WORDPDF

Settimo ciclo

Anno liturgico A (2019-2020)

Tempo Ordinario

III Domenica

(26 gennaio 2020)

___________________________________________________

Is 8,23b – 9,3;  Sal 26;  1Cor 1,10-13. 17;  Mt 4,12-23

___________________________________________________

La liturgia di oggi è incentrata sul mistero di Gesù che è luce. Come dirà più tardi lui stesso: io sono la luce vera (Gv 8,12). Così la preghiera di oggi è per essere toccati da questa luce, è per essere nella luce, è per diventare luminosi. Matteo, come solitamente fa, usa le antiche profezie come filtro di comprensione per la novità di Gesù. Gesù è colui che compie le promesse. Così facendo, dà la chiave per comprendere Gesù e per leggere le stesse Scritture.

Subito dopo le tentazioni nel deserto e saputo della prigionia di Giovanni Battista, Gesù si sposta nel nord della Galilea, a Cafarnao, dove abiterà nella casa di Pietro. Quella località è chiamata terra delle genti perché è stata la prima porzione di territorio di Israele ad essere invaso dalla potenza assira con la deportazione degli abitanti e l’insediamento di popolazioni pagane volute dall’invasore. Non per nulla Matteo colloca in questo territorio l’inizio della predicazione di Gesù. Non si tratterà, come diceva il profeta Isaia, di salvare solo Israele, ma di salvare l’umanità intera. Nel vangelo di Matteo per due volte viene riportato solennemente: “Da allora Gesù cominciò …”. La prima volta riguarda l’inizio della predicazione di Gesù alle folle, dopo che Giovanni Battista è stato incarcerato: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»” (Mt 4,17). La seconda, dopo la confessione di fede di Pietro a Cesarea, quando Gesù comincia ad annunciare ai discepoli la sua passione (cfr. Mt 16,21). Si tratta di decisioni precise di Gesù che vive il suo mandato messianico in vista della rivelazione della grandezza dell’amore di Dio per l’uomo.

Ora, la prima attività specifica che l’evangelista descrive è la chiamata dei primi apostoli. È evidente che la prontezza della risposta dei primi quattro discepoli non ha nulla di miracolistico. Sappiamo dal vangelo di Giovanni che i primi discepoli di Gesù sono stati prima discepoli di Giovanni Battista ed è stato il Battista a indirizzarli verso Gesù. Quando Gesù va a Cafarnao sa che loro sono tornati a casa loro e li va a chiamare, come a dare seguito a quello che era intercorso fra loro quando si erano conosciuti sulle rive del Giordano. Nel racconto di Matteo, non viene tanto sottolineata la prontezza degli apostoli a seguire Gesù (forse se l’aspettavano già), ma la condizione che rivela quella prontezza. Di loro si dice: Pietro e Andrea lasciano le reti, Giacomo e Giovanni lasciano barca e papà. Tre sono le condizioni che danno consistenza alla loro prontezza nel seguire Gesù: lasciano la loro attività, lasciano i loro averi, lasciano i loro affetti. Non si tratta semplicemente di lasciare, ma di risiedere nella disposizione di lasciare. “Cercate prima di tutto il regno dei cieli e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” sentiranno dirsi poi. “Chi avrà lasciato padre, madre, casa, beni ….avrà cento volte tanto” sperimenteranno poi. Così resta illuminante il commento di Gregorio Magno: non hanno lasciato molto perché avevano poco; ma non lascia poco chi non trattiene nulla per sé.

