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Settimo ciclo

Anno liturgico B (2020-2021)

Tempo Ordinario

XXVIII Domenica

(10 ottobre 2021)

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Sap 7,7-11;  Sal 89;  Eb 4,12-13;  Mc 10,17-30

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Un’altra delle affermazioni evangeliche che lasciano senza parole: “E chi può essere salvato? … Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. La forza delle parole di Gesù è direttamente proporzionale allo stupore per la scoperta del regno di Dio. Senza quella scoperta, le sue parole non hanno senso. Senza l’intuizione dell’eccellenza della sapienza non valgono le rinunce ai beni di questo mondo.

La prima lettura illustra come sia da intendere l’impossibilità per l’uomo di ‘salvarsi’, cioè di entrare in intimità con Dio e vivere in comunione con lui e con tutti i suoi figli. Se Salomone prega per ottenere la sapienza vuol dire che la sapienza non è una conquista umana. Il salmo responsoriale lo mostra chiaramente. Parla di ‘saziarsi di grazia’, di ‘dolcezza del Signore’, di ‘saldezza’ dell’agire dell’uomo. Accogliere Gesù significa accogliere la sapienza di Dio che è splendore di amore per l’uomo. Tutto ciò che ha a che fare con quello splendore nella vita degli uomini parla della sapienza che ha lambito il cuore dell’uomo e lo rende luminoso. A paragone con questa sapienza, le ricchezze e ogni altro bene di cui godere nella vita non costituiscono nulla di davvero significativo per il cuore. Salomone lo sa e prega ardentemente per partecipare a quella sapienza.

Si possono percepire risonanze straordinariamente potenti. Nel Cantico dei cantici si legge: “Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo” (Cant. 8, 7). E questo perché aveva appena proclamato: “Le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina”. Letteralmente ‘una fiamma di Jah [YHWH]’, cioè la manifestazione al cuore della verità di Dio. La sapienza è la capacità di non contrabbandare questo amore goduto con le ricchezze del mondo che passano. In effetti, il salmo responsoriale non fa che sottolineare il fluire inesorabile del tempo, dove ricchezza-salute-bellezza [piacere] svaniscono con lui. Per questo si chiede: “Saziaci con il tuo amore”.

Se il canto al vangelo riprende la prima beatitudine “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”, l’accento non va posto sul fatto di non avere beni, ma di essere felici perché non si è distratti da nessun bene che perisce. La povertà è beata solo perché fa sperimentare la beatitudine dell’amore, nel senso che non si perde in nient’altro che non sia l’amore. Ed è per questo che Gesù rimarca che solo Dio è buono. Solo Dio può colmare, può riempire di vita, di vita immortificabile, perché il suo amore non viene mai meno, ci è sempre riversato in seno, dà compimento ai nostri desideri grandi. E questo è l’annuncio tipico del Regno, l’annuncio singolare di Gesù.

Ma non tutti sono pronti ad accoglierlo. La figura di questo giovane, che si presenta desideroso e se ne va via triste, fa molto riflettere. La sua risposta assomiglia alla risposta del figlio maggiore della parabola di Gesù: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici” (Lc 15). Ha osservato tutto, perché non è soddisfatto? Quando Gesù, venendo incontro al suo desiderio, gli fa presente che gli manca una cosa sola, parla proprio di quella cosa che darebbe compimento al suo stesso desiderio, quella cosa che farebbe sì che la sua osservanza fiorisse in gioia e gratitudine. Altrove Gesù aveva detto: “Di una cosa sola c’è bisogno”. Quell’unica cosa necessaria è quella che durerà sempre, vale a dire quella in cui l’uomo si troverà servito dal suo Signore godendo del suo amore.

A dire il vero, la posizione del giovane ricco è fondamentalmente quella dei discepoli che restano sbigottiti. In fondo, pensano allo stesso modo. La differenza risiede nel fatto che i discepoli sono però capaci di provare a credere a Gesù, capacità che permetterà al loro cuore, a tempo debito, di condividere i segreti di Dio che in Gesù si manifestano, lasciandosi conquistare totalmente. Pietro non pretende qualcosa se sottolinea cosa ci guadagneranno dall’aver abbandonato tutto per seguire il loro Maestro. Dichiara semplicemente che a loro non è ancora dato di godere il frutto della loro rinuncia. E Gesù gli risponde con la promessa che ciò avverrà sicuramente e in abbondanza, a patto che seguano il Maestro fino in fondo, fino a conoscere nell’esperienza del loro cuore la prima beatitudine: “Beati i poveri in spirito, perché di esse è il regno dei cieli” (Mt 5,3).

Se Gesù sottolinea che la cosa riesce impossibile agli uomini, intende dire che è impossibile secondo le vedute che hanno gli uomini, mantenendo le vedute proprie degli uomini, ma non secondo le loro possibilità, tra le quali, la prima, è proprio quella di dare credito di fiducia al loro Dio. Ed è esattamente quello che i discepoli sono invitati a fare tanto che, alla fine, Gesù confermerà i suoi discepoli nel seguirlo fino in fondo, rendendoli partecipi del suo stesso vissuto: ‘Viene il principe del mondo ma in me non ha nulla e perciò non mi potrà sottrarre l’amore per voi che condivido con il Padre in tutta intimità e anche per voi sarà così’. È l’esito che il giovane ricco rifiuta perché mantiene la sua veduta. Pensa che il dono di Dio segua il principio dell’addizione: a quello che ho vorrei si aggiungesse quello che è da Dio. Invece – ed è lo sbigottimento dell’uomo!- la grazia viaggia sul principio di sottrazione: avrai se lasci e quello che avrai ti ridarà maggiorato quello che hai lasciato. È avvenuto per Salomone, è avvenuto per gli apostoli, è avvenuto per i santi, avviene anche per noi.

Se paragoniamo la richiesta della sapienza da parte di Salomone e quella del giovane ricco comprendiamo la distanza che li separa. Salomone è già re, è ricco, ma chiede a Dio la cosa che solo da Lui può provenire e che lui, Salomone, reputa come la cosa più preziosa: la sapienza. La sua richiesta è tesa alla realizzazione del compito per cui è stato chiamato: reggere il popolo con giustizia e rettitudine. E proprio perché ottiene da Dio la cosa principale, quella più preziosa ai suoi occhi, non mancherà di alcun altro bene. La richiesta del giovane ricco rivela invece che per lui la sequela del Signore non è così preziosa; sarebbe desiderabile, gli appare bella, ma non la cosa più preziosa. Vorrebbe solo essere più soddisfatto. Non desidera l’intimità con il suo Dio a tal punto da disprezzare quello che ha già pur di averla.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Sap 7, 7-11

Dal libro della Sapienza

Pregai e mi fu elargita la prudenza,

implorai e venne in me lo spirito di sapienza.

La preferii a scettri e a troni,

stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,

non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,

perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia

e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.

L’ho amata più della salute e della bellezza,

ho preferito avere lei piuttosto che la luce,

perché lo splendore che viene da lei non tramonta.

Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;

nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 89

Saziaci, Signore, con il tuo amore:

gioiremo per sempre.

Insegnaci a contare i nostri giorni

e acquisteremo un cuore saggio.

Ritorna, Signore: fino a quando?

Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:

esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,

per gli anni in cui abbiamo visto il male.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera

e il tuo splendore ai loro figli.

Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:

rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,

l’opera delle nostre mani rendi salda.

Seconda Lettura  Eb 4, 12-13

Dalla lettera agli Ebrei

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

Vangelo  Mc 10, 17-30

Dal vangelo secondo Marco

[In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?».

Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».] Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».