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Sesto ciclo

Anno liturgico C (2018-2019)

Tempo di Pasqua

Pasqua di Risurrezione del Signore

(21 aprile 2019)

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At 10, 34a. 37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9

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Aveva introdotto le celebrazioni del triduo sacro la messa del crisma, che sottolinea l’unità della chiesa attorno al suo vescovo che consacra il sacro crisma con cui i candidati al battesimo e alla cresima verranno unti, per essere testimoni nel mondo dello splendore del nome di Cristo. La cena del Signore del Giovedì Santo, incastonando l’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio con il sacramento del servizio attraverso il rito della lavanda dei piedi, aveva celebrato il mistero della comunione con Dio e tra gli uomini, scopo supremo dell’agire del cuore, profumo della conoscenza del Cristo. La proclamazione della passione del Signore e l’adorazione della croce il Venerdì Santo aveva rivelato l’intimità e la tenacia dell’amore di Gesù per gli uomini, colte nel mistero della sua obbedienza fino alla morte di croce. Con la conseguenza per noi: se il Figlio di Dio non ha preferito nulla a noi, come possiamo noi preferire qualcosa a Lui?

Il Venerdì e Sabato Santo, come risposta all’annuncio della passione e morte di Gesù proclamato nella liturgia delle ore, la chiesa rispondeva sempre con questa antifona: “Cristo per noi si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha innalzato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome”. Eco dell’annuncio di Paolo ai Filippesi: “svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte…” (Fil 2,7-8) e la straordinaria proclamazione dell’autore della lettera agli Ebrei: “pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb 5,8-9).

Nel racconto evangelico la morte di croce ha questo di particolare: era la morte più ignominiosa, non semplicemente la più crudele. Così il sacrificio di Cristo non consistette tanto nella morte, ma nella trasformazione della morte in una sorgente di vita nuova, proprio perché Gesù ha accettato l’ignominia di quella morte. È stato reso perfetto nella sua obbedienza perché ha accettato di stare dalla parte di Dio, nel suo amore per gli uomini, proprio dentro gli affetti di una umanità calpestata e vilipesa senza cedere ad alcuna rivendicazione di sorta, nemmeno ricercando la giustizia presso il Padre contro i suoi accusatori e uccisori e ha accettato di stare dalla parte degli uomini senza minimamente accusarli e richiedere la sua difesa presso Dio. Per questo, come ripete l’antifona, “Dio lo ha innalzato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome”.

E la gioia della chiesa prorompe, prima sommessa e poi esultante, alla notizia della risurrezione del Signore. La notizia è certa, ma non evidente. La notizia è vera, ma non apodittica. Quella notizia ha bisogno di tempo per apparire in tutta la sua potenza, per convincere i nostri cuori e scoprir loro la sorgente di gioia inesauribile che costituisce. Ha bisogno di spazi per espandersi, ha bisogno di condivisione per rafforzarsi, ha bisogno di testimonianze per risplendere. Sono i tempi della chiesa, gli spazi dell’umanità, la condivisione e le testimonianze dei credenti, perché i nostri cuori finalmente si convincano a vedere e a riconoscere il Signore Gesù in tutta la sua bellezza, morto e risorto per noi.

Gioia, che per noi si risolve nell’esperienza del dolce perdono che Gesù ci riversa e il cui calore ci accompagna nelle vicende della vita, come questa preghiera fa intuire: “Tu, o Cristo, sei il nostro dolce perdono. Fa’ che di Te in ogni istante io mi sappia rivestire e non abbia potere su di me la miseria con cui mi vedo e mi sento. Con le tue ferite risanami, che io respiri e viva del tuo sguardo verso il Padre. Nelle tue piaghe nascondimi, che il sentimento della mia malinconia non si erga a obiezione della tua grandezza. Lasciami entrare nel tuo cuore, che io mi avvolga della sua benevolenza e mi faccia rinascere, finiti i terrori della notte, al mattino della tua presenza”.

Giovanni parla della pietra tolta via dal sepolcro. Viene tolto l’ultimo impedimento alla vista, alla visione, come poi il brano dirà a proposito del discepolo entrato nel sepolcro. L’episodio dei due discepoli che corrono al sepolcro lo conferma in una tensione crescente per giungere, alla fine, alle straordinarie parole: “Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. È come una richiesta che viene sussurrata al cuore dei possibili lettori del vangelo, la richiesta di avanzare nella conoscenza del mistero, di salire fino all’intelligenza della risurrezione che viene svelata poco a poco: “Vide e credette”. La tensione del racconto punta qui.

Comunque sia spiegato l’evento, è chiaro che la risurrezione di Gesù era del tutto inconcepibile per i suoi discepoli. L’esperienza della tomba vuota situa ormai l’intelligenza del mistero di Dio in una luce assolutamente particolare e apre all’uomo l’accesso di un tempo ‘eterno’ in cui situare la storia e gli eventi, attraversati così dallo splendore del corpo glorioso di Cristo, in attesa che quello splendore riempia gli occhi e investa il cuore.

L’augurio della gioia pasquale allude proprio al dono di quella luce amica che inonda gli occhi e il cuore per farci vivere nella presenza del Signore, che ci trascina al regno del Padre suo, custoditi e accompagnati dalla tenacia dell’amore del Signore per noi, che ha promesso: “ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Il Signore è risorto! È davvero risorto!

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  At 10, 34a. 37-43

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.

E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.

E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 117

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

Dica Israele:

«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,

la destra del Signore ha fatto prodezze.

Non morirò, ma resterò in vita

e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

Seconda Lettura  Col 3, 1-4

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.

Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Vangelo  Gv 20, 1-9

Dal vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.