WORDPDF

Settimo ciclo

Anno liturgico B (2020-2021)

Tempo Ordinario

XVIII Domenica

(1° agosto 2021)

___________________________________________________

Es 16,2-4.12-15;  Sal 77;  Ef 4,17.20-24;  Gv 6,24-35

___________________________________________________

Prima di ascoltare la conversazione/discussione tra Gesù e la gente che era accorsa a Cafarnao alla sua ricerca dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, vorrei segnalare due particolari. Anche i discepoli ascolteranno quella conversazione. Avevano appena assistito a un altro miracolo, che la gente non aveva visto: Gesù era venuto loro incontro sulla barca in mezzo al lago camminando sulle acque e come di colpo, appena preso sulla barca, toccano terra. Eppure, anche per loro, le parole di Gesù suoneranno ostiche. Non lasceranno il loro maestro, come verrà annotato alla fine del racconto, a differenza della gente che si ritira dal seguire Gesù, ma anche per loro il discorso di Gesù risulterà incomprensibile. Il secondo particolare sono le allusioni scritturistiche nascoste in tutto il brano. Ne cito solo due. Gesù si presenta come il ‘Pane disceso dal cielo’, quindi come cibo. Ora, il cibo è in rapporto alla vita, e il passo da tenere bene a mente è l’affermazione solenne del prologo del vangelo: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4). Quando Gesù si definisce pane è a questa rivelazione che si riferisce. Per indicare poi l’assolutezza di questo riferimento, Gesù si riferisce al suo battesimo al Giordano quando si aprono i cieli e ode la voce del Padre: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). L’aspetto straordinario di questa allusione è dato dal fatto che viene riportato negli stessi termini della sposa nel Cantico 8,6: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore”. Vuol dire che la relazione a cui si allude è una relazione di intimità di amore sconfinato. Presentandosi come ‘cibo per la vita eterna’, Gesù allude a quella relazione a noi partecipata perché è lui che fa conoscere il Padre nel suo amore per noi, è lui a introdurci nella sua stessa intimità con il Padre.

La conversazione/discussione si muove su una traiettoria di questo tipo: Gesù invita a darsi da fare per la vita eterna e la gente domanda cosa debba fare per realizzare le opere di Dio che introducono alla vita eterna; Gesù ricorda che unica è l’opera di Dio, quella di credere nel Figlio; la gente allora chiede quale sia il segno che permette loro di fidarsi ricordando la vicenda della manna, rimasta nella coscienza di Israele come il segno della premura di Dio per il suo popolo; Gesù risponde che la manna è lui, è lui a testimoniare la premura di Dio per il suo popolo e per l’umanità.

Vorrei indugiare sulla domanda su cui si apre tutta la conversazione. Applicata a noi suona: perché andiamo a Gesù? Cosa cerchiamo? Il salmo responsoriale, il Sal 77 (78), ripercorrendo la storia della traversata del deserto con gli eventi prodigiosi dell’acqua dalla roccia, della manna e delle quaglie, focalizza il dubbio serpeggiante nel cuore di Israele così: “Sarà capace Dio di preparare una tavola nel deserto? … Pane e carne?”. E formula l’accusa: l’uomo ha cuore incostante e spirito infedele, non è retto nel cuore.

Consapevole di questa situazione, la chiesa fa pregare con colletta di oggi: “O Dio … risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore”. Sì, è molto facile dimenticare, come dice sempre il salmo responsoriale “Dimenticarono le sue opere, le meraviglie che aveva loro mostrato … non ebbero fede in Dio e non confidarono nella sua salvezza” (Sal 77/78, 11.22). Dimenticarono proprio quello che lo stesso salmo proclama: “Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli …” (v. 3). In sostanza il salmo vuol definire l’esperienza di Israele nel deserto così: hanno visto, sì, certi fatti straordinari (la manna), ma l’oggetto del loro racconto è altro; loro vogliono raccontare le meraviglie del Signore. Dicono la storia, ma raccontano Dio. Non si sono solo sfamati mangiando la manna, ne hanno colto il valore di segno: Dio li guidava, adempiva le sue promesse, restava fedele al suo amore per loro. Dio aveva dato la manna al popolo confermandosi così il loro Dio, secondo il racconto dell’Esodo, ripreso anche dalla prima lettura. E Gesù cosa dà? Questo chiede la gente. La risposta di Gesù introduce al suo mistero, che è il mistero dell’amore di Dio per il mondo. Ogni dettaglio acquista qui una risonanza particolarissima: gli aggettivi, i verbi, le espressioni. Gesù sottolinea il dono attuale di Dio: “è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero”; “il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”, cioè la sua, quella piena di Spirito Santo, di cui fa dono facendo dono di se stesso. Accogliere il Figlio come l’Inviato significa accogliere la storia dell’amore di Dio per l’uomo; significa radicare in quell’amore l’intelligibilità della nostra vita e avere la vita, quella che dura per la vita eterna, cioè quella che, custodita dalla potenza dell’amore di Dio per noi, risulta insopprimibile e inattaccabile.

Quindi, come non volere questo pane? Ma il pane non è più qualcosa, non si riferisce più a un prodigio: riguarda la sua persona, riguarda il prodigio dell’amore di Dio che nel Figlio fa grazia di sé agli uomini perché gli uomini possano, nel Figlio, fare grazia di loro a tutti e così far splendere la signoria di Dio nel mondo, ormai trasfigurato nello Spirito. A questo punto si intravede tutta la rischiosità e la radicalità del passaggio: dare fiducia al Signore, all’amore del Signore, consegnandosi a quel Figlio che promette libertà, verità e vita. Qui i cuori comprendono di essere sull’orlo dell’abisso: o ti trattieni nelle tue sicurezze di un tempo o ti abbandoni ad una fiducia che senti nascere ma di cui non sei per nulla padrone.

Difatti l’esito non sarà scontato. Alcuni rinunciano, altri accettano; di quelli che rinunciano, alcuni accetteranno poi; di quelli che accettano, alcuni lasceranno dopo. Resta comunque sempre l’offerta del Signore che non si stanca dei suoi figli e di cui ricerca sempre l’adesione del cuore. Nel racconto di Giovanni, la folla rivela molto bene i desideri che portiamo in cuore, senza però alla fine trovare soddisfazione perché incagliata nel suo passato piuttosto che affascinata per il futuro di Dio: l’urgenza etica per una qualità di vita accettabile, l’apertura al mistero di Dio che si manifesta, la fame del pane della vita. Gesù però si darà premura di illustrare sempre più precisamente il senso del mistero della sua persona come risposta a quei desideri.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Es 16,2-4.12-15

Dal libro dell’Esodo

In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mose e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mose: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà à raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».

La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mose disse loro: «E il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 77

Donaci, Signore, il pane del cielo.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto

e i nostri padri ci hanno raccontato

non lo terremo nascosto ai nostri figli,

raccontando alla generazione futura

le azioni gloriose e potenti del Signore

e le meraviglie che egli ha compiuto.

Diede ordine alle nubi dall’alto

e aprì le porte del cielo;

fece piovere su di loro la manna per cibo

e diede loro pane del cielo.

L’uomo mangiò il pane dei forti;

diede loro cibo in abbondanza.

Li fece entrare nei confini del suo santuario,

questo monte che la sua destra si è acquistato.

Seconda Lettura  Ef 4, 17.20-24

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri.

Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Vangelo  Gv 6, 24-35

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».