In questo ravviso la somiglianza con la vicenda del Figlio di Dio che lascia la sua gloria divina per assumere la forma di servo (cfr. Fil 2,7). Quando si lascia, non è per restare vuoti, ma per assumere altro. Ora, l’altro che si assume è la preferenza di Dio per i poveri, è la preferenza della debolezza e della stoltezza dell’amore rispetto a ogni progetto di potenza e prestigio, è la preferenza della via di Dio nel vivere la propria umanità che così splende della luce del suo amore. Non si può non notare il fatto che gli apostoli non sono stati chiamati semplicemente alla sequela di Gesù, ma alla sequela di Gesù che è inviato a portare a tutti la salvezza e la consolazione (vi farò pescatori di uomini). Seguire Gesù comporta un’esperienza di vita, la condivisione del suo insegnamento e della sua missione. Dice prima di tutto quanto l’intimità di vita con il Signore sia sconfinata nel senso che non può ripiegarsi su se stessa, ma continuamente si traduce in condivisione della misericordia di Dio per l’umanità. L’intimità con Dio comporta sempre una buona dose di sana angoscia per i propri fratelli e per questo non sta mai ferma: fin dove c’è un uomo, fin dove c’è un livello di umanità non ancora aperto alla grazia dell’incontro, fin dove c’è una malattia da curare, l’apostolo, come Gesù, non si dà pace. Più profonda è la pace che viene dalla grazia dell’incontro, meno pace si dà finché tutti i fratelli possano godere della stessa grazia. Il senso del guarire ogni sorta di malattie e di infermità da parte di Gesù in missione, come avverrà per gli apostoli inviati in missione (imporranno le mani ai malati e questi guariranno, Mc 16,18), è proprio questo: condividere la misericordia di Dio per l’umanità.

Un altro particolare poi è estremamente significativo. Gesù li chiama non semplicemente a seguirlo, ma a mettersi dietro a lui, come poi dirà Gesù a Pietro quando lo rimprovererà per aver pensato non secondo Dio (cfr. Mt 16,23). Corrisponde a quanto il salmo fa dire al fedele: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”. Qual è l’unica cosa necessaria da domandare? Tutto dipende dalla profondità che nei nostri cuori ha raggiunto la conversione al vangelo del regno. La richiesta però si fonda su di un convincimento incrollabile del cuore: “Il Signore è mia luce”, espressione che nelle Scritture risuona solo qui e in Michea 7,8. Quella luce è la medesima che è creata il primo giorno e che poi è stata oscurata. Gesù la riporta a splendere nel cuore perché quella era la luce della santità di Dio nel suo amore per l’uomo nella quale tutto è stato creato. Gesù torna a far vedere luminoso tutto il creato e tutta l’umanità. La condizione? Come dice questa bellissima preghiera di un mistico musulmano: “O Tu che semini il dolore del pentimento nel cuore di chi Ti ha incontrato! Tu che fai bruciare il cuore di chi fa penitenza! Tu che accogli i peccatori che confessano la loro colpa! Nessuno si converte fin tanto che Tu non lo converti; nessuno trova il cammino fin tanto che Tu non lo prendi per mano. Prendici per mano, perché non abbiamo altro salvatore all’infuori di Te! Vieni in nostro aiuto, perché non abbiamo altro rifugio che Te! Alle nostre domande, solo Tu puoi dare la risposta. Alle nostre sofferenze, solo Tu puoi portare rimedio. Ai nostri tormenti, solo Tu puoi portare riposo”. Così il cuore sperimenta: il Signore è mia luce, quando potrà proferire in sincerità: Tu solo …!

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Is 8,23b – 9,3

Dal libro del profeta Isaia

 In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.

Il popolo che camminava nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse.

Hai moltiplicato la gioia,

hai aumentato la letizia.

Gioiscono davanti a te

come si gioisce quando si miete

e come si esulta quando si divide la preda.

Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,

la sbarra sulle sue spalle,

e il bastone del suo aguzzino,

come nel giorno di Mádian.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 26

Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore

nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte,

si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Seconda Lettura  1 Cor 1,10-13. 17

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire.

Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo».

È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?

Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

 

Vangelo  Mt 4, 12-23

Dal vangelo secondo Matteo

[ Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta».

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». ]

Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.