WORDPDF

Settimo ciclo

Anno liturgico B (2020-2021)

Tempo Ordinario

IV Domenica

(31 gennaio 2021)

___________________________________________________

Dt 18,15-20;  Sal 94;  1Cor 7,32-35;  Mc 1,21-28

___________________________________________________

Tutti i vangeli sinottici riportano l’annotazione di stupore della gente che ascoltava Gesù: “egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi” (Mc 1,22). Non viene spiegato in cosa consista questa autorità; soltanto la si registra. E alla fine Marco annota: “Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono” (Mc 1,27). È facile vedere l’effetto di questa autorevolezza (scaccia gli spiriti impuri) ma non se ne rivela ancora la natura.

Se facciamo valere il collegamento con la prima lettura, possiamo farci un’idea più precisa della natura dell’autorità di Gesù che tanto stupisce. Il brano del Deuteronomio è tratto dal secondo grande discorso di Mosè al popolo prima di entrare nella terra promessa. Mosè sta mettendo in guardia la sua gente perché, una volta entrata in quella terra, non dovrà assolutamente assumere i modi di comportamento delle nazioni che là vi abitano. Elenca loro i vari abomini dei pagani (immolazione di figli per le nuove costruzioni, negromanzia, divinazione, magia, sortilegi) e ricorda a Israele che dovrà stare attaccato solamente al suo Dio in modo puro: “Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio” (Dt 18,13). Subito dopo, Mosè ricorda loro che, anche se lui non ci sarà più, il Signore susciterà un profeta pari a lui, perché il popolo sia confermato nel suo attaccamento al Signore. Questa promessa di Mosè è stata letta dalla tradizione rabbinica come l’annuncio del messia e la tradizione cristiana l’ha riferita a Gesù. Ma quello che è straordinario è la considerazione dei due personaggi, Mosè e Gesù, secondo la descrizione delle Scritture.

Mosè è elogiato nella Scrittura come l’uomo che conosceva il Signore faccia a faccia (Dt 34,10), come l’uomo della casa di Dio con il quale Dio parla bocca a bocca (Nm 12,8) e non in sogni come ai profeti, di cui si dice che era un uomo assai umile (mite) più di qualunque altro sulla faccia della terra (Nm 12,3). La Scrittura però annota che quel parlare faccia a faccia non comporta la visione della faccia di Dio, perché chi vede Dio muore, ma il fatto di vedere come la forma di Dio, come una persona vista di spalla (cfr. Es 33,20-23; Nm 12,8).

La solenne presentazione di Gesù nel prologo del vangelo di Giovanni riporta chiaramente: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato [narrato, spiegato senza veli, raccontato, fatto conoscere]” (Gv 1,18). E quando Gesù vuole presentarsi ai suoi discepoli dirà: “Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,27-29). Gesù si qualifica come Mosè: uomo mite e umile. Solo che quella qualifica è direttamente rivelativa della natura stessa di Dio. Per questo viene detto che chi vede Gesù vede il Padre.

Ecco perché il suo insegnamento è nuovo, dato con autorità. Perché pesca in questa comunanza di vita con il Padre che ama i suoi figli. Perché in Gesù si rivela la potenza dell’amore misericordioso di Dio che viene a salvare l’uomo. La sua autorità si esprime con il far conoscere il Signore, proprio nel movimento di rivelazione di quello che il salmo 144,3 proclama: “Signore, che cos’è l’uomo perché tu l’abbia a cuore?” [nelle antiche versioni greca e latina: perché tu ti sia fatto a lui conoscere?]. Ed ecco perché chi si affida a questa ‘autorità’ non può che rimanerne saziato, non resterà sulla sua fame. È la dimensione più segreta dell’agire di Gesù, che fino alla fine resterà come velata, fino a che la sua passione, morte e risurrezione non svelerà compiutamente l’amore straordinario che lo muove nel desiderio di attirare tutti nell’intimità con il Padre.

Un altro dettaglio del brano del Deuteronomio suona strano ed è la motivazione che il popolo dà al bisogno di un profeta. Tutto il popolo aveva assistito alla rivelazione del Signore che parlava dal fuoco sull’Oreb e non regge alla paura, tanto da invitare Mosè a fare da mediatore tra loro e il Signore. Il capitolo 5 del libro del Deuteronomio lo esprime chiaramente: “Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo. Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo? … Accostati tu e ascolta tutto ciò che il Signore, nostro Dio, ti avrà detto: noi lo ascolteremo e lo faremo” (Dt 5,25-26.27). E Dio stesso commenta: “Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e osservare tutti i miei comandi …!” (Dt 5,29). Così, la richiesta di un mediatore procede da un profondo timore del Signore in cuori che vogliono essere fedeli all’alleanza con il proprio Dio.

Così, di fronte a Gesù che insegna con autorità, la deduzione per noi risulta la seguente: siamo ancora capaci di fremere di timore davanti alla parola di Gesù? Sappiamo ancora cosa comporta l’ascoltare la parola del Signore che parla dal fuoco? Siamo nella disposizione d’animo degli israeliti che, davanti all’avventura dell’alleanza con il loro Dio, dichiarano: noi l’ascolteremo e lo faremo? Perché a questo si riferisce l’esperienza drammatica della ‘novità’ dell’insegnamento di Gesù. Un insegnamento che va al di là di ogni buona dottrina e conduce direttamente all’incontro col proprio Dio. La meraviglia degli astanti risalta proprio dall’osservazione che parola e potenza dicono la salvezza operante di Dio in mezzo a loro. Gesù non solo ‘è pari’ a Mosé nelle due caratteristiche singolari, ma che Mosè è solo un’allusione a Colui che è inviato per mostrare la potenza di salvezza di Dio per il suo popolo. Gesù è l’unico mediatore di salvezza perché nessun spirito impuro ha presa su di lui e perciò può liberare tutti dagli spiriti impuri.

Se ha potere sui demoni è perché sottrae alla loro influenza gli uomini e li rimette nella luce di Dio. In questo si rivela il suo potere di guarigione, che porterà alla rivelazione del suo potere di rimettere i peccati, cosa che svelerà definitivamente, in lui, come Dio si sia appressato all’uomo. È la novità che suscita stupore, sbalordimento, esultanza, perché il male è vinto e l’uomo ritorna nella signoria di Dio che vuole gli uomini commensali al suo amore e alla sua gioia.

Così, presentare Gesù come profeta, il cui insegnamento è nuovo, diverso rispetto a quello degli scribi, porta allusione al mistero dell’intimità tra lui e il Padre. Gesù introduce poco a poco i suoi ascoltatori a questo segreto, nel quale tutta la Scrittura si riassume. Ascoltare le parole di quel profeta significa intuire e percepire quel segreto di intimità con il Padre che tanto ama il mondo da mandare il suo Figlio, tanto che in ogni parola da lui pronunciata, in ogni azione da lui compiuta, si apre l’accesso anche per noi all’intimità da lui goduta. Dire poi che Gesù ha il potere di guarirci, di scacciare dal nostro cuore i demoni, equivale a illustrare il mistero dell’accondiscendenza di Dio per gli uomini da farli partecipi dei suoi segreti, da condividere con loro la gioia del suo amore sempre e comunque.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Dt 18, 15-20

Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”.

Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 94

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,

acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,

in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.

È lui il nostro Dio

e noi il popolo del suo pascolo,

il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!

«Non indurite il cuore come a Merìba,

come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri:

mi misero alla prova

pur avendo visto le mie opere».

Seconda Lettura  1 Cor 7, 32-35

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!

Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

Vangelo  Mc 1, 21-28

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.