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Sesto ciclo

Anno liturgico B (2017-2018)

Tempo di Avvento

IV Domenica

(24 dicembre 2017)

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2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16;  Sal 88;  Rm 16,25-27;  Lc 1,26-38

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La liturgia ci aveva accompagnati finora con la testimonianza dei profeti, di Giovanni Battista, di Giuseppe e ora, nell’imminenza del Natale di Gesù, riporta la testimonianza di Maria, la Vergine Madre, alla quale è inviato l’angelo Gabriele. Nella proclamazione del vangelo di oggi si incomincia con l’espressione usuale ‘in quel tempo’, ma si tratta di un tempo ben specificato: ‘al sesto mese’. La venuta di Gesù si situa in una serie di interventi del Signore nella storia del suo popolo, di cui l’ultimo ad essere ricordato è il concepimento di Giovanni Battista, colui che preparerà la strada a Gesù, colui che avrà il compito di additarlo presente nel mondo e di far convergere su di lui tutti gli sguardi. È il ‘segno’ che l’angelo presenta a Maria per confermarla nella fede, segno che è letto nell’ottica della potenza di salvezza del Signore perché a lui nulla è impossibile. Si tratta semplicemente di un segno, non di una prova o di una garanzia, ma al cuore credente della Vergine è più che sufficiente per proclamare tutta la sua disponibilità al desiderio di Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

La Vergine è colei che, con le parole del salmo 88, può proclamare in verità: “Canterò per sempre l’amore del Signore”, versetto che nell’ebraico, nel greco e nel latino suona più precisamente: “Le tue misericordie, Signore, canterò in eterno”. Sì, perché l’amore del Signore non è mai presentato nelle Scritture come un ‘sentimento’ ma come una ‘azione’, un’azione che svela il sentimento, azione che si traduce per l’uomo, che è peccatore e smarrito, nelle azioni di misericordia e di perdono. Tanto che il salmo, proseguendo nella lode delle misericordie del Signore, dirà che, se pure il Signore flagella la nostra iniquità, lo fa nell’assicurazione più certa: “Ma non annullerò il mio amore e alla mia fedeltà non verrò mai meno. Non profanerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa” (Sal 88/89,34-35). Ecco, l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria e la disponibilità di Maria al desiderio di Dio sono la riprova più evidente della fedeltà di Dio al suo amore per l’uomo, amore che è fonte di gioia. In effetti, l’annuncio è di letizia, la risposta è di disponibilità piena a quella letizia.

Sembra che l’evangelista Luca intenda presentare Maria come l’arca dell’alleanza del tempio di Sion, sede della presenza del Signore in mezzo al suo popolo. Per questo l’angelo evoca l’ombra della nube che copriva il tempio, come aveva coperto la tenda del convegno nel deserto (cfr. Es 33,7-11). Dalle parole dell’angelo possiamo cogliere due aspetti del mistero che veniva annunciando. Il saluto “rallègrati” si ricollega alle profezie per la Vergine di Sion, che poteva vedere lo scendere in campo del suo Re e Salvatore contro i suoi nemici (Sof 3,14), consolando il suo popolo (Is 49,13), mostrando le cose grandi che il Signore operava per il suo popolo (Gioele 2,21) e venendo ad abitare in mezzo al suo popolo (Zac 2,14). Lei, la Vergine Maria, diventava la letizia del suo popolo perché il Signore veniva a prendere dimora e contemporaneamente, sempre secondo le profezie, la letizia di tutti i popoli perché il Signore aveva deciso di estendere a tutti la sua salvezza.

Per questo lei riceve il ‘nome nuovo’, quello che esprime tutta l’iniziativa d’amore di Dio per il suo popolo e per tutte le genti: “piena di grazia”, “ricolmata di ogni grazia”. Non soltanto lei esprimeva tutta la grazia di amore e misericordia che Dio le aveva riservato perché potesse farsi uno di noi, ma con lei il tempo è colmato di grazia, della grazia della dimora di Dio in mezzo ai suoi figli. Quel ‘nome nuovo’ è ciò che costituisce la firma di garanzia dell’amore di Dio per noi, quell’amore che Gesù poi, con la sua vita e il suo insegnamento, con la sua morte e risurrezione, manifesterà in tutto il suo splendore.

In questo si compie la profezia davidica, come leggiamo nella prima lettura: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”. E che il salmo responsoriale 88/89 riprende con la sottolineatura della fedeltà perenne di Dio a questa sua volontà di bene per noi: “È un amore edificato per sempre … gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele”. Con la ‘dimora di Dio’ nel seno della Vergine, nostra sorella, quella volontà di bene di Dio suona assoluta, radicale, totale: dall’umanità Dio non potrà più togliersi o essere tolto. E siccome questa volontà di bene è fonte di letizia per l’uomo, quando l’uomo cercherà la letizia al di fuori di questa volontà di bene resterà sulla sua fame.

Forse la nostra indisponibilità ad accogliere la potenza rinnovatrice di tale letizia deriva dal fatto che non abbiamo coscienza di ciò che comporta una tale rivelazione, ci siamo stancati di attenderla. Paolo, nella sua lettera ai Romani, lo fa ben capire quando dice che questo mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, viene “ora manifestato mediante le scritture dei Profeti”. Se mai abbiamo indagato le scritture dei profeti o le profondità dei nostri cuori, come possiamo non commuoverci a quell’ ‘ora’ nella quale viene manifestato? Sarà il senso dell’adorazione davanti al bambino di Betlemme che domani contempleremo con le braccia aperte in attesa di tutti noi (tutte le statue del Bambino Gesù nel presepe rappresentano un bambino con le braccia aperte!).

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  2 Sam 7, 1-5.8b-12.14a.16

Dal secondo libro di Samuèle.

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 88

Canterò per sempre l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,

ho giurato a Davide, mio servo.

Stabilirò per sempre la tua discendenza,

di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,

mio Dio e roccia della mia salvezza”.

Gli conserverò sempre il mio amore,

la mia alleanza gli sarà fedele».

Seconda Lettura  Rm 16, 25-27

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.

Fratelli,

a colui che ha il potere di confermarvi

nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,

secondo la rivelazione del mistero,

avvolto nel silenzio per secoli eterni,

ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,

per ordine dell’eterno Dio,

annunciato a tutte le genti

perché giungano all’obbedienza della fede,

a Dio, che solo è sapiente,

per mezzo di Gesù Cristo,

la gloria nei secoli. Amen.

 

Vangelo  Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.