Ottavo ciclo
Anno liturgico A (2022-2023)
Tempo Ordinario
II Domenica
(15 gennaio 2023)
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Is 49,3.5-6; Sal 39 (40); 1 Cor 1,1-3; Gv 1,29-34
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Dopo il battesimo di Gesù al Giordano, la chiesa celebra il mistero del Cristo secondo la testimonianza degli apostoli così espressa nel prologo del vangelo di Giovanni: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). I vangeli raccontano appunto la ‘gloria’ contemplata nella persona di Gesù. Il primo capitolo del vangelo di Giovanni si premura come di fissare con poche pennellate quella gloria, in un lasso di tempo di sei giorni, dopo i quali, il settimo giorno, si narra la venuta di Gesù a Gerusalemme per la Pasqua. Il brano di oggi è collocato il primo giorno dopo il battesimo di Gesù, che Giovanni non racconta, ma di cui parla spiegando come lui ha vissuto quell’evento. Gli eventi sono narrati sul modello del racconto della creazione della Genesi: con il battesimo di Gesù ha inizio la nuova creazione.
Se entriamo nel brano di vangelo di oggi con il canto all’alleluia scopriamo il senso della testimonianza del Battista: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. Il Battista testimonia: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). A garanzia di verità della sua affermazione, riporta la sua esperienza: ‘ho visto scendere e rimanere su di lui lo Spirito’. L’essere agnello comporta l’essere pieno dello Spirito. Cosa significa? S. Paolo, nella sua lettera ai Romani, spiega: “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!»” (Rm 8,14).
È lo Spirito a guidare Gesù nel suo essere agnello, cioè obbediente fino alla morte e alla morte di croce, perché così si manifesta in tutto il suo splendore l’amore di Dio per noi. Lo Spirito fa fare esperienza totale a Gesù dell’amore del Padre per noi, da viverlo in totale solidarietà con la nostra umanità, tanto che i cristiani hanno riferito a Gesù il titolo di Servo, come leggiamo nel profeta Isaia, servo dell’amore del Padre per noi in tutta profondità e intensità. Nella lingua aramaica, parlata da Gesù, servo e agnello sono definiti da un unico termine ‘talya’. Non solo. Ma nell’evento del battesimo al Giordano, quando si ode la voce del Padre, le parole intuite, come riporta il testo di Matteo, sono: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17). Si chiude il cerchio. Servo-Agnello-Figlio: ecco il mistero della persona di Gesù contemplato nella sua ‘gloria’.
Quella ‘gloria’, accogliendo la persona di Gesù nel suo mistero, si comunica a noi, nel senso che in lui anche noi diventiamo figli e come figli possiamo agire, come Gesù nella sua umanità, rispetto alla grandezza dell’amore del Padre per noi. E qual è il tipo di azione che caratterizza i figli di Dio? L’essere guidati dallo Spirito, cioè l’essere guidati nell’esperienza dell’amore del Padre per noi e per tutti lungo la nostra storia, in tutti gli eventi della nostra storia, finché, come dice Paolo, Dio sia tutto in tutti. È questa la prospettiva che presiede alla contemplazione della ‘gloria’ di Gesù.
Un particolare della testimonianza del Battista è assolutamente prezioso, letto nell’ottica pasquale. Quando il Battista vede venire verso di lui Gesù all’indomani del suo battesimo esclama: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”. Gesù toglie nel senso che prende su di sé il peccato del mondo, ma non lo toglie dal mondo. Il mondo sarà sempre lì a testimoniare la sua contrarietà al volere di Dio, all’agire di Dio, nella storia e nel cuore degli uomini. Ma chi aderirà a Gesù, chi lo seguirà, chi si farà guidare dallo Spirito di cui lui è ripieno, non subirà danno dal male che imperversa in questo mondo. Come è stato per lui. Proprio quando il male si è come concentrato su di lui per distoglierlo dal suo segreto, proprio allora lui l’ha vinto con la sua assoluta fedeltà all’amore per noi, nella più totale intimità con il Padre suo che ama noi suoi figli. Di sé Gesù dirà: io ho vinto il mondo! Così anche i suoi discepoli, ma nella stessa via, negli stessi modi. Come leggevo in una testimonianza di una donna lacerata dal dolore per le vessazioni e le ingiustizie subite: il male si vince davvero solo con il bene.
Gesù è servo del volere di salvezza del Padre nei nostri confronti. L’aver accettato di prendere un corpo e di vivere nella natura di servo sottolinea l’obbedienza a questa volontà di salvezza del Padre per noi. Se Gesù prende un corpo, lo prende non solo per compiere il volere di salvezza di Dio per l’uomo, ma anche per mettersi in condizioni di compiere quella salvezza in termini di splendore di amore e di nient’altro. Non c’è ombra di ‘potenza’ nell’amore che Gesù manifesta nascendo come un bambino, vivendo da uomo, presentandosi al battesimo come un peccatore e morendo sulla croce; eppure, non c’è potenza più forte di quell’amore che non si fa vincere da nulla. È l’amore che magnifica il Signore davanti all’uomo e l’uomo davanti a Dio.
L’aspetto più straordinario poi è dato dal fatto che questa obbedienza fino all’immolazione in croce è vissuta in quanto Figlio, intimo del Padre. La sua intimità di sentire e di agire con il Padre è definita in rapporto all’amore per noi: tutti e due condividono lo stesso immenso amore per noi. E proprio la visione della discesa e permanenza su Gesù dello Spirito, dopo il battesimo al Giordano, rivela questa comunanza del Figlio con il Padre nell’opera della nostra salvezza. È lo Spirito che, colmando Gesù nella sua natura di servo, lo rende solidale con l’amore del Padre per noi da indurlo a fare sempre la volontà del Padre, cioè a cercare in ogni modo, senza alcuna riserva, con tutto lo splendore di amore che comporta, la nostra salvezza. In altre parole, Gesù tende a inglobare noi, per mezzo dello Spirito, nella stessa comunione di amore che lo lega al Padre e a noi. E sarà per questo che il segno dell’esperienza di salvezza per noi verrà individuato nell’amore a Dio e nella solidarietà piena con i nostri fratelli, in Cristo.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]
Prima Lettura Is 49,3.5-6
Dal libro del profeta Isaia
Il Signore mi ha detto:
«Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 39 (40)
R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. R.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. R.
Seconda Lettura 1 Cor 1,1-3
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Vangelo Gv 1,29-34
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».