Sesto ciclo
Anno liturgico B (2017-2018)
Tempo di Avvento
I Domenica
(3 dicembre 2017)
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Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Sal 79; 1 Cor 1,3-9; Mc 13,33-37
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L’anno liturgico comincia come finisce, inscrivendo il tempo della nostra storia nell’attesa della venuta del Signore: la venuta del Cristo alla fine dei tempi come giudice glorioso, la venuta nella carne del Figlio di Dio fatto uomo a Betlemme e la venuta mistica del Signore nel cuore di ciascuno che l’accoglie. L’invito costante è alla vigilanza.
Vigilanza per che cosa? Sia il capitolo di Mt 25 che ha concluso l’anno liturgico, con le tre parabole delle dieci vergini, dei talenti e del giudizio finale che l’odierno passo di Mc 13 introducono al racconto della passione del figlio dell’uomo. Come a dire: lo sguardo sia puntato su quel figlio, morto e risorto per noi, sul quale giocare il nostro desiderio, la nostra responsabilità e il segreto della vita.
Secondo il profeta Isaia, la vigilanza scongiura la situazione così descritta: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue viee lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? … Siamo diventati da tempo gente su cui non comandi più, su cui il tuo nome non è mai stato invocato … Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balia della nostra iniquità” (Is 63,17.19; 64,6). Per arrivare a stabilirsi nella situazione che descrive Paolo scrivendo alla comunità di Corinto: “voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1Cor 1,7). Il passaggio dall’una all’altra situazione è assicurato dalla sincerità del grido: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19).
La liturgia di avvento porta inscritto questo grido, perché sa che l’uomo può essere salvato solo dal suo Dio. L’invito alla vigilanza vuole indirizzare gli sguardi all’amore di Dio per i suoi figli che viene a salvare facendosi bambino, uno di noi, perché noi torniamo a essere di Dio. Scenda allora a noi come ha fatto con Mosè liberando il popolo dalla schiavitù dell’Egitto, come ha fatto con Ciro permettendo al popolo di tornare da Babilonia a Gerusalemme, come ha fatto con la Vergine nascendo come suo figlio, come ha fatto con gli apostoli aprendo il loro cuore al suo mistero! Il primo movimento della vigilanza è appunto la coscienza della lontananza. Il servo addormentato della parabola evangelica è colui che non si risveglia per stringersi al suo Signore, è colui che resta in balìa della sua iniquità e perciò non potrà più riconoscere la benevolenza del suo padrone che viene a lui. La vigilanza scongiura tale esito.
La preghiera della chiesa nell’avvento si fa insistente perché il Signore Gesù finalmente si manifesti ed è per questo che risuona l’invito alla vigilanza, che è l’attenzione del cuore al Suo mistero. Il ritornello, costante, della preghiera in questo periodo è dato da due versetti presi dal Salmo 79: “risveglia la tua potenza e vieni a salvarci” (v. 3); “o Dio, fa’ che ritorniamo, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi” (v. 4, 8, 20). Perché si arrivi a godere di quello che lo stesso salmo proclama: “Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome” (v.19).
Ora, attendere la manifestazione del Signore non significa guardare al ritorno glorioso del Signore quando si chiuderanno i tempi e la sua parola giudicante svelerà tutta la verità. San Paolo, dicendo che una comunità credente ‘aspetta la manifestazione del Signore’, come lo stesso verbo greco indica, allude all’atteggiamento del cuore che vive ogni tempo e ogni circostanza in funzione dell’incontro con il Signore Gesù, percepito nella grazia della sua presenza. D’altra parte, chi riceve le parole del Signore, chi si sforza di metterle in pratica senza desiderare di poter percepire e vedere la presenza del Signore nella sua vita? Questo è appunto l’oggetto specifico della vigilanza, mentre la sua dinamica è la tensione a entrare nel processo della manifestazione del Signore al nostro cuore, nel concreto della nostra storia, manifestazione di cui la nascita di Gesù a Betlemme presenterà la realtà alla nostra portata. Se a livello dell’agire dell’uomo la vigilanza si risolve nella fatica di evitare il male e di compiere il bene, a livello del cuore si risolve in una memoria calda della presenza del Signore, in una memoria di eventi e parole che ci possono significare quella presenza, memoria che tenda a esplodere nella percezione della sua presenza. La vigilanza allora è il compito di responsabilità dei servi della parabola del vangelo in attesa del ritorno del loro padrone. Perché è nello splendore di quella presenza percepita che possiamo vivere fino in fondo la nostra vocazione all’umanità e tornare a far risplendere il mondo della luce di Dio.
Ma c’è ancora dell’altro. Se leggiamo il passo parallelo di Lc 12,37, veniamo a sapere come si manifesterà il Signore: “si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. L’accudire ai fratelli non è soltanto agire bene, ma partecipare al servizio divino dell’umanità. Come a dire: quando accogli il tuo fratello perché guardi al tuo Signore, il tuo cuore godrà dall’essere accudito dal suo Signore e non potrà non condividere con lui l’ansia di arrivare a tutti perché lo splendore della sua presenza prevalga comunque.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7
Dal libro del profeta Isaia
Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 79
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvati.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda Lettura 1 Cor 1, 3-9
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
Vangelo Mc 13, 33-37
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».