Quinto ciclo
Anno liturgico C (2015-2016)
Tempo Ordinario
XXXI Domenica
(30 ottobre 2016)
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Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2Ts 1,11 – 2,2; Lc 19, 1-10
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Il canto al vangelo esprime molto bene il senso misterioso dell’incontro dell’uomo con il suo Dio: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna” (Gv 3,16). Va sottolineato: ‘ha tanto amato il mondo’. È Gesù a prendere l’iniziativa di fermarsi a casa di Zaccheo e Zaccheo, esattore e capo degli esattori, persona invisa alla gente, un uomo ricco, non è ancora uno che crede; è soltanto uno che vorrebbe conoscere quel profeta di cui si va parlando, che si prende la briga di vederlo. A rimarcare l’odiosità della sua ricchezza, s. Girolamo riporta l’antico proverbio: ‘ogni uomo ricco è o iniquo o erede dell’iniquità’. Un uomo della sua importanza non poteva certo esporsi al ridicolo, salendo su una pianta, per un motivo futile. Gesù, che guarda ai cuori, sente il suo desiderio e gli si fa incontro.
Ogni atto buono, ogni scelta di fare il bene, mira in ultima analisi a un incontro. Quando preghiamo nella colletta: “… porta a compimento ogni nostra volontà di bene…”, è come se domandassimo: fa’ che il bene che operiamo si risolva nella visione di te. Desiderare il bene non comporta solo il fatto di muoversi a farlo, ma di farlo in modo tale che si riveli al nostro cuore il Volto di Dio. Fare il bene comporta sempre un incontrare il nostro Dio, che vuole la salvezza di tutti. Così, quando Gesù arriva sotto l’albero dove è salito Zaccheo e lo invita a riceverlo nella sua casa, in realtà non è Gesù che va nella casa di Zaccheo, ma Zaccheo che viene nella casa di Gesù. Avviene come per l’Eucaristia: ci avviciniamo all’altare per mangiare il Corpo del Signore, ma in realtà è lui che mangia noi, che ci assimila a sé. La decisione di Zaccheo di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di restituire quattro volte tanto il maltolto, esprime la gioia di trovarsi ormai nella casa di Gesù, nel mistero cioè di quella fraternità che svela il Volto di Dio agli uomini. La gioia dell’incontro si risolve nel giudizio sulla vita orientandola a esprimere nel concreto delle azioni quello che si è scoperto. Si realizza per Zaccheo la preghiera dell’apostolo per i Tessalonicesi: “preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede” (2Ts 1,11). Il bene che così si compie non ha più nulla di esibito, di rivendicatorio, ma procede e si risolve interamente in quella intimità ritrovata con il proprio Dio. La folla invece non è ancora entrata nella casa di Gesù, anche se lo accompagna. E difatti non comprende, mormora, segnale di chiusura del cuore e dell’intelligenza rispetto all’agire di Dio.
Se è vera l’espressione del libro della Sapienza: “tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia”, è perché possiamo dire: di fronte alla visione di Te, tutto è come polvere. Se davvero: “Hai compassione di tutti … chiudi gli occhi sui peccati degli uomini”, allora i nostri cuori possono essere così desiderosi di Te da riferirsi a tutti in modo da non separarci dal tuo amore, da non guardare al peccato di nessuno per non essere separati dai nostri fratelli, da amare chiunque perché tutti facciano esperienza di quanto sia buono il tuo amore.
Gesù dice a Zaccheo: “oggi devo fermarmi a casa tua”. Letteralmente: ‘oggi infatti nella tua casa è necessario che rimanga’. ‘Oggi’, più volte ripreso nei vangeli, esprime la contemporaneità con Gesù, l’attualità efficace della sua parola che viene pronunciata per la nostra salvezza, se abbiamo orecchi per ascoltare, se l’orecchio è stato aperto dal desiderio del cuore. Ciò significa anche che ogni momento della nostra storia è il momento adatto per farla diventare storia sacra, è il momento che Gesù ha predisposto per farsi incontro a noi e farsi accogliere come il Salvatore, come Colui che ci porta a vivere nella sua casa, nella comunione con il Padre, che vuole i suoi figli con lui. Vuol dire anche che in ogni situazione, in ogni circostanza, perfino in ogni peccato, possiamo percepire nel cuore l’eco delle parole di Gesù: “scendi subito, perché devo fermarmi a casa tua”. Nulla impedisce al Signore di invitarci nella sua casa e di sciogliere i nostri lacci per vivere finalmente una fraternità che riveli il gusto di aver incontrato il Signore. Scendere allude all’abbandonare le nostre posizioni per recarsi dove ci vuole Gesù e Gesù vuole portarci in casa sua, casa nostra.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Sap 11,22-12,2
Dal libro della Sapienza
Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto puoi,
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini,
aspettando il loro pentimento.
Tu infatti ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore, amante della vita.
Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano
e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato,
perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 144
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Seconda Lettura 2 Ts 1,11 – 2,2
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Vangelo Lc 19, 1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».