Esercizi tenuti da p. Elia Citterio presso le Missionarie Saveriane

Parma, 4-9 settembre 2017

 

Gesù seminatore – icona russa

 

Le schede preparate per l’incontro in formato =>WORD e =>PDF.

[I titoli delle conferenze sono link al file audio; i numeri dei paragrafi rimandano ai minuti del file audio]

0. Cinque caratteristiche che accompagnano ogni vita spirituale: il mistero della conversione; il mistero della pazienza; la fede; la gioia; il timor di Dio.

3. Quando si entra nella Scrittura si ha la possibilità di entrare anche nel nostro cuore; i punti nevralgici sono gli stessi e tutto (i rapporti con gli eventi e le persone) acquista luce, senso.

0. Due elementi di metodo per la comprensione delle Scritture: collocare il brano in tutta la Scrittura e nella liturgia.

4. La ridondanza nel Vangelo segnala qualcosa di particolarmente significativo.

8. Il significato delle sette parabole del Regno è questo: chi le ascolta diviene “Suo familiare” ossia “voi partecipate con me dell’intimità del Padre”.

14,30. Tutto il Vangelo di Giovanni è il racconto dello spazio tra “rimase con Lui” (1,39) e “rimanere in Lui” (15,6): la Parola di Dio ha un percorso di comprensione analogo.

17,30. Il seminatore e il seme: è sempre Lui.

25. Il seme sembra insignificante, ma basta accoglierlo ed ha la potenza di crescere. La potenza è del seme; la terra fornisce le condizioni perché il seme possa crescere.

28. Sentiero; sassi; spine; terra buona. Il cuore come sentiero: chi di noi si cura di fare buona guardia alle porte del proprio cuore? Perché arare un sentiero è difficile.

0. Terreno sassoso: è la paura che noi abbiamo di rimetterci qualcosa; la paura di soffrire per la parola che invece è parola di vita. Non ci si fida.

8. Terreno spinoso: è la situazione del cuore che fa resistenza al distacco da tutto ciò che momentaneamente ci alletta. Troppe attese soffocano la vera attesa del cuore.

13. Quando si deve realizzare un obbiettivo dello Spirito, tutte le altre cose vengono sacrificate per arrivarci. Se però l’ardore dell’obbiettivo non è intenso come è possibile sacrificare le altre cose? Il terreno spinoso non permette all’obbiettivo, al desiderio più grande, di crescere e conquistarci.

16,30. Con i tre terreni precedenti non si riesce a vivere in verità, che è ciò che avviene col terreno buono. Qui il cuore sente che si allarga.

19. Frutto al trenta, al sessanta e cento per uno (l’interpretazione nella tradizione ebraica e cristiana).

25,30. Cosa chiede il Signore? Poco, tanto o tutto? Di più. Chiede ciò che non hai e proprio perché non ce l’hai lo puoi dare e guadagnare anche tu. Questa è la dinamica del frutto.

29. L’elemento “tempo”. Ci vuole tempo per stare in pace col proprio cuore e lasciarsi conquistare.

33. La benedizione di Chiara d’Assisi.

0. Quando i discepoli chiedono: “perché parli in parabole?”, Gesù cita Isaia 6,9-10, che è ripreso da tutti e quattro i Vangeli e dagli Atti (in particolare Giovanni 12,40; Atti 28,26-27). Noi abbiamo un’idea della custodia e protezione di Dio come se nessuno ci potesse far del male. La protezione è al contrario! Uno ci fa del male e il nostro cuore non si muove al male; risponde con il bene. Questa è la protezione di Dio. Lo scandalo della via di Dio non è superato, ma sempre attuale.

7. Due suggerimenti: a) ascoltando la Parola di Dio sentiamo la beatitudine o siamo troppo abituati, ascoltandola sbadatamente e scontatamente? b) La ragione di fondo dello scandalo della Parola: 1Cor 1,25; non ci rendiamo conto della forza del perdono.

14. Le beatitudini incontrano sempre resistenza per la loro messa in pratica perché sono prese come un ideale, dimenticando che sono porte di accesso al mistero del nostro cuore; sono la radice della vita.

20. Lettura delle beatitudini a partire dalle promesse.

25. La prima e l’ottava hanno la stessa promessa: all’ultimo gradino si viene rimandati al primo, perché la scala di tutte le beatitudini avvenga ad un livello ancora più profondo per ripercorrere la concatenazione dei passaggi in modo sempre più coinvolgente finché tutto splenda. C’è una dimensione di scala e di cerchio.

0. Primo suggerimento: chiedersi sempre qual è la domanda che sta dietro la parabola. Se sbagliamo domanda non troviamo risposta, ecco perché non capiamo alcune risposte di Gesù che spesso suggerisce una nuova domanda (come nella parabola del buon samaritano). Le domande che partono da pretese e rivendicazioni non ottengono risposte.

