite il Signore nella gioia,

presentatevi a lui con esultanza. R.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:

egli ci ha fatti e noi siamo suoi,

suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

Buono è il Signore,

il suo amore è per sempre,

la sua fedeltà di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura  Rm 5,6-11

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.

Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Vangelo  Mt 9,36-10,8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».

Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

Questi sono i Dodici che Gesù invò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».