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Settimo ciclo

Anno liturgico B (2020-2021)

Tempo di Natale

II Domenica dopo Natale

(3 gennaio 2021)

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Sir 24,1-4.8-12;  Sal 147;  Ef 1,3-6.15-18;  Gv 1,1-18

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Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi” è il ritornello della liturgia di questa domenica natalizia. Il mondo non si è accorto di nulla perché ‘nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa … il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale’, come canta l’antifona di ingresso. Ma chi ha ricevuto la grazia di poter vedere non ha potuto frenare la gioia e in quella gioia ha sentito tutta la grandezza dell’amore di Dio, tutta la bellezza della creazione, il senso e lo scopo di tutta la storia umana. La storia dell’uomo è oramai visibilmente storia di Dio, storia divina. La vecchia colletta ci faceva pregare: “Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno”. È il motivo della solenne, larga benedizione che sale dal cuore dei credenti, come riporta Paolo: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo”.

Come non interpretare allora le nostre così frequenti lamentele nella vita come una mancata rivelazione, come un’impossibilità di accedere a quel certo orizzonte, dove tutto è bagnato dalla luce di quella benedizione? E se davvero i nostri occhi si sono aperti per riconoscere la venuta tra noi di Colui che custodisce quella benedizione, perché smarrirci allora nelle paure e nelle angosce, come se qualcosa di essenziale ci mancasse ancora?

Se davvero l’uomo è fatto su Dio e per Dio, allora l’argomentazione dell’evangelista Giovanni nel prologo del suo vangelo suona stringente: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”. Lui è la Verità su Dio e Dio ormai non è che il Padre del Signore Gesù Cristo e se vogliamo accedere al Padre, il Figlio è la via. Ma la verità su Dio comporta la verità sull’uomo. Perciò: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali … da Dio sono stati generati”. Il Signore Gesù Cristo, con il dono del Suo Spirito, di cui la gloria che gli angeli rivelano ai pastori è come un rimando, ci fa fruitori di quello sguardo di compiacenza del Padre su di Lui (“Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”, Mt 3,17). Ecco perciò la verità dell’incarnazione: Dio si fa uomo perché l’uomo possa farsi Dio. E si può commentare: quello che Dio da sempre ha sognato (“in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo”), cioè unire a sé l’uomo per farlo partecipe della sua gioia nell’amore scambievole, nel Cristo finalmente si realizza. In lui divinità e umanità sono inscindibilmente unite, Dio finalmente risplende nell’uomo e l’uomo risplende del suo Dio. E se tutto diventerà più svelato con la morte e risurrezione di Gesù, già però se ne può intravedere il mistero fin dalla sua nascita dalla Vergine Maria, almeno per coloro che gli si avvicinano con stupore e sanno vedere nelle parole e negli eventi che lo riguardano gli indizi della sua gloria.

Nelle sue poesie sul mistero del Natale s. Efrem canta: “Maria è il giardino sul quale discese dal Padre la pioggia della benedizione; di quella effusione lei asperse il volto di Adamo”.  Facendo parlare la stessa Madre di Dio, vede nel riferimento a Cristo lo scopo supremo della vita, capace di una visione nuova, trasformante: “Qualcuna ha un figlio? Che venga e diventi amico del mio amato. Una ha una figlia o una parente? Che venga e diventi sposa del mio caro. Uno ha un servo? Lo liberi, che venga a servire il suo Signore…. Colei che è nata libera, figlio mio, è tua ancella, se ti serve. E la schiava in te è libera, in te è consolata, poiché è stata affrancata. Un’emancipazione invisibile è posta nel suo grembo, se è te che ama”.

Se prima della creazione del mondo, l’uomo è stato pensato da Dio in funzione della capacità di portare la bellezza del Figlio di Dio, allora come non vedere nell’esperienza della conoscenza di quel Figlio, ormai diventato Figlio dell’uomo, il compimento di ogni desiderio di verità e bellezza? É in ragione di questa possibilità che l’annuncio evangelico si rivolge a tutti, a tutte le genti, a tutto l’uomo. Ed è in ragione di questo annuncio che il credente in Cristo vive ormai la sua vita, pronto a donarla perché la gioia dell’altro si compia e su tutti risplenda la gloria del Signore. Ma come attendere alla gioia dell’altro se questa non prorompe, profonda, limpida, nel proprio cuore?

Quando s. Gregorio di Nissa si domanda quale sia quel regno dei cieli che si trova dentro di noi (cfr. Lc 17,21) non può che rispondere: “Di cos’altro si può trattare, se non della gioia che si riversa dall’alto nelle anime tramite lo Spirito? Essa è come l’immagine, la garanzia e la prova della gioia eterna di cui godranno le anime dei santi nel secolo che attendono”. Proprio ciò che chiediamo nella colletta, con la richiesta di fare anche noi la stessa esperienza dell’apostolo Giovanni e di entrare anche noi in quel circolo di benedizione che descrive Paolo. A tal punto che, se davvero quella benedizione è sopra di noi e sgorga profonda dal nostro cuore, come cercare altrove quello di cui ha bisogno il nostro cuore, come avere paura di veder scemare la speranza che portiamo, come volere dal prossimo quello che invece a lui dobbiamo nel segno della condivisione di quella benedizione? Del resto, è proprio questo l’argomento e l’orizzonte della preghiera, luogo di adorazione e di memoria perché e finché quella benedizione ci conquisti e conquisti il mondo con la sua pace.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Sir 24, 1-4. 8-12

Dal libro del Siracide

La sapienza fa il proprio elogio,

in Dio trova il proprio vanto,

in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.

Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,

dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,

in mezzo al suo popolo viene esaltata,

nella santa assemblea viene ammirata,

nella moltitudine degli eletti trova la sua lode

e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:

«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,

colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:

“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,

affonda le tue radici tra i miei eletti”.

Prima dei secoli, fin dal principio,

egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.

Nella tenda santa davanti a lui ho officiato

e così mi sono stabilita in Sion.

Nella città che egli ama mi ha fatto abitare

e in Gerusalemme è il mio potere.

Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,

nella porzione del Signore è la mia eredità,

nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 147

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,

loda il tuo Dio, Sion,

perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,

in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini

e ti sazia con fiore di frumento.

Manda sulla terra il suo messaggio:

la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,

i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.

Così non ha fatto con nessun’altra nazione,

non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Seconda Lettura  Ef 1, 3-6. 15-18

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Vangelo  Gv 1,1-18

Dal vangelo secondo Giovanni

[ In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.]

Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

[ Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità. ]

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia. 

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.