4. Secondo suggerimento: non preoccupiamoci di capire! Non dobbiamo voler esaurire la comprensione delle Scritture; è un processo continuo di intelligenza.

7. La parabola è raccontata per illustrare la prospettiva in cui vivere la nostra vita, non il futuro! Il contesto della parabola nella liturgia (Sap 12, 13-19).

15. Salmo 85. Perché Dio lascia spazio al male? Dio non toglie di mezzo i malvagi perché sono oggetto della sua pazienza: perché i giusti possano rivelare ai malvagi la forza di Dio. Cosa per noi sempre scandalosa!

19. Dove il male imperversa si acuisce la sofferenza, ma chi accoglie la sofferenza degli altri, permette alla propria umanità di splendere. Se non ci fosse nessuno ad accogliere la sofferenza senza rispondere col male, il mondo sarebbe condannato alla distruzione.

27,30. Esodo 34,6. I giusti si distinguono dai malvagi perché usano con questi la stessa pazienza, mitezza, di Dio. Ecco perché il padrone dice di lasciare la zizzania nel campo (non è un “ma sì, ci regoliamo dopo”).

0. Qual è la domanda che illustra la prospettiva che apre la parabola? Perché il Regno dei cieli si presenta all’inizio così insignificante? Rispetto al lievito: dove possiamo vedere l’evidenza del Regno dei cieli? Il Regno non è qualcosa che si aggiunge, è qualcosa che fa da lievito all’umanità mostrando lo splendore dell’immagine e somiglianza con cui siamo stati creati.

6. L’immagine degli uccelli che nidificano sulla pianta si riferisce ai vari pensieri che dimorano intorno a qualcosa. Siccome il seme è Gesù, diventa pianta e attira tutti i pensieri cattivi. Non vale, infatti, tanto combattere il male, vale far crescere il bene! Questa è la dinamica sottostante.

10. Il giudizio non è sulle singole azioni, ma sul cuore che sta aperto nel desiderio di Lui.

16,30. Il passo parallelo delle tre misure di farina è quello di Sara. Si tratta di un pane per cento persone perché con Abramo incomincia nel mondo la vera fede nel Dio vero e la fede è lievito che impasta tutta l’umanità. La forza del lievito, ossia della conversione al Signore, è di portare tutto ad unità (in noi e nell’umanità).

27. Dice san Girolamo che il lievito è la conoscenza del Figlio di Dio incarnato che ci fa comprendere tutte le Scritture.

29. Fate crescere il desiderio di Dio; non compatite i vostri difetti, che non serve a nulla.

0. Il collegamento tra le tre parabole: davanti al dramma del male sottolineano che la fiducia nel bene è più grande.

4,30. La zizzania: qual era la domanda di fondo di Israele? Quando i servi, nella parabola, si stupiscono, ciò allude all’obiezione più forte degli ebrei al cristianesimo del primo secolo. Qual è la domanda di fondo dal punto di vista della Chiesa? Diverse eresie vollero dividere i peccatori dai puri, ma chi credeva di essere puro si è allontanato dallo spirito del Vangelo. Qual è la domanda i fondo dal punto di vista del nostro cuore?

10,30. Il male non proviene dall’intimo dell’uomo. L’uomo non è fatto per il male. Oggi non lo si dice più perché Gesù ha detto: “è dal cuore che vengono i pensieri cattivi…”, ma all’epoca la domanda riguardava il fatto se l’uomo può diventare puro in un contesto rituale, legalistico, non era in questione da dove deriva il male. Noi abbiamo sempre la sensazione che quello che più ci definisce è il male. In realtà il demonio non conosce i segreti del nostro cuore.

16. “Mentre tutti dormivano”. Quando ci lamentiamo sotto sotto ci condanniamo e il principio della condanna non ha nulla di religioso, è legato solo ai sensi di colpa. Ogni forma di lamentela (non il peccato) è una vittoria del maligno, perché ci fa partecipi della sua stessa condanna.

20. Contrasto tra la pazienza del padrone e il falso zelo dei servi, che denuncia la ristrettezza delle vedute umane.

26. Dal 1600 sembra che tutti gli inviti siano per la carità. Tutte le preghiere antiche invece non si concludono mai col chiedere la carità, ma nel domandare la coscienza di essere peccatori e di non offendere nessuno (Isacco il Siro). L’onore è la porta di accesso dell’amore. Onorare l’altro quando non lo merita è profondamente evangelico.

33. Domanda.

0. La domanda soggiacente alle due parabole: non c’è contraddizione tra l’istinto alla felicità e l’asprezza dell’esigenza evangelica? (Trovi una perla e devi lasciare le altre cose). È la gioia della scoperta che fa vendere! Non è che si è costretti a vendere.

5. Non è una perla più bella, è che non c’è proprio confronto. La parabola di Marta e Maria: anche qui non c’è confronto; nell’eternità resta “la parte essenziale, necessaria”. Nelle tante cose che si fanno non contano le tante cose, ma la ragione per cui si fanno: nostro Signore. Si tratta della cosa “necessaria”, senza alcun paragone!

18. La liturgia a queste parabole abbina la preghiera di Salomone quando chiede la Sapienza, che vuol dire predisporsi a vivere la vita per il verso giusto, per il verso santo. Tolkien, “La foglia di Niggle”.

23,30. Se uno non accetta la sua vita non scoprirà mai il dono di Dio per lui. Non esiste per te esperienza dell’amore di Dio se non esattamente dove sei.

27. La cosa che riempie il cuore non è conquista nostra, semmai è scoperta nostra. I doni di Dio sono gratuiti, ma non sono dati a caso.

0. In cosa consiste questa Sapienza: Genesi e Matteo 11: “Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò riposo”. Bisogna abbinare ristoro e peso dolce pensando al settimo giorno della creazione: tutto ciò che ha creato tende al compimento e il riposto o ristoro è il compimento delle cose. Chiedendo la sapienza dall’alto chiediamo di condividere questo compimento, questa pienezza di vita.

7. La luce della santità di Dio è quella del primo giorno della creazione. La sapienza che viene da Dio ci abitua ad uno sguardo luminoso su tutto. A noi manca questo sguardo di luce; prevale la tristitia cordis.

17. L’asprezza è una delle caratteristiche culturali di oggi più evidenti. Oggi ciò che più manca alla nostra cultura è l’umiltà e la gioia. Neanche i bambini sono contenti. Questa sapienza la psicologia non la può fornire.

21. Ad una persona anziana si chiede l’esperienza di questa luminosità.

23. Il valore del segno di croce.

27. Noi pensiamo che condannarci per un peccato sia una cosa buona! Ma questo non ci fa mai scoprire una certa luminosità.

33. Aneddoto del fidanzato. Bisogna battagliare.

37. Il piacere me lo prendo; la gioia è un effetto che risponde al tocco delle corde segrete del cuore. A differenza del piacere, la gioia non si compra e la gioia della scoperta libera le energie.

0. Qui non c’è in gioco il far paura per costringere a comportarsi bene; se è compassionevole Dio, come può essere temibile? Il timore di Dio sta insieme alla preziosità.

8. Più noi diventiamo sensibili al regno di Dio, più noi abbiamo timore di non togliere la bellezza dell’altro. Così facendo onoro il Padre di cui Lui è Figlio. Noi non manchiamo mai di bellezza a nessuno quando usiamo misericordia.

11. Oracolo di Balaam. Il punto di verità è vedere come vede l’Onnipotente. San Paolo dice: “Rivestitevi dei sentimenti di Cristo”.

14. Per vivere la sapienza evangelica nella concretezza della nostra vita: Isaia 61,3: “olio di letizia invece dell’abito di lutto”. Il segnale della presenza dello Spirito è la disposizione interiore ad usare l’olio della letizia senza mai lasciarsi contaminare dall’amarezza della vita.

20. Tre dinamiche del mondo spirituale: a) Giovanni: cercare la gloria che viene da Dio, ossia cercare l’aspetto ‘grazioso’. Noi siamo ingolfati da rivendicazioni imbecilli. b) Cosa devo tenere presente nel mio fare perché la luce del regno entri e conquisti il mio cuore. c) Niente va visto come un limite; tutto è una porta di accesso, un trampolino di lancio per scoprire la misericordia di Dio su noi.

0. Ritorniamo alla prima parabola di Uno che semina se stesso nel nostro cuore. Giovanni 14,22 e 14,30: “Viene il Principe di questo mondo, in me non ha nulla”.

16. Le cose che riconosciamo come le più preziose che abbiamo, l’amore a cui pure crediamo, non riusciamo a viverle, perché contemporaneamente vogliamo trattenere le proprietà del diavolo che interviene pretendendo ciò che gli appartiene.

21. Si tratta non di evitare i peccati, ma di non chiudersi nelle illusioni di bene.

27. Alla fine noi cadiamo nelle tentazioni, nelle prove, perché non riconosciamo Dio capace di compiere le Sue promesse in noi. Ad esempio alimentare il senso di colpa, così diverso dal senso del proprio peccato, significa (oltre a sostituirsi a Dio) non credere proprio all’amore di Dio.

31. Il principio di discernimento non è ciò che si fa di bene, ma come si porta il male! Questo verifica lo stato di purità del cuore (Quanto tratteniamo di ciò che appartiene al diavolo). Chi vuol cambiare il mondo, sarà cambiato dal mondo.

35. La vicenda di Pietro (che negli Atti è colui che fa sempre una brutta figura).

42. Domande.

54. Che uno possa dire: “io non ci credo, non voglio avere a che fare, però è bello… “. Se qualcuno dice questo noi abbiamo fatto una vera azione pastorale, diversamente no.